Milano

Delpini: fallimento dell'individualismo, grazie a chi è rimasto al suo posto

L'arcivescovo di Milano: "I mesi della pandemia sono stati e sono una dura lezione per la gente e hanno decretato il fallimento dell'io e dell'individualismo"

Covid: arcivescovo Milano, grazie a chi e' rimasto al suo posto

Milano ha visto momenti assai piu' drammatici e disastri molto piu' sconvolgenti di quelli che stiamo vivendo. Mi sembra, pero', che oggi sia diffuso un atteggiamento piu' incline alla rinuncia che alla speranza, a lasciare la terra incolta che a predisporla per la semina. Ho l'impressione che, insieme alla prudenza, alla doverosa attenzione a evitare pericoli per se' e per gli altri e danni al bene comune, ci siano anche segni di una sorta di inaridimento degli animi, un lasciarsi travolgere dal diluvio di aggiornamenti, di fatti di cronaca, di rivelazioni scandalose, di strategie del malumore, di logoranti battibecchi". Lo ha detto l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel suo 'Discorso alla Citta' e alla Diocesi', nella Basilica di Sant'Ambrogio, durante i Vespri per la solennita' del santo patrono della citta'. 

Delpini ha quindi fatto "l'elogio di quelli che rimangono al loro posto: grazie a loro la citta' funziona anche sotto la pressione della pandemia. Rimangono dove sono, come una scelta ovvia; affrontano fatiche piu' logoranti del solito, come una conseguenza naturale della loro responsabilita'. Rimangono al loro posto e fanno andare avanti il mondo: gli ospedali funzionano, i trasporti, i mercati, i comuni, le scuole, le parrocchie, i cimiteri, gli uffici funzionano. Dietro ogni cosa che funziona c'e' il popolo, che nessuno puo' conteggiare, di coloro che rimangono al proprio posto". E "in questa occasione, voglio ringraziare in particolare tutti gli operatori sanitari e socioassistenziali che con la loro competenza e dedizione affrontano la pandemia in prima fila; voglio ringraziare i responsabili delle istituzioni, quelli che restano al loro posto, nei municipi, nelle caserme, nei tribunali e nelle carceri, nelle scuole, nei tanti negozi e servizi che con il loro funzionamento garantiscono la tenuta dei legami di vicinato".

Covid: Delpini, ha decretato fallimento individualismo

"I mesi della pandemia sono stati e sono una dura lezione per la gente e hanno decretato il fallimento dell'"io" e dell'individualismo. A ragione papa Francesco ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e ci si puo' salvare solo insieme; il tempo presente ci sta facendo imparare che siamo tutti necessari gli uni agli altri, anche se siamo fragili e vulnerabili". Lo ha detto l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel suo 'Discorso alla Citta' e alla Diocesi', nella Basilica di Sant'Ambrogio, durante i Vespri per la solennita' del santo patrono della citta'. Secondo l'arcivescovo "si deve anche dire che nei mesi della pandemia e' risultata evidente la parzialita' di quelle analisi che conducevano alla tirannide universale dell'"io". La vita ha potuto continuare perche' la solidarieta' si e' rivelata piu' normale e abituale dell'egoismo, il senso del dovere si e' rivelato piu' convincente del capriccio, la compassione si e' rivelata piu' profondamente radicata dell'indifferenza". 

Migranti: Delpini, ottuso risolverlo con respingimenti 

"E' una forma di ottusita' quella di immaginare il fenomeno migratorio come una emergenza temporanea da risolvere con qualche forma di assistenza o di respingimento". A dirlo e' l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel suo 'Discorso alla Citta' e alla Diocesi', nella Basilica di Sant'Ambrogio, durante i Vespri per la solennita' del santo patrono della citta'. "Quello che puo' dare fondamento a una societa'", secondo l'arcivescovo, "e' la visione condivisa, una interpretazione pregiudiziale della storia, del presente, del futuro. In un certo senso e' quel "sognare insieme" che rende partecipi di un pellegrinaggio convincente. Chi coltiva la persuasione che l'umanita' sia una vocazione alla fraternita' universale sente la responsabilita' di chiamare tutti a configurare la visione condivisa che possa motivare il cammino comune. Non ci si puo' rassegnare a vivere la citta' come una babilonia di mondi che non comunicano, che non vogliono o non possono comunicare".

E, aggiunge Delpini, "neppure si puo' immaginare un programma di integrazione forzata che imponga l'assimilazione di tutti a un modello anacronistico di citta', a un regime di omologazione". "La citta' di Milano e altri comuni di questa terra - sottolinea l'arcivescovo - saranno chiamati nei prossimi mesi a dibattere pubblicamente del futuro prossimo, a immaginarlo e a costruirlo, in occasione delle elezioni dei sindaci e degli organismi dell'amministrazione locale. Abbiamo la responsabilita' di disegnare il futuro delle nostre citta' e della nostra societa'. Abbiamo la responsabilita' di scegliere se essere vittime di una globalizzazione delle paure e degli scarti o protagonisti nell'edificazione di una comunita' plurale che pratichi la cultura dell'incontro. Una nuova cultura, che si configuri come disposizione all'apprezzamento di tutte le culture e come pratica del dialogo tra persone, presuppone la persuasione di appartenere alla stessa umanita', di potersi chiamare fratelli non per un esercizio retorico ma per rispondere a una vocazione".

Arcivescovo Milano, scelte populismo conducono a disastri

"Si dovrebbe trovare una via semplice, persuasiva, democratica per decidere. Infatti, la suscettibilita' litigiosa, il puntiglio di difendere il punto di vista e l'interesse particolare, la complicita' di una burocrazia cavillosa rendono i procedimenti decisionali di una lentezza scoraggiante e si finisce per compiere sforzi sproporzionati per produrre minuzie, aggiustamenti inadeguati, compromessi insoddisfacenti". A dirlo e' l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel suo 'Discorso alla Citta' e alla Diocesi', nella Basilica di Sant'Ambrogio, durante i Vespri per la solennita' del santo patrono della citta'. "Non esistono - avverte Delpini - pero' scorciatoie. L'autoritarismo decisionista, la seduzione di personaggi carismatici, le scelte "facili" del populismo non rispettano la dignita' delle persone e spesso conducono a disastri. Gli uomini e le donne di buona volonta' sono chiamati ai percorsi lunghi della formazione, della riflessione, del dialogo costruttivo, della tessitura di alleanze convincenti". 








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