Milano

Disabili respinti allo Stadio Meazza. "Con le stampelle è vietato”. Il caso

Amelia Cartia

Intervista esclusiva di Affaritaliani.it Milano ad Andrea Zerega, ragazzo disabile che non ha potuto assistere a Inter-Cagliari perché le stampelle sono vietate

Disabili respinti allo Stadio Meazza. "Con le stampelle è vietato”. Il caso

Niente partita, se sei disabile. Andrea Zerega ha venticinque anni, sta per prendere una laurea magistrale e tifa Inter da quand’era bambino. Dieci anni fa un incidente gli ha lesionato la spina dorsale, e da allora cammina con le stampelle. «Ultraleggere», ci tiene a dire. Domenica 26 gennaio, come fa sempre, è andato a San Siro, con la sua amica Silvia, per vedere il match con il Cagliari. E all’ingresso disabili, insieme ad altri nella sua situazione, è stato respinto. «Solo che io sono un po’ più testardo degli altri», dice.

Cos’è successo a San Siro?
«Sono stato bloccato all’ingresso. Assurdo, dato che si trattava dell’ingresso disabili. Ma ci hanno detto che per una nuova direttiva della società, le stampelle, come i bastoni, sono vietate in quanto potenziali oggetti contundenti. Altra assurdità: perché un disabile che tira una stampella, poi come fa a uscire? E quanto tempo ci mettono a rintracciarlo? Un minuto. Secondo questa logica io potrei tirare in campo il telefono, l’ombrello, qualunque cosa. E poi in curva portano bandiere, bastoni, tamburi… quelli non li bloccano? A me sembrava surreale, anche perché io frequento lo stadio da quando ero piccolo, lo conoscevo quello steward: all’inizio pensavo solo che mi stesse prendendo in giro, che scherzasse. Ero entrato tranquillamente fino a due settimane fa».

Siete stai bloccati, e poi?
«Tutti gli altri sono davvero andati via, addirittura hanno rimandato a casa un ragazzo che conosco, che è sempre stato in carrozzina e che da solo fa tutto: lo hanno cacciato perché non aveva un accompagnatore. Ma io e la mia amica ci siamo rivolti al capo della polizia, che ha parlato con il capo della sicurezza dell’Inter, e siamo riusciti a vedere il secondo tempo. Ma anche lì, è stato assurdo: continuava a dirmi, “per questa volta chiudo un occhio, ti lascio entrare”… come se mi stesse facendo un favore. Addirittura, mi hanno chiesto se non riuscissi a fare a meno delle stampelle. Hanno chiesto alla mia amica se fosse in grado di sorreggermi lei, eventualmente».

Come se le tue stampelle fossero opzionali, come se non avessi una certificata disabilità.
«Anche qui c’è un buco nella nuova normativa: loro distinguono fra disabili deambulanti e non. Ma il disabile non deambulante ha la carrozzina, è chiaro. Il disabile deambulante, per definizione, ha bisogno di un sostegno, che sia un bastone, le stampelle… per disabile deambulante intendono così solo quelli che zoppicano, ed è già un’altra discriminazione. Mi hanno poi detto che la misura di sicurezza è dovuta al fatto che in caso di emergenza, io ci metto più degli altri a scappare. Verissimo, ma uno che zoppica, magari un anziano, ci mette anche più di me».

Non avevano avvisato?
«Mi hanno detto che c’era un avviso sul sito, ma non è vero. Hanno detto anche che la normativa esiste da sempre, ma tutti quanti quelli che eravamo lì siamo caduti dalle nuvole».

Ti sei sentito discriminato in quanto disabile?
«Sì, anche per altri motivi. Per esempio: io sono sempre stato abbonato, da quando ho avuto l’incidente non più, perché non sono previsti abbonamenti nel settore disabili. Per entrare devi metterti sul sito il lunedì mattina e richiedere l’accredito gratuito per te e un accompagnatore: già questa è una discriminazione, perché ci sono circa duecento posti, e gli utenti sul sito sono molti di più. Se riservassero una parte del settore agli abbonamenti, io magari potrei decidere di voler spendere dei soldi per comprarlo: così mi è impedito. Vedo poi una differenza enorme col resto del mondo, io sono stato in molti stadi, anche a Cuba: è considerato terzo mondo, ma è messa meglio di Milano nel 2020. In Europa poi, all’ingresso disabili trovi uno steward che ti accompagna al posto, ti porta da bere… a San Siro sei solo». 

Ci riprovi per la prossima partita, vero?
«Ho già il biglietto: è mercoledì. Vi farò sapere come va».
 







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