Dipendente Amsa denuncia: 'Chiuso in spogliatoio, non mi fanno lavorare' - Affaritaliani.it

Milano

Dipendente Amsa denuncia: 'Chiuso in spogliatoio, non mi fanno lavorare'

Il dipendente con limitazioni mediche passa le sue giornate in azienda a non fare nulla

Dipendente Amsa denuncia: 'Chiuso in spogliatoio, non mi fanno lavorare'

Da titolare a riserva. Da lavoratore esperto a impiegato inidoneo e per questo costretto nello spogliatoio, per una decisione presa dall'azienda milanese per cui lavora da oltre 30 anni. A denunciare il comportamento dell'Amsa è Luigi Rinaldi, 57 anni, in forza all'azienda milanese di servizi ambientali fin dal 1986. Da circa dieci anni è sottoposto ad alcune limitazioni mediche -non può sollevare pesi superiori ai dieci chili o guidare mezzi all'esterno- ma questo non gli ha impedito, come si legge nel ricorso firmato dagli avvocati Maria Fotia e Claudio Frugoni e depositato al tribunale di Milano sezione lavoro, di guidare gli autocompattatori dalla rimessa alla zona di scarico o di occuparsi delle operazione di svuotamento dei mezzi della raccolta rifiuti. Il 6 dicembre 2018 arriva la scelta "unilaterale" dell'azienda: il 57enne non può più svolgere il suo lavoro. Da allora è "completamente inattivo ed è costretto a rimanere quotidianamente e per l'intera durata del proprio orario di lavoro nello spogliatoio maschile senza nulla da fare, nella più assoluta e completa inattività", dal lunedì al sabato e con un nuovo orario, si evidenzia nel ricorso in possesso dell'Adnkronos.

Lavora in un ambiente chiuso dove anche la richiesta di una boccata d'aria gli sarebbe costata più volte l'avvertimento di allontanamento ingiustificato dal posto di lavoro. "Fortemente redarguito - si legge nel documento dei legali - il 13 febbraio 2019 è stato ricoverato in codice rosso al San Raffaele", la successiva diagnosi parla di stress da lavoro che, ancora oggi, lo tiene lontano dall'azienda di via Olgettina.  "E' evidente -spiega l'avvocato Fotia- che Amsa non aveva alcuna legittima e lecita giustificazione al grave demansionamento" e dagli esiti delle visite aziendali "mai il mio assistito è risultato essere inidoneo ai compiti assegnati e svolti con continuità da più di venti anni". In questo senso "nessuna legittima giustificazione può essere individuata o eccepita nell'adibizione di Rinaldi all'assoluta inoperosità negli angusti spogliatoi aziendali, isolato dai propri colleghi di lavoro, in un ambiente chiuso, senza finestre e poco adatto alla permanenza prolungata".  Un demansionamento con risvolti professionali, sullo stato di salute e che solo in parte può essere risarcito con il denaro. Sarà un giudice - la prossima udienza è fissata il 20 maggio - a stabilire se il 57enne potrà riavere il suo vecchio incarico e ottenere i danni dall'Amsa. 








A2A