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Direzione Nord: Natalità e politiche a sostegno della famiglia

Direzione Nord: Natalità e politiche a sostegno della famiglia

“Gli investimenti per la natalità devono essere considerati tali, e non spese". Lo ha dichiarato la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella intervenendo alla 22esima edizione della rassegna Futuro Direzione Nord presso Assolombarda a Milano nella giornata di lunedì 6 maggio. La kermesse è promossa dalla Fondazione Stelline insieme a Inrete, in collaborazione con Assolombarda e con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio del Comune di Milano. "Per la prima volta nell’Unione Europea c’è una commissaria per la demografia, si è iniziato quindi a mettere a fuoco il problema”. Secondo la ministra si tratta di un problema enorme che “riguarda tutti e che va affrontato”, senza separarlo da un altro tema fondamentale, quello dell’occupazione femminile che “finalmente è salita. Abbiamo visto, infatti, che la natalità aumenta quando le donne hanno un'autonomia economica" ha sottolineato. La ministra è intervenuta nel panel intitolato "Welfare, natalità e politiche a sostegno delle famiglie".

Bonetti su denatalità ed empowerment femminile

Elena Bonetti, Componente Commissione XII. Affari sociali, Camera dei Deputati, già ministro per le Pari Opportunità, ha dichiarato come parlare di denatalità non debba essere separato dal tema dell'empowerment femminile: “I due elementi sono profondamente correlati. Serve una dimensione della prospettiva del tempo del futuro che deve poter essere visibile, possibile e sostenibile. A questo si deve aggiungere il tema dei sostegni educativi ed economici, restituzioni di spese quali gite scolastiche, libri di testo, attività sportive, anche attraverso la defiscalizzazione delle aziende che incentivano questi aspetti. Il terzo punto è la parità tra uomini e donne, anche attraverso congedi di maternità e paternità equi. E qua si aggiungono gli ultimi due aspetti da affrontare, rispettivamente l’occupazione femminile e quella giovanile”.

Pierelli (La Sapienza): "In Europa mancano due milioni di donatori di sangue e plasma"

L’aspetto demografico è importante anche per la donazione, non solo di sangue ma anche di cellule staminali, che possono aiutare - tra le altre cose - a combattere l’infertilità. A spiegarlo è stato Luca Pierelli, docente dell’Università La Sapienza - Dipartimento Medicina Sperimentale: “In Europa mancano 2 milioni di donatori di sangue e di plasma. Per le cellule staminali l'efficacia del sangue cordonale è stata approfonditamente studiata. Oggi è considerato complementare ad altre forme di trapianto per i benefici che le sue cellule offrono”.

Piroli (In Scientia Fides): "C'è un depauperamento del patrimonio biologico"

Proprio nell'ambito della conservazione di cellule staminali opera In Scientia Fides, la biobanca di cui Luana Piroli è direttore generale e della raccolta: "Noi siamo operativi da 17 anni. All’inizio venivano da noi coppie che avevano in media 25 anni, oggi invece ne hanno più di 35. In questi anni però, non c’è stata una vera collaborazione tra pubblico e privato, che ha portato a un depauperamento della conservazione del patrimonio biologico, e oggi le biobanche pubbliche conservano meno del 2,8% delle cellule staminali. Un grave problema, perché siamo di fronte a un patrimonio biologico importante. E sostenere le gravidanze vuol dire anche sostenere tutto ciò che portano dentro, come il cordone ombelicale e le sue cellule staminali. Le biobanche sono uno strumento utile sia per la ricerca che per il progresso scientifico. Dobbiamo dunque concentrarci sia sulla donazione - che è un patrimonio meraviglioso - sia sulla conservazione di queste cellule”.

Cetin (Mangiagalli): "Falso che si possa divenire madri in qualsiasi momento"

Diventa dunque importante anche l’età dei genitori, come sottolinea Irene Cetin, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia dell’università degli Studi di Milano e Direttore della UOC Ostetricia Mangiagalli Policlinico di Milano. “In Mangiagalli l’età media delle donne che partoriscono è di 35 anni, altissima. Non deve esserci la falsa percezione che si può diventare mamma in qualsiasi momento. L’età giusta per avere il primo figlio dovrebbe essere tra i 20 e i 25 anni; quindi, se il primo arriva a 36 anni poi è difficile averne altri. A questo si aggiungono altri aspetti che influenzano l’infertilità, come, per esempio, l’aumento di peso, l’alimentazione non corretta, l’inquinamento, e stili di vita non salutari”.

Dossola (Bicocca) e l'importanza del tema psicologico

E questi si aggiunge il tema psicologico, “ancora oggi molto trascurato sia tra chi affronta il congelamento degli ovuli, sia chi si affida alla procreazione assistita - ha spiegato Sara Dossola, psicologa, professoressa presso l’Università Bicocca nella facoltà di Scienze pedagogiche -. Avere cura della propria salute psicologica è però importante non solo per se stesse, ma anche per il bambino che si porta in grembo, in quanto le emozioni hanno una ricaduta sul futuro nascituro, che assorbe il benessere di coloro che lo stanno generando”.


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