Milano
Energia, Guidesi: "Non si può lavorare in perdita. Intesa europea? Vedremo..."
L'assessore lombardo allo sviluppo economico sull'intesa raggiunta con l'Europa sul gas, sulle aziende in difficoltà e sul nuovo governo. L'intervista
Energia, Guidesi: "Non si può lavorare in perdita. L'intesa europea? Vedremo..."
L'intesa raggiunta con l'Europa sul gas, ma in extremis e con termini ancora tutti da chiarire. Il nuovo governo. Le aziende in difficoltà. Guido Guidesi, assessore regionale lombardo allo sviluppo economico, tocca tutte le questioni calde in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano
Il freddo si avvicina e le bollette sono già schizzate alle stelle. Che cosa dicono le imprese lombarde?
Le preoccupazioni sono rappresentate dalle bollette che oggi sono otto-nove volte tanto rispetto al periodo normale, dal punto di vista dei costi energetici. Vuol dire, sostanzialmente, che tu rischi di portare la tua produzione o la tua attività in perdita. Evidentemente uno che non guadagna, non può lavorare. E vale per il barista come per la grande azienda, più o meno energivora, che ha mantenuto le quote di mercato anche a livello internazionale, rinunciando a parecchie marginalità. Ma se i costi energetici continuano ad andare in aumento, quella marginalità si assottiglia e di certo non si può chiedere a un imprenditore di produrre in perdita, nonostante l'esigenza di presidiare il mercato. Questa è una situazione che colpisce tutti e non colpisce singoli settori, come è stato durante la pandemia sanitaria. Dal punto di vista della negatività economica si moltiplica. Perché nel momento in cui l'industria di 200 dipendenti sospende le attività per i motivi che ci siamo detti prima, i lavoratori vanno in cassa integrazione, e quando arrivano a casa si trovano una bolletta di tre quattro volte superiore quella dell'anno scorso. A difficoltà si aggiunge difficoltà.
Dal momento in cui scatta la crisi dell'azienda, secondo le sue rilevazioni, quanto tempo dopo i dipendenti vanno in cassa integrazione? In che mese vivremo la fase peggiore per il lavoro?
Stiamo cercando di capire quanto impatterà l'accordo in Europa. E con quali strumenti si affronterà questa situazione. Mi spiego meglio. Se il Consiglio d'Europa ha varato strumenti validi per affrontare questa situazione, come è stato durante la pandemia sanitaria, allora noi oggi potremmo parlare della possibilità che tutto il sistema economico produttivo tenga. In parte con uno strumento di price cap, in parte per una possibile garanzia messa a disposizione dei singoli Paesi, che possono intervenire in compensazione dei sovracosti dal punto di vista energetico, per fare in modo che le aziende abbiano la marginalità per continuare a produrre. Quella garanzia ovviamente per noi è fondamentale, perché uno sforamento di bilancio il Governo può farlo solo se garantito a livello europeo altrimenti si apre alla speculazione finanziaria. Se tutto questo funzionerà, noi terremo.
Certo ci sono stati tentennamenti, da parte della Germania ma non solo.
In parte è vera questa cosa, nel senso che ognuno si è fatto gli affari suoi. E questa è la verità. Perché i francesi pagano 1/5 l'energia rispetto a quanto la paghiamo noi. La Germania ha la possibilità, attraverso la sua bilancia commerciale, di intervenire senza fare lo scostamento. I norvegesi guadagnano dalla vendita. Gli olandesi godono della speculazione finanziaria e questa cosa va detta: per cui ognuno si è fatto gli affari suoi. Ma c'è un principio fondante a livello europeo che è la solidarietà tra i popoli. Ma soprattutto c'è un principio di equità di mercato, regolato a livello europeo, che deve consentire alle aziende, sul mercato continentale, di partire dagli stessi blocchi di partenza. Se noi oggi competiamo in un settore con un'azienda lombarda sul mercato continentale e quest’ultima paga 1/5 l'energia rispetto a noi, evidentemente parte in vantaggio. Nel momento in cui noi non abbiamo la marginalità per continuare a produrre, causa costi energetici, sospendiamo le attività e di conseguenza perdiamo le quote di mercato.
