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Milano
Donna aggredita in Largo La Foppa: imputato, meglio in carcere che fuori

Donna aggredita in Largo La Foppa: imputato, meglio in carcere che fuori

Un "nuovo schiavo", sintetizza il suo legale, che lavorava in una fabbrica tessile "a 3 euro all'ora", cosi' "triste" da dire, ora, di vivere "meglio in carcere" che fuori. Cosi' viene descritto nella perizia disposta dal gup Guido Salvini il 31enne bengalese arrestato il 12 agosto scorso per avere ferito alla gola con un coccio di bottiglia una donna di 64 anni in largo La Foppa, a Milano, nel centro di Milano. Lo studio firmato dallo psichiatra Mario Mantero ripercorre la vita dell'uomo giunto in Italia nel 2012. L'uomo, come era gia' emerso nelle scorse settimane, e' stato riconosciuto, al momento del fatto, di essere affetto da un "disturbo psicotico breve acuto che ha escluso totalmente la capacita' di intendere e di volere" da cui ne discende una "elevata pericolosita' sociale". Per il 31enne il suo difensore, l'avvocato Andrea Aloi ha chiesto l'abbreviato e che sia affidato a una struttura alternativa al carcere. La relazione, di cui oggi si conoscono i contenuti, ricostruisce la sua vita da quando e' arrivato dal Bagladesh, dove aveva studiato all'Universita' "con buoni voti". E' poi finito a lavorare a San Giuseppe Vesuviano, dove lavorava in una fabbrica "dalle 7 alle 20, per una paga da 3 euro all'ora vivendo con connazionali".

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