Milano
Furto a Castello Sforzesco: pm, gravi lacune in sorveglianza
Ad accorgersi che dalla sala ducale erano spariti i tre piccoli quadri lignei era stato un addetto alla sicurezza
Furto a Castello Sforzesco: pm, gravi lacune in sorveglianza
Le indagini sul furto al Castello Sforzesco di Milano di tre opere della fine del Quattrocento, scoperto il 23 agosto 2014, non hanno portato a identificare con certezza l'autore, ma hanno fatto emergere "numerose e gravi lacune" nelle misure di sicurezza e controllo della Pinacoteca. Lo scrive il pm Luigi Luzi nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta firmata nelle scorse settimane, quasi 7 anni dopo il furto, in cui sottolinea che le sale erano sprovviste di allarme durante gli orari di apertura e che alcune delle telecamere di sorveglianza non funzionavano o se funzionavano consegnavano immagini di scarsa qualita'.
Ad accorgersi che dalla sala ducale erano spariti i tre piccoli quadri lignei di dimensioni 25cm x 25cm di proprieta' del Comune - erano in realta' pannelli decorativi per i soffitti delle dimore patrizie lombarde - era stato un addetto alla sicurezza. Le indagini, che collocano il furto tra il 21 e il 22 agosto 2014, avevano portato ad iscrivere nel registro degli indagati un custode delle sale. L'uomo, su cui c'erano alcuni sospetti, venne anche perquisito, ma alla fine non e' stata raccolta alcuna prova che dimostrasse la sua responsabilita'. Se quindi non e' stato possibile identificare l'autore del furto, l'inchiesta, a dire del pm Luzi, ha messo in luce invece la carenza e le lacune nelle misure apprestate dai responsabili dell'esposizione delle opere nella Pinacoteca. Lacune di cui, quasi sette anni dopo, la richiesta di archiviazione dell'inchiesta fa un elenco: si va dalla mancanza di qualsivoglia allarme negli orari di apertura (i sensori venivano attivati solo alla chiusura) alle telecamere guaste oppure mal funzionanti (le immagini delle riprese analizzate dagli investigatori erano scure o sgranate). Inoltre, sostiene la Procura, non esistevano o comunque non venivano messi a disposizione della vigilanza - avevano raccontato ai tempi alcuni testimoni - gli elenchi delle opere, cosicche' la loro presenza o meno veniva accertata solo sulla base dell'esperienza e della memoria visiva di coloro che erano addetti alla sorveglianza e che conoscevano quel che era esposto. In piu', dalle verifiche, risultava assente qualsiasi controllo sia sui visitatori, liberi di portare all'interno del museo trolley ed effetti personali poiche' privo del guardaroba, sia sugli addetti alle pulizie che alcune volte capitava venissero lasciati soli a svolgere le loro mansioni.
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