Milano
Decessi alla Don Gnocchi, i familiari chiedono il risarcimento danni
Le famiglie delle persone decedute durante la pandemia chiedono un risarcimento danni in sede civile alla Fondazione Don Gnocchi di Milano
Decessi alla Don Gnocchi, i familiari chiedono il risarcimento danni
Le famiglie delle persone decedute durante la pandemia chiedono un risarcimento danni in sede civile alla Fondazione Don Gnocchi di Milano. "L'iniziativa - spiega il loro legale, Clemente Reboa - e' parallela e non si sovrappone a quella penale perche' e' relativa alla responsabilita' civile organizzativa della Fondazione e non ai singoli comportamenti delle persone sulle quali indaga la Procura e, dal punto di vista tecnico, e' in un certo senso anche nell'interesse della controparte, dato che le permette di coinvolgere la propria compagnia assicuratrice. Secondo Reboa, "in sede civile sara' molto difficile negare un risarcimento alla luce degli elementi probatori contenuti nelle venti pagine che abbiamo voluto portare a conoscenza della Fondazione, anche al fine di esercitare tempestivamente il diritto di difesa". In questo documento, si fa riferimento a "protocolli operativi che non erano adeguati a garantire la sicurezza dei degenti dal rischio di infezione ospedaliera perfino nella situazione precedente alla dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria". I familiari chiedono sia il danno patrimoniale che quello non patrimoniale e, tramite il loro avvocato, invitano la Fondazione ad aprire "un tavolo di trattativa per la definizione stragiudiziale del quantum dovuto"
La Fondazione: "La magistratura confermerà la correttezza del nostro operato"
Questa la nota a commento della Fondazione Don Gnocchi: "Come già ribadito, sin dall’inizio dell’emergenza e per tutto il suo evolversi la Fondazione Don Gnocchi ha messo in atto le procedure e adottato le misure cautelative definite da ISS e OMS, registrando e attuando le successive implementazioni disposte dalle Autorità. Prendiamo atto di questa ulteriore iniziativa dell’Avv. Reboa, a cui risponderemo nelle sedi opportune. Siamo certi che la Magistratura confermerà la correttezza del nostro operato anche in sede civile"