Milano
Deliri anti-Lgbt sulla metropolitana arcobaleno a Milano: il volantino
di Eleonora Aragona
Ancora sotto accusa a Milano la fermata metro Porta Venezia e il suo arredo arcobaleno. Sabato sera nella vie adiacenti la fermata incriminata sono apparsi volantini dall’eloquente titolo “Milano non c’è limite al delirio arcobaleno. Adesso pure una fermata della metropolitana dedicata ai vizi sessuali” come si legge nell’immagine. Il volantino “ciclostilato in proprio” porta la firma del gruppo Samizdat, il termine fu coniato sotto il regime sovietico per indicare la modalità di distribuzione di "testi proibiti", spesso facenti capo a una resistenza cristiana contro il comunismo. Insomma: mutatis mutandis il significato è chiaro. Beppe Sala e la sua giunta sarebbero i comunisti, e gli estensori del delirante volantino i "resistenti" in clandestinità. Sorvolando sul fatto che i vizi sessuali a cui si fa riferimento sono in realtà degli orientamenti sessuali naturali, il testo di questo documento è un reale delirio. Si accenna ad un complotto dell’amministrazione Sala in merito a “pressioni” esercitate su Atm al fine di mantenere la nuova decorazione della metropolitana e si prosegue con un richiamo alla giunta ad occuparsi dei reali problemi dei cittadini, come se gli abitanti LGBT non facessero parte della cittadinanza milanese.
C’è anche un elenco dettagliatissimo dei “favoritismi” che la giunta del sindaco avrebbe accordato alla comunità Lesbo Gay Bisexual Transgender di Milano. Come lo sportello LGBT, sponsorizzazione pubblica del gay pride ecc. In conclusione si elencano anche i gravi rischi per la salute pubblica che i rapporti LGBT provocano. L’ente autorevole citato a riprova di queste ultime affermazioni è l’Organizzazione mondiale per la sanità, lo stesso ente che solo nel giugno del 2018 ha declassificato la transessualità eliminandola dall’elenco delle malattie mentali. Per l’omosessualità questo stesso risultato era giunto nel 1990.
La metro arcobaleno aveva provocato anche le rimostranza del movimento Popolo della famiglia con tanto di manifestazione annunciata da Adinolfi e dal suo gruppo. Ad aggiungersi alla lista vi era stato anche il manifesto di alcuni cittadini in cui si leggeva “… la bandiera arcobaleno non è la bandiera del rispetto, ma quella della dittatura. Se fosse la bandiera del rispetto rispetterebbe chi non è d’accordo, e non verrebbe imposta a tutti. Sala, Majorino, dirigenti dell’ATM e dell’Arci Gay, se gli piace tanto, la mettano a casa loro, e non nella metropolitana o sui pennoni istituzionali“.
E “dittatori della giunta Sala” è la definizione usata anche dal misterioso gruppo che ha deciso di pubblicare il nuovo ciclostilato. Che bella espressione arcaica: ciclostilato. Fa tanto rivoluzione russa, quella che ci fu nel 1917. Così come il volantino, fa molto inizio Novecento. Peccato che vada contro i diritti invece di combattere per essi.