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Europee, delusione Maran: è la "legge" che gli eletti li decidono i segretari
Pierfrancesco Maran

Europee, delusione Maran: è la "legge" che gli eletti li decidono i segretari

L'unica lettura possibile è che i partiti vincono sui singoli. Non c'è storia che tenga: è la leadership che decide chi passa e chi non passa. In Fratelli d'Italia, circoscrizione Nord Ovest, il partito era schierato compattamente su Carlo Fidanza. Che ha vinto con oltre 50mila voti, dando quasi 10mila preferenze di distacco a Mario Mantovani. Bene anche Giovanni Crosetto, con quasi 34mila voti. Dietro tra i 20mila e i 18mila voti, a un migliaio di voti di distacco uno dall'altra, Lara Magoni, Pietro Fiocchi e Mariateresa Vivaldini.

Stesso discorso per la Lega, dove Roberto Vannacci veniva "portato" direttamente dal leader Salvini: primo con oltre 186mila preferenze. Dietro Silvia Sardone, una macchina da guerra. Molto staccata a 39mila voti Isabella Tovaglieri e a un migliaio di voti di distanza Angelo Ciocca, mai amato dal leader leghista che a questo punto difficilmente entrerà in Europa, considerato che la Lega dovrebbe avere due posti. Non scatta Alessandro Fermi, a quasi 20mila preferenze, ma tutti sapevano che sarebbe stata una gara durissima per l'assessore regionale lombardo, che mantiene il suo posto nella giunta Fontana, che a questo punto dovrà solo fare un cambio puntuale per sostituire Lara Magoni.

Europee, da Moratti a Zan passando per Gori: ecco i risultati

In Forza Italia rischia tantissimo Letizia Moratti, nel quartier generale della quale si registrava molto nervosismo alla vigilia dell'apertura delle urne. E invece, malgrado elezioni che forse si sarebbe potuta e dovuta evitare, passa come seconda dietro Antonio Tajani e davanti a Massimiliano Salini. Quindi, è eletta.

Il Pd aveva dato un ordine di scuderia: si vota Cecilia Strada. Così è stato con oltre 283mila preferenze nel Nord Ovest. L'intero corpaccione del partito, una gioiosa macchina da guerra, porta la Strada a un risultato che la mette al sicuro (e mette al sicuro Schlein) da qualsiasi contestazione. Tanto più che tutta l'anima identitaria, che è maggioritaria in Lombardia, ha votato l'accoppiata Strada-Zan, così come da indicazioni. Per chi vuole fare riflessioni sul proprio futuro politico, la situazione è questa.

Ottimo il risultato di Gori, che supera le 210mila preferenze. Terzo è Alessandro Zan oltre 85mila, ma è da capire dove opterà. Quarta Irene Tinagli, che evidentemente è stata trascinata da Gori, ma che ha anche una sua personale solidità. Brando Benifei a 64mila sta dando prova che l'esperienza in Europa conta e si può contare. Fin qui, gli eletti sicuri. Per l'ultimo posto utile se la giocano Fabio Pizzul, il cattolico che nessuno vede mai arrivare e Pierfrancesco Maran, assessore a Milano, che in Milano ha il suo cuore elettorale. Con quest'ultimo che ha beneficiato alla finei dei conteggi dello scrutinio delle ultime schede milanesi e si attesta sulle 45mila preferenze, mentre Pizzul si ferma a 42mila.  Bisognerà ora sperare  - che Zan opti per il Nord Est e il gioco potrebbe essere fatto. Ma il risultato è deludente e al di sotto delle attese, e questo è un fatto che non si può levare.

Così come non cambierà il fatto che a Milano ci sarà un rimpasto, con o senza elezione di Maran. Se sarà eletto avverrà subito, e il Pd perderà un posto in giunta. Se invece non sarà eletto, avverrà tra qualche mese, e il Pd perderà un posto in giunta. Infine, è finita l'era di Patrizia Toia. Alla quale è stata sì concessa una deroga, ma alla quale è stata "rubata" di fatto dalla segreteria una buona parte della campagna elettorale. Rimane un'esperienza ventennale in Europa che non andrebbe sprecata.

A chiudere, AVS e Movimento 5 Stelle. La Lombardia si conferma terra che premia le scelte identitarie, alle Europee. Salis a 126mila preferenze, Gaetano Pedullà sopravanza Maria Angela Danzì per il Movimento. Contano poco invece perché non superano lo sbarramento i risultati di Azione e Italia Viva, che ora non faranno altro che contare i decimali senza guardare il quadro generale. Primo nel Nord Ovest dietro Calenda c'è Alessandro Tommasi, il fondatore di Will, ora a capo di un movimento politico: 15mila preferenze. Per Italia Viva tutto come previsto: Renzi, Bonino, Paita, Taradash e Librandi. In una campagna così breve e polarizzata dai leader, non poteva andare diversamente.

fabio.massa@affaritaliani.it


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