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Milano
Franco Vismara e il comprensorio sciistico Valmalenco. Intervista

Franco Vismara è stato a lungo amministratore delegato di alcune delle Società di famiglia del Gruppo Alimentare Vismara. E confessa di sentirsi ancora un salumiere nonostante da molto tempo abbia abbandonato il comparto alimentare per dedicarsi al turismo ricoprendo il ruolo di Amministratore delegato della Funivia al Bernina FAB.

“La Valmalenco fa parte della storia della mia famiglia. Durante la seconda guerra mondiale i nazisti decisero di deportare alcuni dipendenti dell’azienda Vismara in Germania per obbligarli ai lavori forzati, mio nonno Vincenzo allora si inventò l’apertura di un nuovo stabilimento alimentare in Valmalenco, e siccome l’alimentare era importante per lo sforzo bellico, riuscì a tenerli in Italia e li salvò. Successivamente la famiglia divenne proprietaria della società Funivia al Bernina e oggi abbiamo completamente trasformato il comprensorio sciistico della Valmalenco realizzando peraltro tutti gli impianti di risalita della zona.”

Avvocato lei è proprietario del Gruppo Schooner Viaggi ed è membro di Consiglio di Confindustria Lecco e Sondrio e Presidente del Settore Turismo. Ci spiega perché il turismo non è ancora valorizzato secondo le potenzialità della nostra bella nazione?
“Ma guardi ci sono diverse cause, per esempio l’Italia è l’unico paese al mondo in cui esiste l’esodo delle ferie in agosto, quindi è prevalentemente in questo mese che si concentra il turismo nazionale, chiude la quasi totalità delle aziende e si ferma la produzione. 
I nostri ragazzi, a differenza di quelli europei o americani, non sono abituati a svolgere lavori stagionali, non per cattiva volontà ma perché il nostro sistema di contratti non aiuta il settore turistico. 
Noi abbiamo tanti e tali cavilli sui contratti stagionali che diventa quasi impossibile fare impresa nel settore turistico. 
Inoltre per quanto riguarda il turismo invernale solo in Italia le scuole chiudono due mesi e mezzo in estate e durante l’inverno ci sono pochi giorni di vacanze rispetto per esempio alla Francia o alla Germania. Inoltre nella nostra nazione è sempre esistito un certo atteggiamento di diffidenza e di velata ostilità nei confronti di chi fa impresa e questo noi imprenditori purtroppo lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle a volte sentendoci persino perseguitati. Bisogna che sia chiaro che per distribuire le risorse bisogna prima produrle e quindi è necessario mettere l’impresa italiana nelle condizioni di poter produrre.”

Mi scusi avvocato ma la regione Lombardia presenta dei dati in controtendenza in Italia. Circa sette aziende su dieci sono in crescita e la Lombardia è da sempre la culla dell’industria del paese. Lei pensa che sul turismo, soprattutto quello sciistico si possa fare di più e meglio?
“La Lombardia è il motore di questa nazione ma sul turismo si può fare sicuramente meglio. E’ vero che negli ultimi anni la Regione Lombardia sta dimostrando maggiore attenzione alla montagna ma la concorrenza con le ragioni a Statuto Speciale è quasi impossibile da sostenere. A cominciare dalle strade. Noi abbiamo la Valtellina che è complicata da raggiungere mentre la Val D’Aosta ha l’autostrada che arriva davanti alle piste da sci.”

Eppure la montagna lombarda ha delle notevoli potenzialità.
Assolutamente. Ma la montagna lombarda, a parte Livigno che ha accesso anche dalla Svizzera, è difficile da raggiungere. Abbiamo bisogno di infrastrutture e di essere più competitivi rispetto ai comprensori sciistici delle altre regioni, a cominciare appunto da quelle a Statuto Speciale.”

Cosa suggerirebbe al Presidente Fontana?
“Innanzitutto di continuare ad insistere sull’Autonomia che è stata votata dai cittadini ed è considerata una priorità anche dagli imprenditori. Inviare risorse a Roma per poi vedersele stornate indietro e vincolate sono sicuro che non ci consenta di far funzionare appieno il motore dell’Italia che è la Lombardia.

Al governo qualcuno dovrebbe capire che se si ostacola o inceppa il motore del sistema si blocca tutta la nazione. L’impresa è vessata dalle tasse, gli imprenditori che dovrebbero essere sostenuti sono invece ostacolati dalla burocrazia e dalla pressione fiscale. Cosa dobbiamo fare? Rassegnarci? Noi siamo stanchi ma non siamo ancora rassegnati e confidiamo in un repentino cambio di rotta. Speriamo solo arrivi quando non sia troppo tardi.”

 

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