Milano

Fase 2 Coronavirus, Fontana: "La riapertura regionalizzata fa danni"

Secondo il governatore lombardo l'interconnessione produttiva e commerciale creerebbe caos e rischi se l'Italia riaprisse con tempi diversi da regione a regione

Fase 2, Fontana: "La riapertura regionalizzata fa danni"

La riapertura 'regionalizzata' "credo sia una riapertura monca, zoppa che non consentirebbe un equilibrato sviluppo neanche alle regioni che aprono". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana intervistato a Radio 24 in 24Mattino. "C'e' una tale interconnessione tra le varie filiere produttive, tra le varie attivita' commerciali che c'e' il grosso rischio che faccia piu' danni che vantaggi un'apertura cosi', a spizzichi e bocconi, a macchia di leopardo".

Come ha spiegato Fontana, "se si tratta dell'apertura del negozio di vicinato va benissimo che le cose siano diverse, ma sono assolutamente convinto che la riapertura debba avvenire quando il rischio del contagio si sia concluso o sia vicino alla conclusione su tutto il territorio perche', per le connessioni e i collegamenti che saranno necessari, c'e' il rischio che il contagio possa riprendere". "La valutazione deve essere fatta nella globalita' - insiste -. Ho sempre detto che la riapertura deve essere subordinata alla sicurezza. Fintanto che non si individuera' un vaccino noi dovremo convivere con questo virus, perche' non potremo per tutta la vita dividere l'Italia e le parti contagiate lasciarle escluse dalle altre. Temo che la necessita' di convivere con il virus debba durare ancora parecchi mesi" ha concluso.

L'ospedale realizzato in fiera a Milano, adesso al centro delle polemiche, e' stato realizzato in un momento critico, in cui mancavano i letti in terapia intensiva, potra' servire in futuro, spiega il presidente della Regione Lombardia. Che rivendica: "Una volta che viene fatta una iniziativa che va nella direzione di programmare il futuro, viene subito contestata". "Spero - ha aggiunto - che questo ospedale si svuoti e che nessuno ci rientri. Ma e' stato costruito nel momento del massimo picco e quando ormai i posti nelle terapie intensive erano finiti e noi temevano che la cosa andasse avanti. Grazie a Dio non e' stato cosi', ma noi dovevamo, richiesta fatta dagli esperti, preparare una diga nel caso in cui si fosse verificato il superamento dell'argine da parte dell'epidemia. E' una previsione, e' qualcosa che puo' servire per il futuro, che mi auguro non debba mai servire". Come sara' utilizzato l'ospedale della fiera in futuro "sono scelte che spettano agli esperti" spiega Fontana. Che aggiugne: "un'altra contestazione mossa all'Italia e' che ha 5 volte in meno i posti di terapia intensiva rispetto alla Germania. E allora cerchiamo di aumentarli, di avvicinarci alla Germania. E non sono il solo che ha avuto questo pensiero. In questa direzione e' andato anche Bonaccini e pare anche il governo se e' vero come e' vero che il ministro Speranza mi ha detto che vorrebbe realizzare qualcosa di analogo al centro e al sud. Noi dobbiamo cercare di guardare al futuro". Quanto all'altra 'polemica' e cioe' che all'ospedale della fiera si stanno trasferendo malati da altri ospedali, il governatore chiarisce che si tratta di una richiesta fatta dagli esperti. "Trasferire li' dei pazienti che si trovano nelle terapie intensive di altri ospedali - dice - e' una proposta fatta dai nostri esperti per cercare di liberare gli ospedali. Oggi le terapie intensive sono all'interno delle sale operatorie. Se vogliamo che gli ospedali tornino a operare chi ha l'ernia o altre patologie bisogna liberare le sale operatorie".

"Noi stiamo chiedendo da due anni di darci la possibilita' di assumere piu' medici ed infermieri e quando parlavo di autonomia usavo sempre questo esempio. Purtroppo la storia mi ha dato ragione", ha detto Attilio Fontana. "Se avessimo potuto assumere piu' medici e infermieri, avendo le risorse per farlo, ed essendoci invece impedito da una legge nazionale, la Finanziaria del 2014, forse - conclude - avremmo potuto affrontare con meno ansia anche questo evento".  "I dispositivi di sicurezza avrebbero dovuto esserci procurati da chi deve gestire le emergenze nazionali, è compito dello Stato. Non è un'accusa ma un dato di fatto: anche noi abbiamo cercato di comprare nel mondo e non era facile trovare i dispositivi. Sui dispositivi noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto e lo Stato ha fatto quello che ha potuto, abbiamo cercato di supportare lo Stato nella ricerca di questi dispositivi che oggettivamente non c'erano", sottolinea Fontana.







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