Milano

Expo 2015 anche dietro le file un successo tutto italiano

di Ernesto Vergani

A pochi giorni dalla conclusione a fine ottobre, Expo 2015 Milano può essere una caleidoscopio delle virtù e dei vizi dell’Italia. Lo si dica subito: Expo 2015 è stato un successo. Onore al merito. Sono stati venduti più di 20 milioni di biglietti. Geniale è stato il tema, “Nutrire il pianeta/Energia per la vita”. Merito grande all’ex sindaco di Milano Letizia Moratti, che guidò il Comitato promotore. Si pensi a che cosa sarebbe stato con un tema come, per esempio, la robotica. Quante casalinghe del sud Italia sarebbero venute a Milano se Expo fosse stato dedicato alla robotica? Per completezza, va detto che il tema di Expo Saragozza 2008 fu l’acqua.

Ciò non sminuisce il pregio di Expo Milano. Anzi è stata fatto un ulteriore passo in avanti. Un cambio di paradigma. Purtroppo una questione come quella del cibo non poteva non porre l’accento (per via di atavici pregiudizi) più sulla sostenibilità – concetto giustissimo – e meno su innovazione e tecnologie – a partire da Internet. Anzi la sostenibilità sarà piena solo se abbinata all’innovazioni e alle nuove tecnologie (per esempio, si rifletta su applicazioni quali desalinizzare l’acqua di mare, utilizzare scarti alimentari, reinventare commercio e filiera grazie al cloud). Per chi ha visitato Expo nei primi mesi, a maggio, giugno, straordinaria era l’impressione di una macchina che funziona. Il merito va a tutta l’organizzazione, a partire dal commissario Giuseppe Sala.

Ordine, pulizia, con treni e metro che arrivano fino ai padiglioni. Persone, tanti giovani, contenti. Purtroppo negli ultimi mesi - e del resto anche questo è un segno di successo – le troppe lunghe code. Certo il contesto complessivo può ricordare i “non luoghi” di Marc Augé. Qualche intellettuale, pur riconoscendo la bellezza di alcuni padiglioni, ha sottolineato la semplicità culturale di molti messaggi. Ma Expo è una manifestazione mondiale, che deve piacere al canadese e all’indonesiano, al sudafricano e al russo. Un merito va anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha parecchio presenziato accogliendo capi di Stato in visita a Rho-Pero. Decisiva sarà la scelta sul futuro dell’area.

L’ideale sarebbe farne un centro, finanziato a livello globale, da istituzioni e Paesi, dove coniugare sostenibilità, innovazione e tecnologia nella filiera alimentare e del cibo. Expo 2015 ha anche avuto successo perché ha mostrato i difetti di tanti italiani: il qualunquismo e il disfattismo (capita di sentire in tv frasi del tipo “in Italia si parla tanto ma si fa poco”). Poco professionali servizi giornalisti che mostravano cartelli stradali in allestimento e due sacchi dell’immondizia abbandonati dietro a un padiglione a pochi giorni dal via (intanto milioni di viaggiatori dall’autostrada che costeggia l’area hanno visto per mesi operai al lavoro giorno e notte 24 ore su 24). Del movimento No Expo, di cui alcuni esponenti avevano distrutto, vigliaccamente a volto coperto, il centro di Milano, non c’è stata più traccia. Anzi sicuramente molti di essi si saranno messi in coda per entrare.

 







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