Milano

Ddl Zan, Mazzali: mozione contro "l'ideologia gender"

di Paola Bulbarelli

Barbara Mazzali, consigliere regionale di FDI, in piazza contro il ddl Zan: "Un obbrobrio giuridico ed educativo"

Ddl Zan, Mazzali: mozione contro "l'ideologia gender"

"Ero anch' io oggi in piazza a Milano con le associazioni e moltissimi cittadini per dire un forte No al DDL Zan", spiega Barbara Mazzali, consigliere regionale di Fdi. "Il mio è un No che nulla ha a che fare con l’ideologia partitica, ma un No ad un provvedimento costrittivo che ribalta gli stessi principi di diritto sanciti dalla Costituzione,  che già prevede l’eguaglianza dei cittadini a prescindere da opinioni e sesso". Per questo, Mazzali ha sentito l'esigenza di presentare una mozione che impegni  il Presidente e la Giunta regionale a farsi parte attiva presso il Parlamento e la Presidenza della Commissione Giustizia del Senato affinchè venga scongiurato l’imminente pericolo che la nuova formulazione legislativa si trasformi in Legge e quindi in una indebita invadenza nella sfera personale e personalissima dell’individuo. 

"E’ una norma pericolosa che introduce nel nostro sistema l’ideologia gender, quella in base alla quale il genere è percepito in base a quello che una persona può sentire la mattina quando si sveglia! Il rischio è che chi si sente donna, senza esserlo, potrebbe usurpare diritti conseguiti dalle donne con lunghe battaglie:  pensiamo alle quote rosa o alla partecipazione a gare e campionati sportivi o l’esenzione da lavori particolarmente pesanti ed usuranti". Una schizofrenia del pensiero unico che potrebbe avere conseguenze devastanti sulla libertà di opinione di ognuno. 

"Un obbrobrio giuridico ed educativo classico della ideologia liberal -continua Mazzali- seconda la quale vanno difesi i desideri e quindi normati i previlegi e abbandonati i diritti spettanti alla universalità dei cittadini". In più, troppo pochi sono quelli che davvero hanno letto il DDL e che, quindi, non hanno conoscenza approfondita di ciò che ci sta scritto.

"Una norma che impone una giornata da dedicare alla ideologia gender e prevede che si organizzino corsi  di tale formazione fin dalle scuole elementari: insomma le minoranze, che noi vogliamo essere tutelate e garantite  - sia ben chiaro!-, giungerebbero ad imporre la loro visione delle relazioni individuali  sociali, all’intera maggioranza". Un'isteria contemporanea da fanatici del politicamente corretto. "Non dimentichiamo anche il rischio di una odiosa litigiosità permanente, dentro e fuori dalle aule di tribunale, ovvero l’esatto contrario che questi buonisti di cartone dicono di perseguire". Che fare, quindi, per tutelare i più deboli? "Basterebbe prevedere pene più aspre, certe e velocemente applicabili per chi commette reati di odio legate alle situazioni descritte dalla Carta fondamentale senza una inutile, quanto fuorviante, elencazione. Questa risulta essere una vergogna politica ed educativa oltre che giuridica, si dica un forte no a questa pericolosissima legge che spalancherebbe le porte ad un degrado legislativo, morale ed educativo senza ritorno!". Da lì, le accuse di razzismo si moltiplicano. "Nessuno di noi si contrappone al riconoscimento dei diritti ad omosessuali, transgender e a chi percepisce e manifesta identità fluide, semplicemente perché tutti i cittadini e le cittadine del nostro paese hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri e chi viene offeso, oltraggiato od è vittima di atti violenti, è tutelato e difeso dalla legge, per atti particolarmente odiosi, dettati da futili motivi, pregiudizievoli". La stortura e la strumentalità del testo, emerge in tutta evidenza, quando, da ultimo, all’elenco si aggiunge la disabilità. "La disabilità non ha nulla a che spartire con sesso, genere, identità e orientamento sessuale; la disabilità non è una scelta, né un orientamento o un sentimento; la disabilità si tutela stabilendo diritti certi ed esigibili in merito alle necessità socio / sanitarie connesse a grado e tipo di disabilità, rivedendo una norma come la Legge 68 del 1999 sull’inserimento lavorativo come ripetono (inutilmente ) tutti gli attori istituzionali e che, come rivendicano (inascoltate) le associazioni dei disabili e delle loro famiglie, essere obsoleta e superata dalla profonda modifica che il mondo del lavoro, in generale, ha conosciuto e sta attraversando e dalle innovazioni e sperimentazioni che sono intervenute nel campo della disabilità in questo ultimo decennio ma che non trovano spazio alcuno in quella normativa".

 







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