Milano
Fabrizio Corona, accuse dagli ex soci: "Soldi in nero a fiumi"
Corona, i testi cambiano versione in aula: "Giravano soldi in nero"
Corona, i testi cambiano versione in aula: "Giravano soldi in nero"
Al processo a Fabrizio Corona, imputato per i 2,6 mln di euro trovati nel controsoffitto di una sua collaboratrice e in Austria, alcuni testimoni ritrattano una prima versione fornita ai carabinieri durante le indagini e raccontano, tra molti "non ricordo" e reticenze, di avere versato o diviso dei soldi in nero con l'ex fotografo dei vip. Alla quinta volta che il pm Alessandra Dolci e il giudice Guido Salvini, presidente del collegio, gli chiedono se avesse mai preso soldi in nero, un ex collaboratore di Corona che si occupava anche di procacciargli clienti, ammette: "Si', ci siamo divisi dei soldi. E' successo in tante occasioni, quando ero presente, che Fabrizio ricevesse somme in nero. Scusate avevo detto una cosa diversa, ma soffro d'ansia, sono in cura, e davanti ai carabinieri ero molto agitato. In un'occasione, mi ricordo di avere fatto al 50% con Corona in una palestra a Roma: lui si e' tenuto 1000 euro, io 700". Un secondo teste, proprietario di una concessionaria online di auto e anche lui ex factotum di Corona, ha detto di avere dato "7-8mila euro, massimo 10mila" a Corona, frutto di eventi ai quali l'imputato prestava la propria immagine per fare pubblicita' a parucchieri, baristi, commercianti, discoteche. "Davanti ai carabinieri, sbagliando, mi ero messo un po' paura - si e' giustificato il teste - Non e' che i carabinieri mi chiamano tutti i giorni... Io andavo con lui, lo accompagnavo a questi eventi, e l'ho visto incassare tanti soldi in contanti. In una serata potevamo guadagnare anche 20mila euro". Invitato a fare esempi su un locale dove Corona sarebbe stato pagato in nero, dopo molti "non ricordo", il teste ne individua uno: "In una locale a Verona per milf ("donna di una certa eta'")". Infine, davanti ai giudici del Tribunale di Milano, e' comparso un terzo teste, proprietario di una stazione di servizio a Giulianova e padre di un giovane motociclista. "Per farlo conoscere ho versato con assegno 2000 euro a Corona perche' facesse con lui un servizio fotografico per un giornale". Nel corso della deposizione, incalzato con piu' domande, l'uomo, che aveva negato di avere dato "soldi in nero" nella sua prima versione durante le indagini, ha infine ammesso di avergli versato, attraverso un intermediario, altri soldi anche per una 'comparsata' del motociclista al 'Maurizo Costanzo Show'. "Fare correre un figlio sulle moto costa tantissimo - cosi' ha motivato il teste le sue passate reticenze - Volevo solo fare conoscere mio figlio, ma non lo faro' mai piu'. Siamo persone perbene e ora ci troviamo in un'aula di Tribunale". Giovedi' prossimo e' previsto l'interrogatorio in aula di Corona.
Teste: "Suo stagista voleva pagare 5mila euro per una foto"
"Fabrizio guadagnava tantissimo, tutti lo volevano" e "una volta una persona che voleva partecipare a uno stage con lui sul marketing voleva dargli 5mila euro solo per fare un foto con lui". Nell'aula del processo all''ex 'fotografo dei vip', un teste racconta il Corona 'macchina da soldi', figura che emerge con contorni nitidi nel dibattimento che lo vede imputato assieme alla sua collaboratrice Francesca Persi. L'uomo, agente di commercio e formatore nel campo del cinema, ritenendo Corona "il numero uno del marketing in Italia" aveva organizzato degli stage in cui l'ex 'fotografo dei vip' saliva in cattedra come docente. "Fabrizio guadagnava tantissimo e le spese erano tante - ha detto il teste che poi e' diventato collaboratore di Corona - i soldi entravano e uscivano come l'acqua minerale". Un altro teste, che pure si e' impegnato come procacciatore di clienti, ha raccontato di avere preso 1.000 euro dal titolare di un negozio di abbigliamento e di avere poi intascato una percentuale. "Poi l'ho messo in contatto anche con altri miei amici di facebook, tra cui 4-5 parrucchieri e un barista". Al termine delle deposizione, uno dei legali di Corona, l'avvocato Ivano Chiesa, ha fatto notare ai giudici che "e' una fatica mortale far dire alla gente quello che e' accaduto". "Noi abbiamo dato parere positivo all'acquisizione dei verbali di molti testi - ha aggiunto - ma se va avanti cosi' io li devo far richiamare tutti. Se il Tribunale dice che c'e' un tema provato, allora ne facciamo a meno, altrimenti dobbiamo strappare, tirare un dente alla volta a questi testi". Ragionamento, quello di Chiesa, a cui ha fatto eco l'altro difensore, Luca Sirotti. "Se ci dite - ha ribattuto il giudice Guido Salvini, presidente del collegio - che dobbiamo dare per assodato che Corona veniva pagato in nero, come detto da alcuni testi, ci chiedete un'anticipazione della sentenza". Tutti d'accordo invece nel disporre l'accompagnamento in aula di due testi che non si sono presentati, uno iperteso ("con tutte le cautele", e' stato precisato). Corona ha seguito l'udienza, come sempre, a fianco dei suoi difensori ed e' apparso piu' tranquillo rispetto alle altre volte.