Milano

"Dodici respiri", la storia dell'Ospedale in Fiera. La recensione (insolita)

di Fabio Massa

Io l'ho letto tutto d'un fiato, e mi ha fatto francamente arrabbiare

"Dodici respiri", la storia dell'Ospedale in Fiera. La recensione (insolita)

"Dodici respiri". Che poi sono quelli di una persona che sta bene, normalmente, in un minuto di vita. Normalmente, perché quei dodici respiri sono stati il travaglio continuo di chi si è ammalato durante la prima e la seconda ondata di Covid. E di chi è finito all'Ospedale in Fiera, di cui parla questo libro (intitolato appunto "Dodici respiri") edito da Guerini, firmato da Saschia Masini, 148 pagine. Un libro che non è una mera cronaca. E' un libro da leggere. Anche se a me non è piaciuto affatto.

Io l'ho letto tutto d'un fiato, e mi ha fatto francamente incazzare

Io l'ho letto tutto d'un fiato, e mi ha fatto francamente incazzare. Intendiamoci: ho donato per l'Ospedale in Fiera e l'ho sostenuto sempre. Siamo stati in tanti, non solo a donare ma anche e soprattutto a rimanere dell'idea che un'ospedale in più fosse meglio di un'ospedale in meno, durante una pandemia. L'ho sostenuto talmente tanto e talmente veementemente (e talmente in solitaria, sul fronte mediatico) da aver avuto non poche ripercussioni professionali. Gli altri facevano le inchieste bomba (bombe? pistole ad acqua semmai...) e io insieme alla pagina di Affaritaliani.it Milano fermo sul punto. Dunque, quando ho letto questo libro mi sono incazzato.

A fronte della morte e della volontà di curare senza spendere un euro pubblico, c'era chi voleva a tutti i costi speculare

Perché ne traspare una serenità di base, una serenità delle scelte, un metodo nelle motivazioni, esposte con il cuore ma soprattutto con il cervello. Io, invece, ci avrei voluto la rabbia di dire a quelli che non hanno tirato fuori un euro e hanno affollato pagine di giornali, bacheche di Facebook, trasmissioni televisive, che se ne andassero a f....lo. Insomma, non sarei stato esattamente il tipo giusto per scrivere un libro del genere: infatti fortunatamente nessuno me l'ha chiesto. E non perché non ci credessi, in quell'Ospedale, ma perché il rigurgito di bile che mi ha causato quel 2020 e quel 2021, sul fronte Fiera, è stato davvero troppo grande. Era un periodo di grandi emozioni. Grandi. Grandi disperazioni. E a fronte della morte e della volontà di curare senza spendere un euro pubblico, ma solo con donazioni di privati, c'era chi voleva a tutti i costi speculare. Chi voleva attaccare la Lombardia per fini politici. Non c'è altro, non c'è mai stato altro, e infatti poi alla fine la gente l'ha pure capito, ma questo è un altro discorso, ed è un discorso che attiene all'analisi politica.

Ecco, invece di quello che è Dodici Respiri io avrei scritto "Dodicimila sassi da levare e tirare"

Quindi, a causa di questa mia personale arrabbiatura che non si esaurisce, per quella grandissima ingiustizia vissuta da chi stava facendo qualcosa per la gente che non riusciva più a respirare, a vivere, penso che invece di un volume sereno, pulito, ordinato, con momenti di grande emozione (come il racconto della morte di Dario), e di grande orgoglio per l'eroismo non solo degli infermieri ma anche di chi l'ha voluto (segnatamente: Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera).  Invece di un libro che va bene per tutti e che andrebbe distribuito come esempio di educazione civica nelle scuole. Ecco, invece di quello che è Dodici Respiri io avrei scritto "Dodicimila sassi da levare e tirare", con 100 pagine di invettiva contro chi ha osteggiato la struttura per i propri luridi interessi politici.

Si salva Bertolaso che si firma "medico volontario"

Si salva, in questa narrazione che consiglio a tutti di leggere (ma che io non rileggerò), Guido Bertolaso. Che non a caso si firma "medico volontario" e non assessore al Welfare di Regione Lombardia e mette nero su bianco: "L'ipocrisia e la troppa diplomazia stanno annientando la classe dirigente del Paese". E ancora, citando il compianto Leonardo Del Vecchio: "uno che avrebbe avuto diritto a chiedere spiegazioni, visto che lui e Silvio Berlusconi da soli avevano donato rispettivamente la non irrisoria cifra di 10 (dieci) milioni di euro per il «Bertolaso hospital» e per la Regione Lombardia, invece di protestare mi scrisse insieme al suo braccio destro, Francesco Milleri che: «Le polemiche non aiutano ma a un certo punto verrà dato il giusto merito a chi ha contribuito a migliorare la nostra sanità». Milleri aggiungeva poi: «ho imparato da venti anni di lavoro con Umberto Veronesi quanta ostilità possano trovare le nuove idee, ma a nuove minacce devono corrispondere nuove risposte!».

In conclusione di questa recensione fatta al contrario e un po' sconclusionata c'è il consiglio di procurarselo, questo volume. E pure in fretta, perché è terapeutico. Soprattutto per chi non ha creduto a nessuna delle polemiche create ad arte: ogni tanto è bello sapere di aver avuto ragione su tutta la linea.

fabio.massa@affaritaliani.it








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