Milano
Fabio Minoli, candidatura in attesa. Già una volta era sfavorito e ha vinto
Sessant'anni, stimato dall'entourage di Matteo Salvini, potrebbe essere lui lo sfidante per il centrodestra di Giuseppe Sala alle prossime comunali
Fabio Minoli, candidatura in attesa. Già una volta era sfavorito e ha vinto
Fabio Minoli Rota è disponibile a candidarsi sindaco per il centrodestra. Non lo dice, ovviamente. Non lo esplicita, perché sarebbe offensivo verso i leader e sbagliato politicamente. E' sibillino: "Se son rose fioriranno". Ma non esistono rose senza spine. Certo, lato suo la situazione è stabile, lavorativamente parlando. Uno dei big di una multinazionale globale come Bayer, con una esperienza politica importante nel suo passato e la consapevolezza di saper organizzare squadre complesse. Skill da candidato sindaco? Sicuramente. Anche il non dover dipendere dalla politica per campare, come si dice adesso nelle segreterie di partito, aiuta non poco. Sessant'anni portati bene, elegante, stimato dall'entourage di Matteo Salvini, nell'ultimo Natale celebrato senza l'ansia da Covid era proprio al tavolo del segretario federale. E il Cavaliere? Lo conosce bene. Perché Minoli Rota è l'inventore e l'organizzatore dei Club Azzurri, prima cellula del partito che ha governato a lungo il Paese. Era segretario cittadino ai tempi di Albertini. E proprio una telefonata ad Albertini - secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano - è stata galeotta, questa volta.
Fabio Minoli Rota caldeggiava la sua candidatura, ed è finita che quando Albertini ha detto "no, grazie", a Giancarlo Giorgetti che lo chiamava ha fatto proprio il nome di Minoli. Niente di programmato, tutto spontaneo. Per Fabio Minoli Rota, una sorpresa. Era andato per candidare e si è ritrovato possibile candidato. Attende, dunque, in silenzio. Magari ricorda quando nel 2001, sconosciuto ai più, e in un collegio durissimo come quello di San Giuliano aveva fatto a pezzi (elettoralmente parlando) uno dei fratelli Targetti (Ds), uscente dalla Camera. Anche là partiva dietro, e sfavorito. Quindi, silenzio e self confidence. Tanto non serve parlare, perché i big si devono riunire, e pure in fretta.
Un altro che non parla è Riccardo Ruggiero, ex amministratore delegato di Telecom ai tempi in cui Beppe Sala era direttore generale. Quotazioni in ascesa per entrambi, mentre il tempo si esaurisce in quella che sembra una apnea pre-elettorale.
fabio.massa@affaritaliani.it