Milano

Equalize, Gallo e il fratello di Tortu: "Quei miglioramenti di Jacobs sono impossibili"

Nei verbali dell'inchiesta Equalize i racconti dell'ex super-poliziotto Carmine Gallo deceduto il 9 marzo. I rapporti con l'intelligence israeliana

di redazione

Equalize, Gallo e l'incontro con il fratello di Tortu: "Quei miglioramenti di Jacobs sono impossibili"

Giacomo Tortu, fratello del velocista Filippo Tortu, avrebbe chiesto all'ex poliziotto Carmine Gallo informazioni riservate su Marcell Jacobs, in particolare sugli esiti di analisi del sangue e sulle comunicazioni private tra l'atleta e il suo staff. È quanto emerge dai verbali dell'inchiesta Equalize, in cui Gallo – deceduto il 9 marzo – avrebbe raccontato l’incontro con Tortu, ora indagato per concorso in intercettazioni abusive.

Secondo quanto riportato da Ansa, Gallo ha dichiarato ai pm che Tortu gli avrebbe espresso dubbi sulla rapidità dei miglioramenti di Jacobs, sostenendo che "è impossibile che abbia fatto questa performance", passando da 10.10 a 9.80 secondi nei 100 metri. Secondo l’ex poliziotto, il fratello del velocista avrebbe insistito per ottenere certificati medici e prove di un eventuale uso di sostanze dopanti, nonostante Jacobs non sia mai stato coinvolto in vicende di doping. Gallo avrebbe però risposto che non era possibile accedere a quei dati, ma Tortu avrebbe continuato a insistere.

Equalize e i presunti legami con i servizi israeliani

Nell'inchiesta sulle presunte cyber-spie legate al gruppo Equalize, emergono anche riferimenti a possibili rapporti con l'intelligence israeliana. Giulio Cornelli, esperto informatico arrestato nell’operazione e poi sottoposto all’obbligo di dimora, ha riferito che il gruppo svolgeva lavori su commissione per soggetti identificati come "i cugini israeliani".

Secondo Cornelli, uno degli ultimi incarichi riguardava un'azienda che forniva materiale ad Hamas, sebbene lui stesso abbia descritto questi rapporti come "fumosi" e poco chiari. Ha inoltre dichiarato che nel 2022 avrebbe realizzato report su fornitori e clienti di Eni, oltre che su Vincenzo Armanna e Piero Amara, i grandi accusatori nel processo Eni-Shell/Nigeria, poi conclusosi con l’assoluzione degli imputati.

Tra i materiali raccolti nell’inchiesta, spunta anche una chiavetta contenente file riservati, tra cui riferimenti a Abu Omar, le Brigate Rosse e altri soggetti di interesse investigativo. Il materiale, secondo Cornelli, sarebbe stato utilizzato per creare un aggregatore di dati denominato "Beyond Internal Risk", che avrebbe fornito un vantaggio commerciale sfruttando le informazioni raccolte da Gallo durante la sua carriera in polizia.

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