Milano
Regionali, centrodestra e centrosinistra tifano per il DraghiBis. Ecco perché
Non è una buona notizia. Se per le aspirazioni di Fratelli d'Italia il voto subito sarebbe un sogno che si avvera, con il centrodestra a trazione meloniana in viaggio per Palazzo Chigi (salvo sorprese elettorali e una possibile ingovernabilità), per la Lega Lombarda e dunque per la maggioranza che esprimerà la ricandidatura di Attilio Fontana un voto disgiunto tra politiche e regionali potrebbe non essere una buona notizia.
Il voto a ottobre eliminerebbe la "trazione" ideologica a quello regionale
Il voto a ottobre, infatti, eliminerebbe la "trazione" ideologica a quello regionale, che andrebbe in scena regolarmente a marzo 2023. E tradizionalmente il voto regionale non è coinvolgente per gli elettori, e in particolare per quelli di centrodestra, che spesso disertano le urne. Insomma, per i governatori tutti - non solo Attilio Fontana - l'idea di dover andare a rinnovo senza la spinta delle elezioni nazionali non è particolarmente gradita. Il centrosinistra l'ha capito per tempo. Non a caso, circa un mese fa, in un incontro pubblico alla Fondazione Stelline tra Giulio Gallera e Pierfrancesco Maran, quest'ultimo - fine pensatore e assessore del Comune di Milano - aveva detto chiaro e tondo che "per riportare la Lombardia al centro della scena auspicava un voto disgiunto tra Regione e Parlamento". Insomma, proprio quello che si sta paventando oggi con le possibili dimissioni di Mario Draghi (che però andranno confermate). E' anche vero che per le aspirazioni di alcuni possibili candidati del centrosinistra avere un nuovo governo a trazione centrodestra non sarebbe soddisfacente. Non è un segreto, ad esempio, che Carlo Cottarelli correrebbe in Lombardia solo a fronte di una qualche rassicurazione o per un seggio in Parlamento o addirittura per un futuro ruolo nel governo. Se però le elezioni politiche dovessero arrivare prima delle regionali, queste garanzie sarebbero più complicate da poter organizzare.