Milano

Donna morta al Trivulzio per setticemia, disse "Aiuto, non viene nessuno"

La donna di 78 anni è morta per l'infezione provocata dalle piaghe da decubito. Si indaga per omicidio colposo ed e' stata disposta l'autopsia

Donna morta al Trivulzio per setticemia, disse "Aiuto, non viene nessuno"

Secondo quanto riferito ai giornalisti dal legale Alberto Tucci, la 78enne ospite del Pio Albergo Trivulzio e morta per l'infezione causata dalla necrosi delle piaghe da decubito, era nubile e, pur essendo autonoma, aveva deciso di risiedere al Trivulzio, dall'estate 2019 "per non stare da sola" e per tenere sotto controllo le sue patologie legate all'eta', come il diabete. Per vivere all'interno della struttura pagava una retta da 2.600 euro. Le sue condizioni sarebbero state buone fino all'aprile del 2020, quando la residenza per anziani si e' trovata travolta dall'emergenza coronavirus. Non avendo mai contratto l'infezione, la donna e' stata spostata nel reparto non covid della casa di riposo, e risiedeva nell'area Bezzi del Pat (prima reparto 2b, poi 2a). Li', secondo i familiari, e' stata pero' "abbandonata a se stessa", non piu' curata e ridotta a stare al letto. Lo testimonierebbe anche un messaggio in segreteria telefonica lasciato al fratello il 22 aprile: "Aiutami, continuo a suonare il campanello ma non viene nessuno. Sono tutti morti?", chiede allarmata. Un secondo sos lo invia il 30 dello stesso mese chiedendo al familiare: "Vieni ad aiutarmi".

Impossibile per il fratello ottenere informazioni sulle sue condizioni: per giorni non riesce a mettersi in contatto con lei, perche' il suo cellulare risulta spento; decide cosi' di inviare diversi telegrammi alla struttura per chiedere notizie: uno il 27 aprile, uno il 12 maggio, uno il giorno dopo. Ma dal Pat - in base a quanto ricostruito - non arriva alcuna risposta. Le sue condizioni precipitano il 19 maggio, quando un'ambulanza del 118 la porta all'ospedale San Giuseppe intorno alle 10 del mattino: i medici del gruppo Multimedica la tengono fino alle 8 della sera, riscontrandole l'infezione delle vie urinarie e disidratazione. Il sospetto della famiglia e' che nemmeno in ospedale "qualcuno l'abbia girata per verificare le piaghe che aveva sulla schiena", tanto che nel tardo pomeriggio dello stesso giorno viene dimessa "e rimandata nel nosocomio di provenienza", ovvero lo stesso Pio Albergo Trivulzio. Non sopravvive piu' di 48 ore: il 21 maggio viene riportata al Fatebenefratelli dove muore per setticemia intorno a mezzogiorno. La procura ha chiesto il sequestro delle cartelle cliniche; mentre la famiglia ha interpellato i gestori telefonici per ottenere le registrazioni dei messaggi lasciati in segreteria, di cui il fratello e' riuscito solo ad appuntare il contenuto senza registrarli. Sarebbero quei gridi d'allarme - a detta del legale - "le prove provate dell'incuria in cui e' stata lasciata". Nel fascicolo sono allegate le foto scattate dai familiari il giorno dopo la morte, durante la vestizione del corpo. Si indaga per omicidio colposo, ed e' stata disposta l'autopsia, che non e' ancora stata eseguita.








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