Droga, smantellata rete a Milano: 11 arresti. Parola chiave era "Berlusconi"
La Polizia ha smantellato un gruppo criminale dedito al traffico internazionale di cocaina. Si tratta di nove albanesi e due italiani. Sequestrati 40 chili
Spaccio di droga, smantellata rete a Milano: undici arresti
La Polizia di Milano ha smantellato una rete di spacciatori ed eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall'Ufficio del G.I.P. su proposta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano nei confronti di 11 persone appartenenti ad un gruppo criminale dedito al traffico internazionale di cocaina. Si tratta di nove albanesi e due italiani. Nell'ambito dell'attivita' investigativa, sono stati effettuati inoltre 5 arresti in flagranza di reato e sequestrati circa 40 kg di cocaina.
La parola chiave era "Berlusconi"
Avevano inventato un complicato sistema di crittografia per parlarsi tra loro, usando una parola di 10 lettere tutte diverse; ad ogni lettera era associato un numero, in questo modo si passavano informazioni e contatti: la parola era 'Berlusconi'. Lo ha scoperto la squadra Mobile di Milano, nell'indagine 'Brave Heart' che ha portato all'arresto di 11 persone per traffico internazionale di stupefacenti (9 albanesi e 2 italiani), di cui tre sono ancora in fuga. L'organizzazione, divisa in due gruppi, gestiva un grosso traffico di cocaina dall'Olanda, destinata al mercato di Milano. Solo durante l'indagine, durata circa due anni - da fine 2016 ad oggi - la polizia ha sequestrato oltre 40 chili di cocaina pura al 92%, che venduta al dettaglio puo' valere oltre 4 milioni di euro. Tra i capi di uno dei due gruppi i fratelli Placu, arrestati questa mattina in un appartamento di via Dolomiti, zona Greco-Turro, e trovati con 10mila euro in casa e 2 chili e mezzo di polvere bianca.
Il luogo di acquisto della droga era il paese nordeuropeo: da li' venivano fatte partire le auto che facevano da corriere, di solito di media cilindrata, e modificate apposta per contenere il carico di panetti e soldi. Contrariamente a quanto solitamente avviene, ovvero l'utilizzo di manodopera straniera per i lavori piu' 'umili' come il trasporto, in questo caso i capi albanesi incaricavano corrieri italiani di fare viaggi attraverso il Belgio o la Germania, per portare i carichi verso la piazza di spaccio di Milano; quasi sempre si trattava di autotrasportatori anziani e insospettabili, che avrebbero passato indenni i controlli alle frontiere. A meno di non essere stati posti sotto indagine: nelle auto seguite dai poliziotti sono stati scoperti sistemi di GPS installati nel cruscotto che davano ai capi la possibilita' di seguire minuito per minuto il tragitto dell'auto. Gli albanesi agivano autonomamente rispetto ad altre organizzazioni criminali italiane. Un gruppo a cui "non interessava il controllo del territorio - sebbene operassero prevalentemente a Milano, abitando tra Bergamo a Brescia - ma che poteva 'dire la sua sul mercato', vista la capacita' di penetrazione e la qualita' della droga venduta" ha spiegato il capo della Mobile Lorenzo Bucossi, che ha guidato l'indagine, eseguita dalla sezione antidroga comandata da Domenico Balsamo
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