Milano

Delitto Tramontano, il processo ad Impagnatiello inizia il 18 gennaio

Redazione

Giudizio immediato nei confronti del barman 30enne che ha ucciso la fidanzata incinta al settimo mese. Provata la presenza di veleno per topi nel corpo

Delitto Tramontano, il processo ad Impagnatiello inizia il 18 gennaio

La gip di Milano Angela Minerva ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Alessandro Impagnatiello, il barman 30enne accusato dell'omicidio pluriaggravato di Giulia Tramontano, la fidanzata incinta di 7 mesi uccisa lo scorso fine maggio con 37 coltellate nel loro appartamento a Senago (Milano). Tra i reati contestati anche la soppressione di cadavere e l'interruzione di gravidanza non consensuale. Nel provvedimento con cui ha mandato Impagnatiello a processo davanti alla corte di assise, la gip ha riconosciute tutte le quattro aggravanti (premeditazione, crudeltà, vincolo della convivenza e futili motivi) contestate dalla pm Alessia Mengazzo, titolare delle indagini dei Carabinieri della squadra omicida del nucleo investigativo. Il dibattimento, in cui il 30enne rischia l'ergastolo, inizierà il prossimo 18 gennaio.

I tentativi di Impagnatiello di avvelenare la compagna incinta

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Impagnatiello dopo il delitto ha cercato di  bruciare e di sbarazzarsi del corpo ritrovato quattro giorni dopo l'assassinio tra le sterpaglie vicino a dei box e non molto lontano dalla loro abitazione a Senago, nel Milanese. Nei mesi precedenti avrebbe pero' tentato di avvelenarla con il topicida. Per questo all'uomo, in carcere dal primo giugno, sono quindi stati contestati l'omicidio aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà , dai futili motivi e dal rapporto di convivenza, e poi l'occultamento di cadavere e l'interruzione di gravidanza non consensuale.

La doppia vita di Alex Impagnatiello

Infatti, in base agli accertamenti e agli esiti di una consulenza autoptica, e' stata rilevata la presenza di un veleno per topi, il "bromadiolone" sia nel "sangue che nei capelli" di Giulia sia nei "tessuti e capelli fetali" del bimbo che aveva in grembo, addirittura con un "incremento" della somministrazione "nell'ultimo mese e mezzo". Inoltre ,riferisce Ansa, è emerso pure che la 29enne, morta dissanguata, era ancora viva dopo ogni coltellata. Il 30enne, che lavorava come barman in un hotel di lusso a Milano, in base alla ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori, aveva una doppia vita e che, stando alle indagini, avrebbe potuto uccidere anche l'altra donna con cui aveva contemporaneamente una relazione. La giovane di 23 anni, però , dopo aver conosciuto Giulia con cui era nato un legame di solidarietà, quella sera non lo fece entrare in casa per "paura". La famiglia di Giulia, rappresentata dall'avvocato Giovanni Cacciapuoti, si costituirà parte civile. Richiesta che verrà avanzata anche dal Comuna di Senago, con l'avvocato ed ex pm Antonio Ingroia







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