Ferlini dice no, riformisti in rivolta. Il primo errore di Sala. Il commento
La sinistra del Pd gioisce, qualcuno tira un sospiro di sollievo...
di Fabio Massa
Il primo, grande, errore. Nulla di irrimediabile, per carità. Magari domani, alla presentazione della Lista Sala, ci sarà lo sfoggio di un riformismo che supera le aspettative. Difficile prevederlo, visti i nomi che sono filtrati, di grande pregio ma non di estrazione marcatamente e storicamente riformista. Ma la rinuncia di Massimo Ferlini, dal Pci alla CdO alla mancata candidatura con Beppe Sala, è sicuramente qualcosa che peserà nelle logiche future. La sinistra del Pd gioisce, qualcuno tira un sospiro di sollievo. In fondo, spiegare perché uno di Cl doveva stare con Sala era cosa impegnativa. E mettere un tassello scomodo seppur ampiamente riformista, era ancora più impegnativo. E se fosse una gara tra destra e sinistra, come lo fu nel 2011, quando Pisapia doveva prima di tutto rigalvanizzare un lato della città, quello sinistrorso (ma allargando eh! Ricordate le polemiche sulla ciellina Sec…), da troppo tempo depresso da candidature chic e di concetto, tutte legalità, distintivo e senza idee, ecco, se fosse quella gara, allora potremmo dire che la mancata candidatura di Ferlini sarebbe anche un mancato errore. E quindi, qualcosa di positivo.
Il problema è che così non è. Si gioca al ballottaggio, questo giro. Come scrivevamo ieri, lenti lenti lemmi lemmi si va verso quell’esito ampiamente prevedibile. Nel 2011 la lotta era arrivarci al ballottaggio, impedendo a Donna Letizia di prendersi tutto al primo turno. Mica troppo ottimisti, allora. Oggi sì, il ballottaggio sembra cosa scontata. Ci si prepara al ballottaggio senza grandi dubbi. Si gioca a ridurre il campo possibile di alleanze dell’avversario. Altrimenti si perde, e si perde pure male, a sinistra. Chiaro che gli uomini di Cuperlo sotto la Madonnina non potrebbero mai accettare l’ipotesi che anche Cl, anche una parte della CdO, anche i renziani di destra, potrebbero contribuire alla vittoria. Ma è così. Invece, il fuoco di sbarramento ha funzionato, e Ferlini, da signore, si è ritirato senza colpo ferire. Ha parlato per due giorni, fitto fitto, con Beppe Sala. Una serie di telefonate. Poi, l’addio. La riduzione di un campo che poteva allargarsi. L’erezione di uno steccato che, se sommato ad altri, potrebbe dare vita a un recinto.
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