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Milano
De Marchi (Pd): "Chi amministra rischia, ma non si cancelli l'abuso d'ufficio"
Diana De Marchi

De Marchi (Pd): "Chi amministra rischia, ma non si cancelli l'abuso d'ufficio"

Dopo i fascicoli aperti su presunti abusi edilizi a Milano, a finire sotto indagine per omicidio colposo è stato anche l'assessore comunale alla Sicurezza Marco Granelli, in relazione alla morte dello scorso aprile di Cristina Scozia, travolta da una betoniera su una ciclabile in centro città. Non a caso il sindaco Giuseppe Sala ha parlato della 'paura della firma' che attanaglia i dirigenti: "Gli amministratori fanno delle scelte e corrono dei rischi. Ma queste scelte non sono improvvisate e spesso rientrano nel progetto di visione per la città" commenta la consigliera comunale Pd Diana De Marchi in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano. "Il rischio - spiega - andrebbe regolamentato in maniera diversa. E questo non vuol dire cancellare l'abuso d'ufficio, che creerebbe un vuoto normativo".

De Marchi, le indagini rischiano di rallentare l'azione amministrativa?

Credo che ci siano dei rischi obiettivi che gli amministratori si prendono. Penso, per esempio, alla mia amica Stefania Bonaldi, ex sindaca di Crema, che era indagata per lesioni colpose dopo che un bambino in un asilo comunale si era schiacciato il dito in una porta anti-incendio. Fare delle scelte, però, è anche il lavoro dell'amministratore. E non sono scelte improvvisate, come Granelli che ha messo la firma su quella ciclabile che rientra in una visione complessiva della città.

Prendere decisioni diventa più complicato?

Non bisogna temere le ripercussioni. Crediamo nella giustizia che poi archivia, anche se ritengo ingiuste le difficoltà che devono passare amministratori indagati per aver operato per il bene della comunità. Le decisioni poi possono essere condivisibili o meno. Ma credo che vada sempre sostenuto chi si occupa del benessere della popolazione e trova strade innovative. Il rischio andrebbe regolamentato in modo diverso, anche per evitare gogne mediatiche.

Perché siete contrari a eliminare l'abuso d'ufficio?

Eliminarlo creerebbe un vuoto normativo. Gli abusi esistono e vanno condannati, magari si può lavorare su dei controlli preventivi, con scale di intervento che poi non lascino senza condanna chi compie un illecito. E bisognerebbe trovare anche il modo per non allungare le ricadute che comportano queste accuse, che spesso poi finiscono in archiviazioni. I tempi per chiarire la propria posizione diventano lunghissimi e ti espongono all'accusa di tutti, come se fossi già condannato.Ieri c'è stato un incontro a Palazzo di Giustizia tra il procuratore e l'assessore alla Rigenerazione urbana dopo le indagini sui presunti abusi.

Parlarsi tra istituzioni può essere una prima soluzione?

Penso che sia sempre la cosa migliore, anche per capire meglio le cose e trovare risposte efficaci ai problemi dei cittadini. Bisogna lavorare in rete costantemente e credo che il confronto andrebbe strutturato.

È capitato anche a lei di avere paura di intervenire su un argomento per non incappare in problemi giudiziari?

In Città metropolitana io mi sto occupando di lavoro. Ho studiato, ma se non mi confronto non trovo strade innovative. A me adesso succede di essere più attenta con la delega che ho, con cui firmo dei decreti, e questo mi porta a seguire molto le persone, molto preparate, che mi affiancano. È una questione di fare rete con chi ha professionalità.

Sulle ciclabili si rischia di creare un precedente?

Gli obiettivi che ha in mente l'amministrazione di favorire la mobilità dolce restano. Le Università stanno facendo delle analisi a partire dagli incidenti per capire quali sono i meccanismi complessivi che incidono. Questo è un tema che va studiato per trovare forme di protezione migliori. Ma c'è anche un discorso di cambiamento culturale, con i cittadini che si stanno abituando in maniera non semplice. Sono cambiamenti nello stile di vita su cui dovremo lavorare ancora di più, ragionando bene su una sempre maggiore protezione dei ciclisti.

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