Milano

De Marchi (Pd): “Statua sulla maternità merita di essere messa in una piazza”

di Eleonora Bufoli

Per la presidente della commissione Pari opportunità del Comune di Milano la statua della scultrice Omodeo "non urta minimamente" e va valorizzata. L'intervista

De Marchi (Pd): “Statua sulla maternità merita di essere messa in una piazza”

“Il parere della Commissione del Comune mi sembra più di giudizio etico-morale ed esula dalle competenze tecniche. La statua di Vera Omodeo non urta minimamente”. Diana De Marchi, consigliera comunale del Pd e presidente della Commissione Pari Opportunità, raggiunta da Affaritaliani.it Milano, boccia il parere della Commissione consultiva che ha ritenuto di non esporre in piazza Duse la statua “Dal latte materno veniamo”, opera in bronzo della scultrice Vera Omodeo, che raffigura una donna che allatta. Un parere che ha suscitato polemiche bipartisan. L'intervista

La statua di Vera Omodeo, donata dalla famiglia per esporla a piazza Duse, secondo la Commissione del Comune "rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili". Cosa ne pensa?

Ritengo che la statua sia una bellissima opera d’arte e merita di essere messa in una piazza. C’è stato un problema di sconfinamento della Commissione consultiva che è chiamata ad emettere un parere tecnico. La proposta del sindaco, che si è mostrato favorevole al suggerimento di Enrico Mentana di metterla nel cortile della clinica Mangiagalli, dimostra che la giunta è favorevole all’esposizione della statua. Non sono molto d’accordo sul cortile della Mangiagalli perché è il posto dell’idea di maternità per eccellenza e anche di chi madre non può esserlo ma credo che non sia un posto in cui la maternità non sia già seguita con competenza e professionalità.

Dove andrebbe esposta la statua per valorizzarne il messaggio simbolico e artistico?

Una statua come questa dovrebbe essere messa all’aperto. Se viene esposta pubblicamente, diventa così un monito a riflettere su un argomento ancora urgente e ben presente nella nostra attualità. Non può essere rinchiusa dove si partorisce o si decide di non partorire. Parliamo di maternità, cura, di donne che ancora pagano la scelta di avere figli e che dopo il primo figlio devono lasciare il lavoro: sono una percentuale altissima. Avere un figlio è purtroppo penalizzante. Sul luogo, resta prevalente l’opinione della famiglia donatrice.

Le polemiche sul parere espresso dalla Commissione stanno attraversando varie forze politiche. La statua sta unendo maggioranza e opposizione?

La statua se unisce maggioranza e opposizione ben venga. La dichiarazione fatta riteniamo tutti che sia inaccettabile ma sono certa che le ragioni sono diverse. Vogliamo il riconoscimento sociale di una maternità che non impedisca alle donne di fare il loro percorso ed esprimere le proprie capacità anche avendo figli ma per come vedo guidare le politiche nazionali vedo molti incentivi alle donne come se dovessero essere soprattutto in una fase di denatalità impegnate a fare figli. Vengono dati incentivi alle donne che hanno due figli ma le donne lasciano il lavoro dopo il primo figlio, quindi, è un incentivo sprecato e di poco buon senso. Lontani dalle esigenze vere. Nelle polemiche sulla statua rimane la differenza sul ruolo della donna che può scegliere cosa fare, se avere o no figli, se lavorare o meno, se condividere la maternità con una donna o un uomo, sono libertà che non vedo sostenuta da chi nella destra sembra appoggiare la proposta della statua.

Oggi presenterete in Consiglio comunale un ordine del giorno per proporre che ci sia una statua femminile in ogni Municipio. Di cosa si tratta?

Ho condiviso questo odg con la mia collega Angelica Vasile e con Serena Omodeo, la figlia di Vera. L’idea è fare un concorso per avere una statua in ogni Municipio della città, per contrastare stereotipi di genere e coinvolgere le scuole del territorio. Sarebbe bello che le artiste donne fossero facilitate nella loro proposta e nel loro progetto artistico. L’idea è di favorire la progettazione artistica di una donna e anche la conoscenza di donne del passato che sono modelli per le donne di oggi.

A Milano una via su 15 è intitolata a donne e a fronte di 122 statue maschili, ce ne sono solo 4 dedicate a figure femminili. L’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi dal 2021 ha moltiplicato le intitolazioni di vie e parchi, di cui la metà a donne e in vista del 25 aprile farà intitolazioni anche a donne partigiane. Quanto ancora c’è da fare?

Dobbiamo recuperare un numero spaventoso di vie dedicate agli uomini. Dobbiamo riuscire a riequilibrare in tempi brevi. Le città sono state pensate per gli uomini. Le poche vie intitolate alle donne sono dedicate prevalentemente a regine e sante, lontane da donne della vita quotidiana che hanno rotto gli schemi. Di quella innovazione che hanno fatto le donne in vari settori abbiamo goduto tutti. È fondamentale conoscerle con tutti gli strumenti che abbiamo, ad esempio con il mosaico dedicato a Rosa Genoni, una donna che ha inventato il Made in Italy. Sono storie di donne che hanno qualcosa da insegnarci, che con le loro sfide hanno aperto strade che ancora oggi vanno percorse. Il lavoro che stiamo facendo con questa amministrazione prosegue, sulla strada dell’uguaglianza e della parità.







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