Milano
I capolavori fuori dal tempo di Felice Casorati in mostra a Palazzo Reale
A Milano una esposizione che raccoglie alcune delle più grandi opere di Casorati, Maestro dalla visionarietà destabilizzante, costantemente sospeso tra classicismo e modernità, ordine e inquietudine, razionalità e magia

I capolavori fuori dal tempo di Felice Casorati in mostra a Palazzo Reale
Silenziose, sospese nel tempo, meravigliosamente fragili. Le figure di Felice Casorati sembrano esistere dentro ad un incantesimo. Protagoniste di una dimensione che per tanti aspetti e dettagli ricorda il nostro quotidiano. Ma che allo stesso tempo se ne discosta, ne differisce per qualità e rarefazione. Respirando immerse in una atmosfera eterea, enigmatica e pensosa, spesso di sottile e struggente malinconia, le creature e gli oggetti dipinti dall'artista piemontese restano materia sfuggente. Presenti davanti all'osservatore con un magnetismo totemico che cattura, risucchia ed avvolge, ma contemporaneamente lontanissime, trascendenti il tempo e lo spazio.
A trentacinque anni dall’ultima grande retrospettiva a Milano, quella curata nel 1990 da Claudia Gian Ferrari, Felice Casorati torna protagonista a Palazzo Reale con una mostra che restituisce tutta la profondità del suo universo artistico. Curata da Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli, l’esposizione raccoglie oltre cento opere, tracciando un cammino che esplora l’intera parabola creativa del maestro italiano. Un percorso in quattordici sale, ciascuna dedicata a una fase della sua produzione: dagli esordi veristi e poi simbolisti al periodo secessionista, dalle tensioni metafisiche all’incontro con il Realismo Magico, sino alla maturità caratterizzata da un linguaggio più rarefatto e sintetico. Stagioni diverse, ma con una unità di visione e di espressione evidenti e cristalline.

Le ereditiere (1910)
Casorati e la ricerca di un ordine universale
“Freddo, cerebrale, passatista, inattuale, accademico": così quelli che lui stesso definiva i suoi "candidissimi detrattori" elencavano le caratteristiche che ritenevano più deteriori della sua arte. "Un orditore di una pittura separata dalla vita e di forma vuota". Volevano sminuirne il valore. In realtà ne individuavano - anche correttamente - l'aspetto esteriore. Fermandosi tuttavia a quello, senza apparentemente cogliere il senso di mistero immanente che sovraordina e pervade l'operato di Casorati. Lui che si era inizialmente immaginato musicista, che aveva compiuto studi di Giurisprudenza e poi di matematica. Una percorso formativo che dunque lascia tracce macroscopiche sul modo in cui l'artista doveva osservare e interpretare il mondo. Ricercandone la regola, il numero, l'armonia. L'ordine universale come indizio di una intelligenza oltreumana. La cui scintilla alberga anche e soprattutto nelle piccole cose quotidiane del mondo. In uno sguardo, in un gesto, in un respiro trattenuto. Sotto l’apparente ordine formale si cela un universo irrequieto: la sua arte non è pura celebrazione della misura, ma un’indagine sullo spazio interiore, sulla solitudine e sulla riflessione esistenziale. L’equilibrio tra volumi, la staticità delle pose, la misurata alternanza tra pieni e vuoti conferiscono ai suoi dipinti una forza evocativa quasi teatrale, dove ogni dettaglio sembra rimandare a un significato più profondo. Una grammatica visiva rigorosa e solenne, che si riallaccia alla tradizione quattrocentesca italiana, da Piero della Francesca ad Antonello da Messina, ma che risuona con le inquietudini contemporanee di un Giorgio de Chirico.
Numerosi sono gli episodi memorabili nell'allestimento di Palazzo Reale, che consente di contemplare nello stesso spazio opere che da oltre cinquanta anni non era possibile ammirare nel medesimo contesto. Merito del lavoro sinergico che ha condotto a prestiti da prestigiose istituzioni italiane, tra cui la GAM di Torino, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e il Mart di Rovereto, oltre a importanti collezioni private.
Dagli esordi simbolisti al Realismo magico
Si parte dagli esordi simbolisti con "Ritratto della sorella Elvira" (1907), prima opera che impose Casorati all'attenzione pubblica e dipinto con cui si apriva anche il percorso della Biennale di Venezia del 1952. La giovane figura femminile emerge da un’ombra soffusa, un’apparizione misteriosa ed austera. Quest’opera segna il primo passo verso la ricerca introspettiva dell’artista, che si intensificherà in dipinti successivi come “Le ereditiere” (1910), dove la solennità delle figure statiche e la composizione rigorosa rivelano già un’inclinazione alla sospensione metafisica.

