Milano
Fontana e la Fondazione in Liechtenstein. Camici: stop di Aria alla donazione
Inchiesta camici, fu l'ufficio legale di Aria a bloccare la donazione. Nel frattempo emerge anche una Fondazione in Liechtenstein legata ai conti di Fontana
Eredità della madre di Fontana, spunta la Fondazione in Liechtenstein
Nella complicata 'storia' del conto acceso alla banca Ubs di Lugano da Attilio Fontana spunta anche una Fondazione che aveva sede a Vaduz, in Liechtenstein. A rivelarlo e' il blog di 'Domani', il nuovo giornale la cui prima uscita in edicola e' prevista in autunno. Secondo questa ricostruzione, corroborata anche da documenti, il trust alle Bahamas, dove il presidente della Regione avrebbe depositato il 'tesoro' da 5 milioni di euro della madre, sarebbe stato gestito dalla Fondazione 'Obbligo familienstifung' che, stando alle norme del piccolo Stato, gestisce patrimoni di famiglia. Fonti della Procura riferiscono all'AGI che, al momento, e' "prematuro" pensare ad accertamenti in Liechtenstein, un aspetto che comunque ha attirato l'attenzione dei magistrati impegnati nell'indagine sulla fornitura di camici commissionata alla Regione Lombardia da Aria spa, la centrale acquisti, in cui Fontana e' indagato per 'frode alle pubbliche forniture'.
Nel documento riportato dal giornalista Giovanni Tizian su 'Oggiedomani', si legge che "il 4 luglio 2005 avviene il trasferimento di tutto il patrimonio sul conto aperto il 5 luglio 2005 intestato al Trust Montmellon valley Inc. Nassau (nella Bahamas) con trustee la Fondazione Obbligo Familienstiftung di Vaduz il cui mandante e primo beneficiario e' Giovanna M. Brunella e beneficiario alla sua morte il figlio Attilio Fontana, tranne 10mila euro che rimangono sul conto, che rimane un conto semplice non fruttifero". Il pool di magistrati, guidato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, sta approfondendo anche gli aspetti fiscali della vicenda dei camici che, al momento, rappresentano solo un tema politico e non e' escluso che dopo il versante svizzero se ne apra uno nuovo per ricostruire la 'storia' dell'eredita' lasciata dalla madre ad Attilio Fontana. Al momento, gli investigatori ritengono che non sia necessaria una rogatoria in Svizzera perche', tramite l'Agenzia delle Entrate, sono gia' in possesso dei documenti utili alle loro indagini".
Bagarre in consiglio, Bussolati (Pd) sventola le bandiere di Svizzera e Bahamas
Durante la seduta di consiglio regionale di oggi ha tenuto alta l'attenzione sugli ultimi sviluppi il consigliere del Pd Pietro Bussolati, che ha sarcasticamente sventolato le bandiere di Bahamas e Svizzera ("quella del Lichtenstein non sono riuscita a trovarla"): "Queste sono le bandiere che dovreste sventolare", ha detto, in riferimento allo sventolio di bandiere lombarde da parte dei consiglieri leghisti al termine dell'intervento in aula di Fontana di ieri.
