Milano
Dall’sms del tradimento al ritorno a Sesto. E il Pd si sorprende a spaventarsi dell’assoluzione
di Fabio Massa
La rabbia esce dalle parole di Cesare Cerea, storico coordinatore delle liste Penati quando Filippo era Filippo, il leader indiscusso della sinistra milanese e lombarda, il braccio destro di Pierluigi Bersani. “Ora qualcuno si deve vergognare”. Ecco, la rabbia. La rabbia mai espressa per quel messaggino arrivato direttamente da Roma, da ambienti vicinissimi al quel Pierluigi Bersani del quale era braccio destro. Si era sotto elezioni, e l’sms ferì Penati come una coltellata al cuore. O alla schiena. “Se perdiamo le elezioni è colpa tua”.
Le elezioni non le perse, Bersani. Ma neppure le vinse. E poi è andata come andata, con Letta, Renzi e tutto il resto. Lui, intanto, Penati, aveva inquadrato tutto fin da subito: “La mia vita politica finisce qui”, andava ripetendo. Gli amici si allontanano, almeno quelli che proprio amici amici non erano. Anche i delfini fanno con lui il “calcio dell’asino”: io non ti conosco. E dire che il partito nella sua interezza era “figlio” di Filippo Penati. Vicino a lui Alessandro Alfieri, vicino a lui Pietro Bussolati, vicino a lui Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran e Augusto Schieppati, e Fabio Terragni e altri mille che a farci la lista vien notte. Alcuni tengono un dignitoso silenzio, non rinnegano nulla. Altri, appunto, scalciano. Si moltiplicano le accuse.
Oggi qualcuno, tra i denti, sputa fuori: “David Gentili e Nando Dalla Chiesa”. Ai tempi, lo attaccarono a fondo, quasi con ferocia. O ancora, quella manina che ha levato Penati dagli iscritti Pd quando era ancora solo indagato. Lui, più realista del re, perché quando ti fai strada nella Stalingrado d’Italia qualcosa di politica devi capirne, continuava a ripetere come un mantra: “La mia vita politica è finita”. Negli ultimi anni faceva lezione di educazione civica ai ragazzini. Aveva lasciato l’appartamento di via Eustachi, nella zona di Porta Venezia, ed era tornato nella sua Sesto. Era tornato con la sua famiglia, nella sua famiglia. Fino all’assoluzione. E adesso nel partito c’è solo un interrogativo: ma torna oppure no? E già qualcuno trema…
@FabioAMassa