Milano
Furto a Rinascente: giudici Appello, non ci sono prove che Carta sia complice
Confermata l'assoluzione per Marco Carta: secondo i giudici non ci sono prove che il cantante sia stato complice nel furto
Furto a Rinascente: giudici Appello, non ci sono prove che Carta sia complice
Nella richiesta, da parte del pm, di riforma della sentenza assolutoria di primo grado, "immutato il materiale probatorio", non c'erano elementi tali da cambiare l'esito e dunque indurre i giudici d'Appello a modificare la decisione dei colleghi del Tribunale. Lo scrivono i giudici della Corte d'Appello di Milano, nelle motivazioni con cui spiegano la conferma in secondo grado dell'assoluzione per Marco Carta, accusato del furto di alcune magliette alla Rinascente di Milano (il 31 maggio 2019). Un'accusa da cui era stato scagionato per la seconda volta il 7 ottobre scorso, e che confermava quanto gia' deciso dai giudici il 31 ottobre del 2019. Nelle motivazioni, i giudici d'Appello ripercorrono il ricorso del pm contro la decisione del Tribunale e in particolare l'elemento relativo alla prolungata permanenza di Carta nel camerino: punto fondante della difesa, usato pero' dall'accusa per dimostrare la complicita' del cantante con l'amica Floriana Muscas, che materialmente rubo' le magliette. "Si tratta di un atteggiamento difficilmente riconducibile a un previo accordo criminoso con il complice", sottolinea il presidente della Corte, Giuseppe Ondei. "La tempistica della Muscas in camerino e' del tutto compatibile con la sottrazione delle maglie e il loro occultamento nella borsa, come pure l'aver lasciato le maglie presenti sull'asse del camerino e gia' selezionata da Carta e' un dato compatibile con la finalita' di evitare che l'amico potesse avvedersi dell'ammanco", proseguono i togati.
"In conclusione "le censure difensive non sono in grado di superare le ragionevoli obiezioni difensive", scrivono i magistrati, per i quali la logica seguita dai colleghi del Tribunale e' condivisibile e porta alla conferma dell'assoluzione. Rimane quindi "tuttora ragionevole" e "interamente condivisibile" la ricostruzione dei fatti "favorevole all'imputato", e non e' possibile condannarlo "oltre ogni ragionevole dubbio". Una prospettazione da sempre sostenuta dall'avvocato Simone Ciro Giordano, che ha seguito l'ex vincitore di amici nella vicenda giudiziaria. Nel procedimento, peraltro, la stessa Muscas si era assunta la completa responsabilita' del furto.