Milano
Fatima era "pronta al martirio". Foreign fighters, pm svelano la rete di arruolamento
Maria Giulia Sergio, alias Fatima, sarebbe stata "disponibile all'esecuzione di qualsiasi azione richiesta dall'organizzazione compreso il martirio". Lo scrivono il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Paola Pirotta nel decreto di fissazione dell'udienza preliminare a carico della ragazza partita per la Siria da Inzago e di altre 10 persone. Stando a quanto ricostruito dalla Procura di Milano, gli indagati "si associavano tra loro, e con numerose altre persone il cui ruolo e' emerso nel procedimento (ad esempio Ahmed Abu Alharith, non meglio identificato, coordinatore dell'arrivo dei foreign fighters nel territorio siriano e del successivo smistamento; Bassiouni Abdallah, cittadino libico non meglio idnetificato, coordinatore dell'invio dei 'combattenti' dalla Libia verso la Siria; Abu Sawarin, responsabile dei 'francesi' in arrivo nel territorio dallo Stato Islamico e numerosi altri), all'interno dell'organizzazione terroristica sovrannazionale denominata 'Stato islamico', allo scopo di commettere atti di violenza con finalita' di terrorismo e in particolare di partecipare alle varie attivita' terroristiche realizzate dallo stato islamico sia all'interno del territorio siriano che all'esterno dello stesso".
ADDESTRATA ALL'USO DELLE ARMI - Sempre stando a quanto riportato dai pm, 'Fatima', dopo essersi sposata a Treviglio con Aldo Kobuzi il 17 settembre 2014 "allo scopo di poter raggiungere il territorio dello stato islamico e dopo averlo raggiunto via Turchia arrivando quindi nella cittadina di Sed Forouk in Siria, determinava a compiere analoga scelta la sorella Marianna e i propri genitori attraverso incessante attivita' di indottrinamento/arruolamento e organizzava il relativo viaggio dall'Italia verso la Siria attraverso la struttura dell'I.S. a cio' preposta, nonche' si addestrava all'uso delle armi sia lunghe che corte, ed essendo infine disponibile all'esecuzione di qualsiasi azione richiesta dall'organizzazione, compreso il martirio". Alla sorella della presunta jihadista, Marianna, viene contestato tra l'altro di avere svolto un'"attivita' di indottrinamento/arruolamento anche nei confronti di altre donne e in particolare nei confronti della cittadina ucraina Lupan Yevdokiya 'Dunia', ribadendo in piu' occasioni la piena legittimita' e doverosita' delle azioni di natura terroristica perpetrate dallo Stato Islamico ai danni di obiettivi occidentali, minoranze religiose (sciiti in particolare) e ostaggi".
IL PADRE E LA RACCOLTA DI DENARO PER IL VIAGGIO IN SIRIA - Quanto al papa' di 'Fatima' e Marianna, Sergio Sergio, i pm sostengono che in concorso con la moglie Assunta (nel frattempo deceduta) avrebbe venduto "mobili e suppellettili di casa" e si sarebbe licenziato "per reperire il denaro necessario per finanziare il viaggio incassando la somma di 25mila euro". Soldi che, nella ricostruzione dell'accusa, dovevano servire a lui, alla moglie e a Marianna, per raggiungere 'Fatima' in Siria e unirsi alla causa dello 'Stato Islamico'. Tra le fonti di prova citate dai pm, ci sono telefonate intercettate via Skype, gli interrogatori di alcuni indagati tra cui la stessa Marianna e il decreto di latitanza di 'Fatima'.
COSI' AVVIENE L'ARRUOLAMENTO DEI FOREIGN FIGHTERS - L'inchiesta su Fatima ha permesso di "ricostruire la rete sovrannazionale che organizza i trasferimenti dei cosiddetti foreign fighters verso il cosiddetto stato islamico e il loro arruolamento e addestramento militare". Lo scrivono il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Paola Pirotta nel decreto di fissazione del giudizio a carico della ragazza, che si troverebbe in Siria, e di altre 10 persone. In una 'sintesi' delle indagini riportata nel decreto, i magistrati scrivono che "e' emerso in modo chiaro il flusso continuativo e particolarmente consistente dei cosiddetti foreign fighters da numerosissimi paesi, e la capacita' dell'organizzazione terroristica di smistare i volontari qualunque fosse la provenienza". "Dall'ascolto delle conversazioni intercettate - si legge ancora nel documento - e' emersa inoltre l'effettiva operativita' delle regole previste per raggiungere lo Stato Islamico gia' diffuse in rete tramite svariati manuali". I reati di cui sono accusati gli indagati sono associazione a delinquere con finalita' di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalita' di terrorismo. Nei loro confronti lo scorso primo luglio era stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Tra le persone per le quali e' stato chiesto il processo figurano il marito di Maria Giulia, l'albanese Aldo Kobuzi e la sorella 19enne della uomo, Serjola. Al momento di Maria Giulia non si hanno piu' notizie e risulta tutt'ora latitante.
L'ESULTANZA PER LA STRAGE DI CHARLIE HEBDO - Durante le intercettazioni effettuate dalla Digos di Milano, la 28enne di Inzago si era lasciata sfuggire di trovarsi nel nord della Siria vicino a Raqqa, zona ora pesantemente colpita dai bombardamenti della coalizione anti Isis, dopo gli attentati di Parigi. Dopo essersi convertita all'Islam nel 2008 Maria Giulia aveva cambiato il nome in Fatima e aveva iniziato un percorso di radicalizzazione, sfociato nel settembre 2014 nel matrimonio con il presunto jihadista albanese Aldo Kobuzi. Pochi giorni dopo il matrimonio i due erano partiti per la Siria dove si sono uniti allo Stato Islamico. In altre intercettazioni Fatima gioiva per la strage di Charlie Hebdo e via sms scriveva: "Cosa gradita per i fedeli!!! Dio e' grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli dalle loro mani". L'udienza preliminare davanti al gup di Milano Donatella Banci Buonamici comincera' il 21 dicembre 2015 nell'aula 30 del settimo piano del Palazzo di Giustizia.