Milano
Dottoressa minacciata con una pistola alla tempia in un ambulatorio nel Milanese
Terrore a San Giuliano Milanese: una dottoressa e la sua paziente in balia di una coppia di rapinatori che hanno minacciato la professionista premendole la pistola alla tempia
Dottoressa minacciata con una pistola alla tempia in un ambulatorio nel Milanese
Una dottoressa e una sua paziente sono state minacciate in uno studio medico a San Giuliano Milanese da una coppia di rapinatori che ha puntato alla tempia della professionista una pistola. L'episodio risale a venerdì 12 luglio. Due individui di origine nord africana hanno fatto irruzione nell'ambulatorio di via della Vittoria rubando tre telefoni cellulari, gioielli in oro indossati dalle vittime, agende, portafogli e documenti personali.
Lo rende noto Aila, Onlus Ets Associazione Italiana Lotta Abusi, che "esprime profonda preoccupazione per l’accaduto e ribadisce la necessità di tutelare la sicurezza di medici e pazienti". Episodi di violenza come questo non possono essere tollerati. Occorre intervenire con urgenza per garantire un ambiente sicuro negli ambulatori medici, dove medici e pazienti devono poter svolgere il proprio lavoro e ricevere le necessarie cure senza timore di aggressioni".
Il racconto della dottoressa: "Mi ha puntato la pistola alla tempia dicendomi 'Ti ammazzo'"
La vittima, dottoressa Beatrive Tagliavini, ha raccontato all'Ansa: "Avevo quasi finito, la porta dell'ambulatorio era già chiusa. Loro hanno suonato. La paziente ha aperto, è tornata da me e mi ha detto 'ci sono due tipi strani'. Mentre mi avvicinavo, uno ha alzato la mano con una pistola e me l'ha puntata a una tempia e ha iniziato a premere contro la mia testa sempre di più: ho pensato di morire. Mi è sembrato un incubo. Mi ha detto 'ti ammazzo, ti ammazzo, sono armato, ti ammazzo'. Mi sono detta 'mi ammazza'". Il tutto è durato un minuto, forse due: "Sono indietreggiata,, lui mi ha spinta verso il mio tavolo e con la pistola alla testa continuava a dirmi, costantemente urlando, 'ti ammazzo'. Io sono stata muta. Ho solo detto 'non c'è nulla da prendere' e mi ha compresso ancora di più la pistola alla testa. Quindi ho detto: meglio star zitti. Anche la paziente è stata zitta"