Milano

"Fino a qui noi siamo": Mutinelli in mostra tra erotismo e ironia

Après-coup Arte di Milano ospita la personale di Elena Mutinelli “Fino a qui noi siamo”. Erotismo e ironia per riflettere sul genere umano dal 31 gennaio

"Fino a qui noi siamo": Mutinelli in mostra tra erotismo e ironia

La Galleria d’arte contemporanea Après-coup Arte di Milano, via Privata della Braida 5, e il direttore artistico Sarah Lanzoni, hanno il piacere di ospitare la personale di Elena Mutinelli “Fino a qui noi siamo”.

Saranno 28 le opere in mostra, inclusa un’installazione composta da 3 sculture.

La mostra, visitabile fino al 29 marzo, di questa talentuosa artista intende valorizzare il concetto di: “Un’umanità viva, forte e pulsante che lotta instancabilmente per la sopravvivenza e per difendere le memorie di cui rischia di rimanere orfana”, così come afferma Elena Mutinelli.

Il percorso espositivo si configura come una metafora della vita, ovvero, come una storia di cui non si conosce il finale. Le opere, molte delle quali inedite, cariche d’erotismo e ironia, suggeriscono al riguardante di costruire una propria linea narrativa e lo inducono a riflettere su vizi, virtù, tabù, contraddizioni e aspirazioni del genere umano.

La connessione tra le sculture, le tavole scolpite e i disegni presentati presso la Galleria Après-coup Arte, non è solo di natura iconografica e iconologica ma riflette anche il sentire della Mutinelli, intende rispettare lo slancio irrazionale che contraddistingue l’approccio al suo lavoro.

Ogni opera va intesa come un’allucinazione, un’idea colta nell’istante in cui si manifesta per la prima volta, una folgore in grado di rapire improvvisamente l’osservatore.

La sua arte restituisce sacralità al corpo in quanto tempio in grado di comunicare messaggi importanti e di “parlare” attraverso la forma, l’energia e la forza che emana. I corpi nudi, scolpiti o disegnati, appartengono a esseri liberi, siano essi uomini, donne, dèi, semi-dèi, eroi antichi e moderni, figure mitologiche o creature ibride scaturite direttamente dalle sue ossessioni.

Le sue figure ibride, rese con eguale forza espressiva e pari capacità tecniche, sia che impieghi il marmo, sia che si esprima con l’argilla o il bronzo, sconfinano in una mostruosità enigmatica e affascinante.

“Fino a qui noi siamo” è una citazione rubata alle “Elegie duinesi” di Rilke e richiama anche il titolo scelto per una scultura inedita, esposta per la prima volta in questa mostra.

Se contestualizzata rispetto alla produzione della Mutinelli può diventare un’espressione poetica capace di indurre alla riflessione sull’urgenza di ripristinare i confini dello spazio vitale di ogni individuo, il limite tra reale e virtuale, tra essere e non essere di shakespeariana memoria.

Il mistero, l’inconscio e l’esplorazione dell’invisibile sono alcuni degli elementi chiave che accomunano le opere della personale e l’intera produzione della scultrice, indagati a fondo in passato da importanti esponenti di correnti artistiche internazionali nate tra Ottocento e Novecento.

Certe figure con gli occhi chiusi realizzate da alcuni maestri del simbolismo europeo, sembrano rivivere nei volti della Mutinelli, come nell’opera “Di te solo le ossa” in cui l’azione di chiudere le palpebre è evocazione della notte, segna i confini fisici dell’essere umano e, con esso, i confini dell’invisibile.

La scultrice si addentra in profondità nei meandri del pensiero di Seneca e Ovidio, nella poesia e nella letteratura di Rainer Maria Rilke, Umar Khayyām, Antonio Porchia, Dino Buzzati, Italo Calvino e Herman Hesse, nei miti antichi.








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