Milano
Figli con due mamme, De Marchi (Pd): “Non riconoscerli è accanimento”
“Decisione che va in una direzione che non riconosciamo”. Così Diana De Marchi sulla sentenza della Corte d'appello. L'intervista
Figli con due mamme, De Marchi (Pd): “Non riconoscerli è accanimento”
“Purtroppo il rischio c’era, i riconoscimenti di bambini nati all’estero con due mamme erano già stati impugnati. La decisione della Corte d’appello civile di Milano va in una strada che non è quella che noi riconosciamo e secondo me non è neanche riconosciuta dalla società”. Diana de Marchi, consigliera Pd e presidente della Commissione pari opportunità e diritti del Comune di Milano, intervistata da Affaritaliani.it Milano, così commenta la decisione della Corte d’appello che ha accolto il ricorso della Procura e ha annullato le trascrizioni degli atti di nascita di figli concepiti all’estero da coppie di donne con fecondazione assistita. I bambini non potranno così essere iscritti all’anagrafe con il nome di entrambe le mamme.
Cosa ne pensa di questa sentenza?
Sinceramente credo che sia antistorico e anche sbagliato nella costruzione del percorso di famiglie che sono famiglie che hanno la stessa dignità di altre. Nel senso che due mamme sono due mamme con pari dignità. Il riconoscimento viene fatto anche sulla base della legge 40 che obbliga il padre a riconoscere il figlio, è la stessa cosa. Le mamme chiedono di essere riconosciute come genitori, e così si toglie la responsabilità genitoriale che loro stesse chiedono di avere.
Manca il terzo grado di giudizio
Manca la Cassazione ma è difficile che possa succedere qualcosa. Temo che ci sarà questo obbligo di adottare e non è giusto perché significa che non c’entri con quella famiglia, mentre il concetto era di una famiglia con entrambi i genitori che vogliono prendersi pari responsabilità.
Il sindaco Sala interverrà come ha fatto lo scorso giugno, riconoscendo figli di coppie omogenitoriali e colmando così un vuoto legislativo?
Il sindaco non può ora intervenire per risolvere questo vuoto legislativo. Lo scorso giugno c’era stata una riunione a Torino con tutti i sindaci ed eravamo andati anche in Europa a chiedere un sostegno. Anche perché Sala aveva chiesto di essere ricevuto dalla ministra per la famiglia Eugenia Roccella che non gli aveva nemmeno risposto quindi era andato in Europa per crearsi delle alleanze. Ora non può fare nulla, trattandosi di una sentenza. Sicuramente ci sarà una battaglia di valori, il Comune ha questa visione e lo ha dimostrato. In questa fase però non so cosa possa fare, sicuramente non siamo mai andati contro la legge. C’era un vuoto e abbiamo introdotto queste modalità in quel vuoto. La presa di posizione di valori c’è ma dal punto di vista legale non so come andrà. Questa amministrazione quello che ha fatto lo ha fatto perché erano azioni concrete. Fare azioni di immagine che però non aiutano le famiglie no. Qui ora c’è da lavorare per una legge che riconosca le famiglie per quello che sono, ed equipari come la legge 40 pari responsabilità anche alle due mamme, pari responsabilità a entrambi i genitori.
Secondo lei potrebbe arrivare a breve questa legge?
Il momento storico non mi sembra quello più orientato a lavorare su questa legge. Da pare nostra, dell’opposizione, c’è una ferma volontà di andare avanti. Il contesto però non mi sembra che abbia a cuore questa battaglia. Noi non molleremo a livello parlamentare però il contesto è complicato. Il ricorso della Procura era stata appoggiata dal Ministro dell’Interno.
Come Commissione pari opportunità e diritti come porterete avanti la battaglia?
Mi relazionerò con l’assessora Gaia Romani come già era accaduto. Io facevo le trascrizioni ma di fatto era l’assessorato che insieme al sindaco aveva fatto questa scelta precisa, scelta che si poteva fare in quel momento quando non c’erano ancora elementi che bloccavano come la sentenza. Mi relazionerò con lei e faremo un momento di approfondimento per capire. La battaglia valoriale la confermo, sia come Commissione che come Comune.
Come Comune cosa farete?
Credo sia il caso di sentire anche le altre amministrazioni e capire insieme cosa fare. Perché non è un Comune da solo, anche se il Comune di Milano ha fatto spesso da traino nella battaglia dei diritti, bisogna allearsi, com’era successo a Torino. Vorrei proporre una commissione per capire cosa è successo con l’obiettivo di trovare un’alleanza forte come quella di Torino per andare avanti verso una legge. Per me è un dolore pazzesco, noi ci crediamo, è antistorica e anche discriminatoria questa decisione. Significa non capire quanto è evoluto l’essere genitore, perché non glielo devi far fare con tutte le responsabilità da genitore? Il rischio è quello di andare a riprendere le trascrizioni di bambini fino a 2 anni di età.