Parliamo di Regione Lombardia e del voto dell'anno prossimo.
A volte si discute sulla funzionalità delle Regioni e invece poi senza di loro non ci sarebbero soluzioni a tanti problemi. Per questo le competenze delle Regioni andrebbero rafforzate. Sulla questione energetica, se non ci fosse Regione Lombardia e i milioni che ci mette, forse ci sarebbe qualche problema in più. È evidente che però le soluzioni che abbiamo messo in campo noi non bastano. Perché noi siamo limitati dal punto di vista delle risorse e anche delle competenze. Ma ciò che abbiamo fatto, con gli investimenti fatti sui singoli territori, rispetto a tutti gli strumenti che sono stati avviati anche in questa legislatura dimostrano che la Regione è fondamentale per la tenuta sociale, economica dei singoli territori. Ed è proprio per questo che la vicinanza con i territori, anche espressa in questa legislatura, deve continuare ad essere il principio di qualsiasi attività della Regione.
Cosa dice ai cittadini in vista delle prossime elezioni?
Noi abbiamo messo a terra praticamente il 94% delle risorse di cui disponevamo l'anno scorso. E lo abbiamo fatto con un metodo che funziona, che è quello della concertazione, un confronto continuo con le associazioni di categoria, ma anche e soprattutto con le imprese stesse. Le visite in azienda sono intanto servite a capire in che direzione si sta andando, a comprendere le esigenze degli imprenditori. Ci siamo messi disposizione anche dei singoli territori, delle comunità locali, magari rispetto a pianificazioni strategiche da un punto di vista di sviluppo economico che avevano loro. Io credo che la capacità di confronto tra pubblico-privato continui ad essere la ricetta vincente di questa regione. La sfida vera dal punto di vista strategico sta nella connessione dei know-how di cui disponiamo. Noi non abbiamo bisogno di cose nuove. Noi abbiamo bisogno di far conoscere e connettere ciò che già c'è, per cui la ricerca non finisce sullo scaffale ma viene applicata a una filiera produttiva che si rinnova. Il tema per me è la disponibilità di una Regione in maniera coordinata e strutturale rispetto alle singole esigenze territoriali, vuol dire in un futuro dire ad un giovane, che abita in qualsiasi posto della Lombardia, che può giocarsi la sua sfida dove è nato.
Regione Lombardia è contendibile dal centrosinistra?
Non credo ma vediamo quali saranno i contenuti e i programmi messi in campo perché francamente io credo che il dato del voto politico confermi che questa è una regione che ha una connotazione precisa e io sono estremamente convinto che quella connotazione sarà confermata.
Il Terzo Polo potrebbe essere un problema?
Non credo tenendo presente i dati che abbiamo a disposizione e soprattutto in quanto non ho visto da parte loro proposte rispetto ai temi regionali. Ho visto solo questioni nazionali che scaricano qui: non c’è stato un dibattito rispetto ai contenuti e alle progettualità, in merito a cosa si possa e si voglia fare. Noi dobbiamo cercare il confronto continuamente. Dobbiamo cercare anche di aiutarlo ma il confronto si basa sulle proposte. Ma se queste proposte arrivano solo dalla maggioranza e dalla giunta regionale, e il contraddittorio si limita a "no questo, no quello", non vedo una concorrenza così spietata.
Un giudizio sul nuovo Governo?
Lasciamolo lavorare; innanzitutto finalmente c’è un Governo espressione del voto popolare. Inoltre, vedo struttura, competenze ed esperienza per cui sono ottimista. All’Esecutivo dico che per continuare a trainare il Paese la Lombardia ha bisogno di maggiore autonomia.
fabio.massa@affaritaliani.it