Milano
Esselunga chiude prima la sera, Senna (Fi): “Milano non è sicura, ma il motivo è economico”
Gianmarco Senna, imprenditore e politico di Forza Italia, commenta l’accorciamento dei supermercati alle 21: “Milano per diventare una città internazionale deve tenere aperte le metro di notte”. L'intervista
Esselunga chiude prima la sera, Senna (Fi): “Milano non è sicura, ma il motivo è economico”
“Più che una questione di sicurezza, è una più che legittima razionalizzazione degli orari”. Gianmarco Senna si definisce “un imprenditore con la passione per la politica”. Passione che negli anni lo ha portato a militare in varie formazioni affini al suo orientamento liberale: Lega prima, poi Terzo Polo e ora Forza Italia. Ad Affaritaliani.it commenta la decisione di Esselunga di accorciare l’orario degli supermercati dalle 22 alle 21: “Tenere aperto quell’ora è più un costo che altro. La conferma che il progetto di una Grande Milano di Beppe Sala è fallito”. L’intervista.
Senna, da imprenditore come commenta la decisione di Esselunga?
Personalmente mi sembra una scelta imprenditoriale comprensibile. Non è camuffabile con un discorso di semplice sicurezza. Mi piare più una legittima volontà di razionalizzazione degli orari. In Esselunga devono essersi resi conto che l’apertura fino alle 22 rappresenta un costo maggiore che tenere aperto.
E da politico?
La vicenda mi invita a una prima riflessione: bisogna uscire dall’ipocrisia del buonismo. Le aziende, grandi o piccole che siano, fanno i loro conti. Esselunga è una delle aziende più serie del Paese, che paga bene i suoi dipendenti, è più che faccia i propri interessi: tenere aperto fino alle 22 era anti-economico. Anche nel mio settore della ristorazione esistono gli orari flessibili. L’imprenditore non è un buon samaritano.
Una vicenda aziendale che si presta anche alla riflessione sulla sicurezza?
È evidente che c’è in città si avverte un degrado più diffuso. La situazione è molto peggiorata negli ultimi anni. La responsabilità del sindaco è evidente, ma a garantire la sicurezza, dobbiamo dircelo senza ipocrisia, contribuisce anche il ministro degli Interni. Bisogna uscire dalla logica politica dell’uno contro uno per guardare all’interesse generale della città.
Milano è diventata così una città insicura?
Ci sono sempre più zone diventate “terre di nessuno”. Non penso solo a Centrale: ho delle attività in un quartiere in rampa di lancio come Isola, e anche lì si riscontrano problemi che non si possono risolvere solo con la repressione. Ci vuole una maggior cura della città per renderla più vivibile.
In che modo?
Penso ai mezzi pubblici. Ci sono 60mila persone che lavorano nel mondo della ristorazione che devono tornare a casa ogni notte, e non tutte hanno la macchina. Non è possibile che in una città che si professa internazionale la metro chiuda a mezzanotte. Questa è una delle dimostrazioni plastiche del fallimento del sindaco Sala.
Quali sono le altre?
A metà del secondo mandato è ormai chiaro come la giunta non sia riuscita a mantenere l’attrattività di Milano. Per i giovani e per i meno facoltosi è evidente come il progetto della “Grande Milano” sia andata a farsi benedire. Orami, nel primo hinterland si è tagliati fuori. Settimo milanese dopo le 22 diventa un dormitorio. Altro che città internazionale, ci vogliono condizioni per ridare la città anche a chi non vive in Zona 1.
Il centrodestra ha iniziato le grandi manovre per le Comunali 2027. Preferirebbe un candidato politico o uno civico, magari imprenditore?
Il problema è che fare il sindaco è una prospettiva sempre meno attrattiva. I rischi del mestiere enormi, e in aggiunta bisogna avere a che fare con una classe politica non all’altezza. C’è bisogno di una miglior classe dirigente nei partiti, poi un candidato sindaco può anche essere un imprenditore o espressione della società civile. L’importante è che sia una persona di buon senso e capace. Caratteristica che, al momento, fatico a intravedere nel panorama politico. Ma anche in quello imprenditoriale vedo poche persone valide disposte a rischiare tutto per scendere in politica. Chi glielo fa fare di buttarsi in quello che ormai è un mestiere per chi non ha mestiere?