Milano

Dalla Festa del Pd alle Regionali: tutte le incognite su Cottarelli. Inside

Fabio Massa

Che cosa farà il segretario Pd Letta il giorno dopo elezioni che si preannunciano perdenti? Nel frattempo in Lombardia si va verso le Regionali

Dalla Festa del Pd alle Regionali: tutte le incognite su Cottarelli. Inside

Presagi di sventura. Aleggiano e si spandono insieme al venticello serale, lungo le sponde del Naviglio Grande, a due passi da dove si tiene la Festa dell'Unità, che il Pd di Milano ha il merito - unico partito tra tutti - di continuare pervicacemente e generosamente a tenere aperta, piccolo barlume di speranza di dibattito pubblico in un rimbecillimento complessivo di social e virtuale.

La domanda alla Festa dell'Unità di Milano: "Di quanto perderemo?"

"Di quanto perderemo?". E' la domanda che ci si fa, tra una birretta e una scodellina di pasta. E soprattutto: come le facciamo le cordate per il congresso. Poi ci si ricorda che le regole per eleggere il segretario sono state cambiate, nel silenzio generale (si era impegnati a capire, tra Covid e mascherine, altre quisquilie tipo come mandare a scuola i figli e come raggiungere il posto di lavoro). E quindi non ci saranno più le primarie libere e aperte, ma un percorso indecente fatto di consultazione degli iscritti e poi sì, primarie, ma tra due candidati. Vi ricordate le candidature di outsider? Ecco, è inutile che ve le ricordiate, perché tanto potete scordarvele.

Pd post elezioni: un Letta debole, Bonaccini, Provenzano?

Cordate, quindi. E vari nomi. Stefano Bonaccini, di certo, dall'Emilia Romagna con furore e vento di vittoria in poppa. Ma anche Provenzano quello che Milano non accoglie. E altri, chissà. Il punto è uno solo: Enrico Letta che cosa farà il giorno dopo le elezioni, se fosse andata proprio male, ovvero se il Pd sta vicino al 20 e lontanissimo dal 25? C'è chi dice che vuole resistere a tutti i costi, e in ogni caso, dimissioni o no, sarà debolissimo.

Lombardia 2023: Letta lancia Cottarelli, qualcuno pensa a Maran ma...

Dal palco Letta scandisce: "Grazie a Carlo Cottarelli che mi ha detto sì già due volte (la seconda è l'accettazione della candidatura, ndr). Speriamo che mi dica sì la terza". Il che vuol dire l'accettazione della sfida per la Regione. Quindi, con un Letta assente o debole, dove finisce la candidatura di Cottarelli, che l'economista mette in campo per puro spirito di servizio (probabilmente, se la risparmierebbe tutta la fatica)? Si ragiona tra dirigenti di partito e capicorrente. Con Letta debole le correnti potrebbero adagiarsi su Cottarelli, oppure decidere l'inversione, e andare dritti sulle primarie. Si parla di Pierfrancesco Maran, presente alla Festa come sempre, esattamente come Antonio Misiani, candidato al posto suo. Non si sa se i due si siano visti. La faccia che mette su Maran mentre Letta parla è quella di sempre, e le mani le batte come al solito. Si parla di Maran anche se qualcuno riporta un'antica saggezza: dopo uno schiaffo non è che uno si va a prendere subito il secondo. Per la serie: trombato alla Camera ok, trombato presidente della Regione anche no.

Comunque, Cottarelli regge solo se Enrico Letta sarà in sella. Altrimenti, che succede? Altre incognite: se perde male contro la Santanché nel collegio difficile uninominale (entrando comunque perché è blindato su Milano) di Crema e Cremona, che succede? Ma chi ce l'ha messo, là sopra? Uno che non sa far di conto?

Pd e Terzo polo, il monito di Gori: "Mai più divisi"

Poi c'è il ragionamento sul Terzo Polo. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, avverte dal palco: "Io ho nella mia lista civica molti di quelli che voteranno Renzi e Calenda. Questa volta è successo che non siamo insieme. Ma non deve più succedere, e non dovrà succedere per le Regionali, sennò sarà grave". Per la serie: se Calenda va da solo ancora una volta, oltre a perdere la Regione, finisce pure che ci esplodono le città. Milano compresa, dove i riformisti sono in maggioranza. Anche se Renzi, alle Stelline, alle domande del quotidiano Il Giorno aveva agitato la mano e respinto la giusta obiezione.

E comunque, Calenda si dice che potrebbe avere già l'accordo con Letizia Moratti, chez Mariastella Gelmini. Se riterrà - come ha ritenuto per le politiche - che la partita sulla Regione è di fatto non contendibile, allora andrà da solo e farà personal branding con Letizia, magari propiziandone l'uscita anticipata dalla Regione per fare un po' di cooling down. Se invece riterrà che la Regione sia contendibile proverà a convergere su Cottarelli, con grande scorno e difficoltà da parte non solo del Movimento 5 Stelle ma anche di buona parte della sinistra più dura del Pd, che infatti - senza fare troppi misteri - gioiva per la campagna solitaria dei Dem: "Finalmente quello là se ne è andato". Eh, ma a volte tornano, per allearsi. Chissà se la primavera porterà consiglio.

fabio.massa@affaritaliani.it







A2A
ZX