Milano

Delpini e la teoria gender: "L'idea del femminile è guardata con sospetto"

di Redazione

L'arcivescovo di Milano al convegno organizzato dal Cif: "I media propongono l'idea che la forma più raccomandabile di essere persona sia quella ambigua"

Delpini e la teoria gender: "L'idea del femminile sembra guardata con sospetto"

"Femminile cosa vuol dire? Maschile cosa vuol dire? Mi pare che la circolazione delle notizie e delle figure esemplari che i media propongono sembrano quasi andare verso l'idea che la forma piu' raccomandabile di essere come persona sia quella ambigua, che non e' troppo maschile o femminile o che e' un po' uno e un po' l'altro". Cosi' l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, intervenendo durante il convegno organizzato dal Cif 'Priorita', esigenze e partecipazione delle donne italiane' a Palazzo Lombardia. "Questa cosa che sembra una patologia circoscritta, in realta', per quello che io capisco, crea malessere, soprattutto nell'ambito evolutivo dei ragazzi e delle ragazze giovani, ma lascia perplessi anche i genitori" perche' "non si sentono all'altezza di dialogare con i loro figli cosi' come gli educatori e i preti".

Delpini: "Teoria gener presentata come una bandiera sotto cui impegnarsi"

"Mentre noi riteniamo fondamentale - ha poi continuato l'arcivescovo - per il futuro dell'umanita' - l'assunzione del maschile e del femminile come valore, ecco, nell'aria che tira - forse ancora segnata dall'individualismo - l'idea che la teoria gender possa essere presentata come un bandiera sotto cui impegnarsi. L'idea del femminile mi sembra che sia guardata quasi con un certo sospetto. Ora ciascuno sceglie - ha poi osservato - di quale genere vuole essere, ciascuno vuole scegliere come vivere la propria sessualita'. Quindi, sul tema della maturita' affettiva e dell'identificazione di se come uomo e come donna, cala una specie di silenzio imbarazzato. Questo e' nemico dell'associazionismo femminile", ha concluso.

Delpini e l'impopolarità del femminile: "Non siamo creati per essere neutri"

"Quale rimedio ci puo' essere a questa impopolarita' del femminile? Non siamo creati per essere neutro, ma siamo creati dentro una storia". Cosi' l'arcivescovo Mario Delpini, intervenendo durante il convegno organizzato dal Cif 'Priorita', esigenze e partecipazione delle donne italiane' a Palazzo Lombardia. "La potenzialita' di affrontare questo tema e' di interpretare la vita come un vocazione, non come un foglio bianco su cui io arbitrariamente posso scrivere Mario oppure Maria, ma come una vocazione cioe' la percezione che vengo al mondo perche' sono stato generato. Non sono - ha aggiunto l'arcivescovo - messo al mondo come un neutro che poi deve scegliere in che modo deve definirsi e identificarsi. Per quel che capisco io - nel Nuovo Testamento - la vocazione ha che fare con la vita come dono e come sono che e' determinato".

"Mi pare - ha poi proseguito - che una delle difficolta' che ha la sensibilita' contemporanea e' proprio quella di accogliere il corpo come un elemento che mi aiuta a capire chi sono, non come invece suggeriva Platone ossia una prigione in cui sono impedito di giungere alla mia pienezza - non so se qui ci saranno filosofi - pero' la corporeita' come dono, come realta' identificativa della liberta' dell'uomo e della donna, oggi e' sentito come una sorta di intralcio. Questa idea di modificare il proprio corpo, manipolarlo, di poterlo vestire in modi alternativi mi pare che siano manifestazioni talvolta pittoresche e tragiche di questa sottrarsi alla valutazione della vita come vocazione", ha concluso.








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