Milano

Elezioni, tre consigli non richiesti: Sala-Parisi, l’analisi di Affari

Stefano Parisi e Beppe Sala verso il ballottaggio: tre consigli non richiesti

di Fabio Massa

Vorrei dare tre consigli non richiesti, e personalissimi, ai candidati sindaci Stefano Parisi e Beppe Sala per cercare di non perdere le elezioni.

BEPPE SALA
1 - Ma dove è finito Mr. Expo? Nei primi due giorni dopo le elezioni è sembrato un pugile suonato. Ora sta cominciando a mettere nuova benzina nel motore. Pare che alla serata con la Camera del Lavoro abbia stretto un nuovo patto (o, forse, il primo patto) di empatia con l’elettorato di sinistra. Il primo giorno le ha prese, il secondo pure, il terzo si sta svegliando e comincia a controbattere all’avversario. Primo consiglio: uscire dal lutto e recuperare la sicurezza di Mr. Expo, uno che anche quando i padiglioni erano vuoti comunque trasmetteva sicurezza. E che quando erano pienissimi, comunque non c’era nessun problema. Per vincere non bisogna vendere Expo, ma Mr. Expo, che è una cosa differente.

2 - E diciamocelo, una volta per tutte: il brand Pisapia è sparito. Finito. Ne ha scritto QUI a ridosso delle elezioni la rubrica satirica di Affaritaliani.it I Hate Milano. Era satira, ma ci azzeccava. A forza di fracassarci le orecchie su quanto è bella Milano, non abbiamo mica capito qual è la visione della città che avete per il futuro. Forse meglio smetterla con la celebrazione di ciò che è stato, che serve per l’ego dell’uscente, e andare sulla discontinuità, che è la panacea dell’aspirante entrante. Anche perché l’analisi del voto dovrebbe suggerire che forse in certe zone questo miglioramento non l’hanno visto poi tanto, e si sono pure un po’ stufati di sentirsi dire che è tutto bellissimo madama la marchesa. Per vincere bisogna vendere un’idea di città, non l’idea alla base della città passata di Pisapia. Abbandonare la politica vintage.

3 - Usare le giuste parole d’ordine. E’ chiaro che l’elettorato del Movimento 5 Stelle, in gran parte, voterà per Parisi preso dalle ubbie anti-renziane. Ma un’altra parte non irrilevante è contendibile sui contenuti. E Gianluca Corrado ha sfidato ripetutamente entrambi i contendenti su due cose: la prima è una revisione degli scali ferroviari, la seconda è la pubblicazione online di tutte le determine e le delibere. Nella prima conferenza stampa, invece di mostrarsi spaventato e confuso, Beppe Sala avrebbe potuto dire: cari pentastellati, le delibere e le determine sono già online, ma noi vogliamo ancora più trasparenza quindi useremo il software che voi avete elaborato e che avete lanciato in campagna elettorale per rendicontare ancora meglio ai cittadini. Poca spesa, tanta resa. E poi, gli scali ferroviari non sono stati approvati: che cosa costa dire che la nuova giunta cercherà di prendere il massimo da eventuali trattative? Consiglio: basta spaccarci le palle su mobilità, ambiente, periferie. L’abbiamo già sentita questa canzone. Almeno cambiate le note.

STEFANO PARISI
1 - Il risultato è stato straordinario, e va bene. Forza Italia ha lavorato benissimo, e va bene. Ma perché? Perché c’è un buon candidato, ma anche perché se andava in bianco anche a questo giro, gli azzurri non sarebbero esistiti più. Letteralmente. Avere le spalle al muro mette le ali ai piedi. Quindi, per vincere bisogna evitare di pensare di aver già vinto. Perché questa volta con le spalle al muro c’è Beppe Sala, e farà di tutto per sopravvivere. Chi vola invece è Parisi. E quando si vola si può precipitare.

2 - I manager hanno una cifra distintiva, altrimenti non sarebbero manager. Hanno un grandissimo self-confidence. Credono proprio molto in se stessi. E Stefano Parisi non fa eccezione. Essendo poi uno con il gusto della battuta fulminea (il dna romano aiuta, in questo) e il piacere di vedere il sorriso sulla bocca dell’interlocutore, l’effetto padronanza di sè si amplifica. Occhio però, l’umiltà dell’alpino consente di scalare le montagne. Viceversa, finire a valle è un attimo.

3 - La benzina nel motore. E’ chiaro che ad oggi pare che ci sia una automobile che sta avanzando lieve e l’altra che è con le marce ridotte per uscire dal pantano. Ma in tutte le campagne elettorali succede. E un partito come il Pd, figlio di una tradizione pluridecennale, ha fatto abbastanza campagne elettorali da sapere che il vento gira, e che basta mettere altra benzina nel motore per ripartire spediti. Poi chi arriverà al traguardo per primo è tutto da vedere. Ma conta una cosa sola: quanta energia riuscirai a trasmettere agli elettori. Un consiglio: ipotizza che l’avversario abbia finito il carburante e sei morto. Non farlo.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it







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