Peluffo (Pd): "Fontana sapeva dell'affare, se ne deve andare"
Dure parole sono state pronunciate anche dal segretario regionale lombardo del Pd Vinicio Peluffo sul sito ‘Immagina’: "Non è da cambiare solo la sanità lombarda, c’è da mandare a casa questa Giunta e il 'sistema Lega' che rappresenta. Non può sfuggire che tre soli mesi di gestione dell’emergenza hanno dato vita a un gran numero di inchieste, dai camici al caso dei test sierologici della Diasorin, per non parlare di ciò che è accaduto nelle RSA e al pronto soccorso di Alzano Lombardo. In Lombardia esiste un sistema Lega, che governa Regione e Comuni gestendo il potere in malo modo e che proprio per questo si sta sgretolando, lasciando macerie dietro di sé". "Fontana non solo sapeva dell’affare tra la Regione e l’azienda del cognato ma ha avuto anche un ruolo attivo" scrive Peluffo che aggiunge: "Un disco rotto che cozza con la realtà dei fatti. Fontana si è dimostrato inadeguato, per questo se ne deve andare. Il Pd, insieme alle altre forze di opposizione, utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione per ottenere questo risultato, dall’ostruzionismo alla presentazione della mozione di sfiducia. L’inadeguatezza non riguarda solo i comportamenti personali di Fontana e la sua gestione della crisi".E conclude: "L’impegno che ci siamo presi è di presentare un progetto alternativo, partendo dal dialogo e dal confronto con il complesso del mondo sanitario e scientifico, con gli amministratori locali e i territori. Siamo partiti lo scorso 3 Luglio con un appuntamento con il mondo scientifico alla presenza di Nicola Zingaretti, proseguiremo fino alla fine del mese con gli oltre 150 banchetti della campagna: ‘in Lombardia non è andato tutto bene, è ora di cambiare’, ascoltando i cittadini in presenza e con il questionario online ‘pdlatua’".
M5S: "Conti all'estero, Fontana non si fidava degli istituti lombardi?"
"Ogni giorno un nuovo tassello va a comporre un quadro che assume tinte sempre più sconfortanti per chi ritiene che un buon amministratore debba essere esempio inattaccabile soprattutto sotto il profilo della trasparenza. Dopo il conto svizzero, la multa di Anac, il trust alle Bahamas, spunta pure la Fondazione in Liechtenstein, il nostro governatore è davvero un uomo da tesori straordinari". Così Massimo De Rosa, consigliere lombardo del M5S, commenta gli sviluppi dell'inchiesta milanese sui camici.
"Noi dell'opposizione - aggiunge l'esponente pentastellato - potremmo anche fermarci e stare a braccia conserte, perché a destabilizzare la Lombardia ci pensa il suo governatore Fontana che dovrebbe spiegare ai lombardi, che in questi giorni stanno pagando le tasse, il motivo per cui nel 2015 aveva trasferito 4,4 milioni scudati con la voluntary disclosure dei 5,3 nascosti su due trust alle Bahamas in una banca svizzera, il motivo per il quale ha deciso di non riportare questi soldi in Italia? Se per caso non si fida degli istituti lombardi? E soprattutto quante tasse ha o non ha pagato su quel capitale?".
Lo stop alla donazione dall'ufficio legale di Aria
Per quanto riguarda il fronte giudiziario, quello relativo alla fornitura di camici a Regione da parte della società del cognato di Fontana, oggi si apprende che sarebbe stato l'ufficio legale di Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, a dare il parere negativo e quindi a non accettare la donazione di camici da parte della Dama di Andrea Dini. Donazione di "non modico valore" che, secondo il codice, necessita dell'atto pubblico notarile e della presenza di due testimoni. Quindi non era sufficiente la mail mandata da Dini lo scorso 20 maggio all'allora dg di Aria Filippo Bongiovanni per revocare il contratto di fornitura. In piu', a contribuire al rigetto del cospicuo regalo e' stato anche il conflitto di interessi.
Inoltre, da quanto apprende Ansa, i pm che coordinano l'inchiesta in cui tra gli indagati per frode in pubbliche forniture c'e' pure Fontana, oltre a Dini, Bongiovanni (entrambi accusati anche di turbata liberta' nella scelta del contraente) e a una funzionaria di Aria, ieri avrebbero concluso un primo giro di audizioni. Tra le persone ascoltate, da quanto si e' saputo, c'e' stato anche un fornitore di tessuti per camici. La Procura ha acceso un faro pure sul conto in Svizzera con depositati 5,3 milioni del presidente della Lombardia, denaro ereditato dalla madre e poi scudato, da cui sarebbe dovuto partire il bonifico di 250 mila euro, poi bloccato in quanto operazione sospetta dall'Uif della Banca d'Italia, a titolo di risarcimento al cognato per il mancato profitto derivato dalla trasformazione della fornitura in donazione