Le signorine (1912)
Nel 1912 l'approdo al simbolismo di Casorati è folgorante: “Le signorine” è un'opera in cui chiarezza formale e definizione dei dettagli non fanno che accrescere una sensazione di incomprensibilità ed assurdo che si insinua nell'animo dell'osservatore più questi si sofferma a studiarne i dettagli, i richiami, le allusioni. Una formidabile rielaborazione mediterranea delle allegorie secessioniste mitteleuropee. Ma nel volgere di pochi anni l'artista conduce già ad altri esiti la sua ricerca. Nel 1919 uno dei suoi capolavori indiscussi, “Una donna” o “L'attesa”. Le avanguardie francesi e la Metafisica sono già state assorbite e metabolizzate da Casorati, che abbandona ormai il realismo a favore di una composizione sintetica funzionale alla creazione di uno spazio inequivocabilmente interiore e mentalizzato. Anni di fermento, fertilissimi.

Una donna o L'attesa (1919)
Già nel 1922 l'artista vive una nuova rivoluzione aprendosi al Quattrocento italiano. Ed il dialogo con Piero della Francesca porta a un'altra opera eccezionale quale “Silvana Cenni”, in cui la monumentalità della figura e il senso di immobilità evocano esplicitamente per la prima volta modelli rinascimentali. Suggestivamente, la tensione psicologica che attraversa il dipinto è paragonabile a quella de “L'attesa”, pur nella profonda cesura stilistica tra le due opere. Questo periodo è segnato dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1924, da cui provengono capolavori come "Meriggio" e "Concerto". In quest'ultimo dipinto, la geometria rigorosa delle figure e la fissità dello spazio trasmettono una tensione quasi astratta, trasformando la scena in una meditazione sul silenzio e sul tempo.

Silvana Cenni (1922) - Particolare
Gli anni della maturità e l'attività teatrale di Casorati
La mostra prosegue con le opere degli anni Trenta e Quaranta, in cui la rigidità geometrica si ammorbidisce per lasciare spazio a una maggiore liricità. "Le sorelle Pontorno" (1937) e "Donne in barca" (1933) incarnano questa nuova sensibilità, in cui la figura femminile diventa il fulcro di una narrazione più intima e riflessiva. La luce, sempre calibrata con precisione, scolpisce le forme con delicatezza, dando vita a una pittura che si fa quasi musicale. L’ultima parte della mostra è dedicata agli anni Cinquanta, quando Casorati si concentra su nature morte di straordinaria essenzialità, come "Uova su fondo rosso" (1953), in cui pochi oggetti sembrano dialogare con lo spazio circostante in una composizione di perfetto equilibrio.
Il percorso si chiude con una sezione dedicata alla sua attività teatrale, testimoniata dai bozzetti per scenografie e costumi realizzati per il Maggio Musicale Fiorentino e la Scala di Milano. Qui si coglie la continuità tra la sua pittura e il suo lavoro scenografico: lo stesso rigore compositivo, la stessa tensione verso una dimensione sospesa, carica di significati nascosti.
Classicismo e modernità, ordine e inquietudine, razionalità e magia. Una visionarietà destabilizzante. La mostra milanese conferma e rinsalda la forza del mistero casoratiano. Artista non solo "fuori dal tempo", come lo definì Roberto Longhi, ma oltre il tempo.