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Fdi-Lega, la guerra è a Como. A Sesto grande bagarre nel centrosinistra

Fdi-Lega, la guerra è a Como

Scaricherà là, su Como. Prima di tutto sulle amministrative che si terranno tra pochi mesi. La lite tra Fratelli d'Italia e Lega avrà epicentro nel regno (ancora per poco) di Mario Landriscina,  un civico vicino alla Lega del quale Fdi osteggia la candidatura. Ma pure il Carroccio pare non sia affatto contento. E quindi? Quindi guerra aperta.

Elezioni a Monza, tranquillo il sindaco uscente che si ricandida

Più vicino al capoluogo ci sono poi due luoghi dove qualche scaramuccia ci potrebbe essere. Il primo è Monza, dove il sindaco uscente Dario Allevi arriva proprio dall'esperienza di An, poi finito in Forza Italia. Lui rassicura: "Non ci sarà nessuna scossa. Abbiamo ufficializzato la ricandidatura subito dopo la pausa natalizia, avendo preventivamente parlato con i livelli di tutti e tre i partiti. Non ho fatto mezzo rimpasto, non ho avuto un momento di frizione. Qui si va avanti tranquilli". Indubbiamente Dario Allevi, tra i tre sindaci che vanno al voto, è quello più tranquillo perché Monza non è una città tradizionalmente schierata con il centrosinistra, ma ha cambiato più volte colore.

A Sesto San Giovanni in difficoltà il centrosinistra

Dove si potrebbe pensare che la destra sia in difficoltà è Sesto San Giovanni. Chiamata la Stalingrado d'Italia, per la prima volta ha cambiato colore cinque anni fa, con Roberto Di Stefano sindaco e Monica Chittò sconfitta. Dopo cinque anni non è il centrodestra, malgrado i conflitti a livello nazionale, ad essere in difficoltà: "Se ci saranno scaramucce saranno puramente elettorali - spiega ad Affari Roberto Di Stefano, il sindaco - Per il resto io ho in giunta un assessore di Fratelli d'Italia fin dall'inizio, anche se non avevano una rappresentanza consiliare. Quindi, da parte mia non ci sono problemi". La tranquillità di Di Stefano è dovuta anche al fatto che il Pd è in altissimo mare. Tensioni forti dilaniano il partito, al punto che in una chat il segretario locale Tremolada ha informato che Silvia Roggiani, la segretaria metropolitana, aveva stoppato la procedura per arrivare alle Primarie. Il motivo? Tentare per 10 giorni di allargare l'alleanza, che ad oggi è rigidamente "di sinistra", con Pd, Sinistra Italiana, Articolo 1, Verdi e una lista civica ancora non costituita.

A Sesto San Giovanni un modello Sala  al contrario

L'obiettivo è di riuscire a includere Azione e Italia Viva, che secondo rumors avrebbe provato - invano - a chiedere a Vimercati di candidarsi alle Primarie. Allo stesso modo il Pd aveva pensato di chiedere a Fabio Terragni, che però pare non abbia dato la sua disponibilità. Il partito locale intanto è diviso: da una parte il capogruppo in consiglio Lombardo vorrebbe puntare su Umberto Leo, che però è inviso a Giorgio Oldrini e a Monica Chittò. Insomma, i Balcani. Eppure pare che proprio a Sesto si stia realizzando un modello Sala al contrario: così come il Beppe milanese ha di fatto osservato il centrodestra autodistruggere qualunque possibilità di riconquistare il capoluogo, allo stesso modo Di Stefano sta alla finestra a godersi lo spettacolo. Insomma, a queste latitudini gli scontri tra Fratelli d'Italia e Lega sembrano non importare più di tanto. Perché a sinistra è guerra atomica e stallo totale.

fabio.massa@affaritaliani.it

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA GIORGIO OLDRINI

Egregio Fabio Massa, come forse saprai sono un vecchissimo giornalista ed ho letto con un po' di sconcerto il tuo articolo su Sesto San Giovanni. Quando ero un praticante mi avevano insegnato che se si cita una persona in un articolo, prima lo si contatta e gli si chiede se quel che sappiamo risponde al vero. Non ho mai avuto il piacere di parlare con te, nonostante la facilità con cui mi si può raggiungere. So che sono vecchio e le regole del giornalismo che conosco io sono ormai fuori moda, ma continuo a ritenere una scorrettezza quella che hai fatto nei miei confronti. Spero vorrai pubblicare questa mia smentita.

LA RISPOSTA DI FABIO MASSA

Al netto delle lezioni di giornalismo, che generalmente vengono impartite da giornalisti e non da politici (come è Giorgio Oldrini, per il suo lavoro degli ultimi lustri legittimamente più vicino alle tessere che al tesserino), non si capisce quale sia la smentita. Che il Pd a Sesto sia dilaniato? Che Umberto Leo sia inviso a Giorgio Oldrini e Monica Chittò? Che il capogruppo in consiglio voglia puntare su Leo? Che Terragni non sia disponibile? Accolgo dunque la smentita di Oldrini, ma non si capisce se contiene una notizia, ovvero che sostiene Leo. Ci toglieremo il dubbio solo vivendo, e invece sarebbe bastato essere un poco più trasparenti.

 

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