Milano

Diana Pifferi, il racconto del ritrovamento: "Aveva mani e bocca nere"

a cura della redazione

La testimonianza della dirigente della polizia scientifica durante l'udienza del processo a carico di Alessia Pifferi, madre della piccola morta di stenti

Diana Pifferi, il racconto del ritrovamento: "Aveva mani e bocca nere"

Il corpo della piccola Diana Pifferi era poggiato, pulito, nel lettino. Indossava un vestitino giallo, senza pannolino. Non c'erano lenzuola. La bimba era morta di stenti a Milano la scorsa estate dopo essere stata lasciata sola in casa dalla madre Alessia Pifferi per quasi una settimana. La descrizione dettagliata del corpo e della casa di via Parea al momento del ritrovamento del cadavere della piccola, è stata fatta dalla dirigente della polizia scientifica Annamaria Di Giulio durante l'udienza del processo in cui Alessia Pifferi, presente in aula, è imputata per omicidio volontario pluriaggravato. Diana portava segni evidenti della morte già avvenuta. "Appena arrivati ci siamo accorti subito che la bimba era morta perché aveva le mani e la bocca nere. E non respirava": è un terribile passaggio della testimonianza l'agente della squadra mobile di Milano.

Diana era supina sul lettino, una "sorta di culla da campeggio"  ''Si vedeva che era stata risciacquata perché la testa era umida'', ha raccontato Di Giulio in udienza. Anche il lettino in cui la piccola giaceva, senza lenzuola e senza copricuscino, con solo un coprimaterasso, era pulito. Nella lavatrice gli agenti hanno trovato i panni ancora umidi. Mentre il pannolino che Diana presumibilmente indossava durante l'agonia era accatastato nel cestino insieme a molti altri sporchi.

Nelle valigie di Alessia Pifferi trenta abiti da sera

C'erano "due valigie all'ingresso". All'interno, vi erano solo "vestiti da donna, almeno 30 abiti da sera". Lo ha testimoniato in aula la dirigente del gabinetto regionale di Polizia scientifica, che lo scorso 20 luglio è intervenuta sul posto per i primi rilievi, dopo la scoperta del corpo. Alessia era appena rientrata da Bergamo, dove aveva trascorso 6 giorni con l'uomo che frequentava. La teste ha poi riferito che il frigorifero era praticamente vuoto, in particolare senza cibo per bambini e nell'abitazione vi erano diversi pannolini usati, sparsi in soggiorno e sul davanzale della finestra.

La sorella di Alessia Pifferi: "Spero si condanni da sola capendo cosa ha fatto"

In aula oggi era presente anche Viviana Pifferi, sorella 38enne di Alessia:  ''Non riesco a vedere né una lacrima né niente, è una cosa che mi fa malissimo. Io spero che si condanni da sola, capendo quello che ha fatto''.  Viviana si è costituita come parte civile: ''Sentire certe cose sul corpicino di una bambina'' e che nel frigo non c'erano alimenti per bambini ''fa molto male, anche perché noi glieli portavamo'', ha detto la sorella dell'imputata, riferendo che Alessia ''davanti a noi dava tantissimo da mangiare'' a Diana, ''con noi faceva la mamma e se la criticavamo, ci diceva che lei sapeva fare la mamma''. ''Mi auguro - ha concluso Viviana Pifferi - che Alessia venga ritenuta capace di intendere e di volere, perché per me è capace. Anche perché è lei che ha voluto tenerci lontani, noi c'eravamo''.








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