Milano

Fadil, pm: "Morte per malattia, cause ignote". Omicidio: inchiesta archiviata

Il procuratore di Milano Francesco Greco sulla morte di Imane Fadil: "La consulenza spiega la malattia, ma non e' assolutamente possibile capirne la causa"

Fadil, il procuratore: "Morte per malattia, cause ignote"

"La consulenza ha dato una risposta certa sulla malattia, ma non e' assolutamente possibile capire la causa che l'ha generata". Lo ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco nella conferenza stampa sugli esiti degli accertamenti svolti dai medici legali sul corpo della testimone dei processi Ruby, Imane Fadil, morta il primo marzo scorso. La malattia accertata e' l'aplasia midollare a causa della quale il midollo ha smesso di funzionare. Al telefono con il suo legale poco prima della morte avvenuta a marzo, Fadil disse: "Sentivo che volevano avvelenarmi e farmi fuori".

Avviata la richiesta di archiviazione per l'inchiesta per omicidio

La Procura ha ad ogni modo depositato questa mattina la richiesta di archiviazione dell'inchiesta aperta per omicidio volontario sul caso di Imane. "La conclusione - spiega il pm Tiziana Siciliano nel corso di una conferenza stampa - è che non siamo in grado di dimostrare scientificamente che vi siano stati elementi esogeni in grado di causare la morte di Imane Fadil. La causa ultima di morte, che ora possiamo affermare con certezza grazie a una serie di approfondimenti che non hanno lasciato nulla al caso, è una aplasia midollare, le cui cause non sono state accertate come spesso accade con questo tipo di patologia".

Nelle consulenza depositata dal pool di medici legali incaricati dalla Procura di Milano di chiarire le cause della morte di Imane Fadil, si legge che "le scelte terapeutiche degli ultimi giorni, successive alla diagnosi formale di aplasia midollare, non sono state coerenti con tale diagnosi". Tuttavia, si precisa che "qualunque corretta terapia immunosoppressiva con o senza trapianto di midollo osseo, avrebbe richiesto molte settimane prima di poter modificare la storia clinica naturale di questa malattia. Per queste considerazioni - e' la conclusione - non vi sono elementi indicativi di profili di colpa medica. Ne' e' ipotizzabile una responsabilita' dell'equipaggio intervenuto a casa della ragazza qualche giorno prima del ricovero".

L'aplasia midollare, la malattia che ha ucciso Imane Fadil, "uccide 50 persone all'anno in Italia e spesso ha un esito fatale". Lo ha spiegato il pm Luca Gaglio nel corso di una conferenza stampa sull'indagine per chiarire le cause della morte di Imane Fadil. "L'aplasia midollare, associata a epatite acuta - si legge nella consulenza - costituisce un'entita' clinica estremamente rara e di estrema gravita' in cui l'esito infausto e' purtroppo frequente sia come conseguenza dell'insufficienza epatica che di quella emopoietica"

"Nella maggior parte dei casi di anemia aplastica, non e' possibile individuare alcuna causa eziologica e per tale ragione la malattia viene classificata come idiopatica". Lo scrive il pool di medici legali, guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, nella consulenza disposta dalla Procura di Milano per chiarire le cause della morte di Imane Fadil. In sostanza, i consulenti spiegano che e' difficile individuare le cause della malattia che, associate a un'epatite acuta, ha ucciso la modella marocchina. "L'Anemia Aplastica - aggiungono - puo' essere indotta da cause iatrogene (come nel caso di trattamenti chemioterapici p radioterapici necessari per la cura di molti tumori), ma solo raramente questi casi sono irreversibili. Esiste poi una lista di farmaci che possono essere associati al danno acuto della funzione midollare, ma solo eccezionalmente questi portano a forme irreversibili di danno midollare". Nella maggioranza dei casi considerati idiopatici, cioe' di malattia di cui non si conosce la causa, "il processo e' irreversibile spontaneamente, ma puo' rispondere ai trattamenti specifici immunodepressivi associati o meno al trapianto di midollo osseo". 

La telefonata di Imane al legale: "Sapevo di avvelenamento, non ho detto niente"

"Paolo, preparati. Io lo sapevo già, ma non ho detto niente finché non è arrivato il dottore a dirmelo stamattina. Mi ha detto che dai risultati sembra che qualcuno mi abbia avvelenata". Comincia così la telefonata, diffusa oggi dalla procura milanese, fatta il 12 febbraio da Imane FADIL, la teste del caso Ruby morta per un'aplasia midollare il primo marzo all'Humanitas di Milano, al suo ex legale Paolo Sevesi. "Il dottore mi ha chiesto: 'ma lei ha avuto questa sensazione (di essere stata avvelenata, ndr)?' - prosegue FADIL al telefono con Sevesi -. E io gli ho detto: 'io lo sapevo già, me lo sentivo che volevano avvelenarmi e farmi fuori, però non ho detto niente a voi perché era giusto che vi rendeste conto voi della cosa'. E lui mi fa: 'noi pensiamo che ci sia una sorta di complotto nei suoi confronti'". E a quel punto che Sevesi si introduce nella conversazione: "Devo parlare con i medici al più presto - dice alla sua assistita -. L'importante è intanto tu ti prendi nome e cognome del medico. Facciamo tutte le cose che dobbiamo fare, Imane, non ti preoccupare". 

"Hanno aspettato a dirmelo perché volevano essere certi dei risultati - prosegue la giovane nella telefonata -. Sono venuti a dirmelo stamattina il medico con un'altra dottoressa. Non hanno detto nulla ai miei, perché è la prima volta che li vedono, sono arrivati oggi". La reazione di Sevesi è sorpresa: "Decisamente non me l'aspettavo", le risponde. "Io invece sì - prosegue FADIL - lo sapevo, perché stavo morendo eh, io sapevo che qualcuno aveva fatto qualcosa. L'ho anche un po' fatto capire, solo che non volevo esagerare. E poi era giusto che non lo dicessi io ma che i medici ne avessero la certezza. Ora tu vieni a parlarci". "Adesso mi organizzo - le risponde l'ex avvocato prima che cada la linea - appena rientro a Milano la prima cosa che faccio è venire a trovarti. Tu rimettiti in forma, Imane, tanto il peggio l'hai passato, mi sembra". 







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