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Fusione nucleare, Bruno Coppi: “In Italia c'è molta disinformazione"
Fusione Nucleare

Fusione nucleare, Bruno Coppi: “In Italia c'è molta disinformazione"

Bruno Coppi, classe 35', tra i massimi esperti studiosi a livello mondiale di fusione nucleare, è uno degli organizzatori del convegno "Fusione nucleare: uno scrigno da aprire", che si svolgerà questo pomeriggio a Palazzo Pirelli. Il nucleare è infatti uno dei capitoli più complessi della storia energetica del nostro Paese: ma se da una parte negli ultimi anni l'argomento ha conosciuto una significativa accelerazione, dall'altra si tratta di un tema che fa scaturire numerose polemiche e agita sempre il dibattito pubblico. "L'idea di riprendere il discorso dell'energia nucleare è ottima, ma si tratta soprattutto di recuperare le competenze e i cervelli, tra cui molti sono all'estero", spiega il professore. Il motivo di tanta riluttanza? "Ignoranza e interessi..."

Il titolo del convegno, "Fusione nucleare: uno scrigno da aprire", cosa significa?
Si tratta di uno scrigno che ci è stato impedito di aprire, per ignoranza e interessi che hanno contribuito a impedire che facessimo gli esperimenti necessari per capire se la fusione nucleare sia veramente possibile. Quando apriamo lo scrigno può darsi che escano delle difficoltà insormontabili, che finora non abbiamo trovato, ma è necessario farlo. Al Mit anni fa abbiamo cominciato ad aprire lo scrigno e sono venute fuori delle cose molto interessanti cioè che è possibile provare la fattibilità scientifica dei reattori a fusione con esperimenti relativamente piccoli. Purtroppo in Italia c'è molta disinformazione.

Ignitor, il progetto del reattore a fusione nucleare italiano, avviato da lei negli anni ‘80, come procede?
È stato il primo al mondo concepito sulla base di esperimenti fatti a Boston, al Mit e parallelamente a Frascati. Il progetto va avanti perché nessuno ha mai provato la fattibilità della cosiddetta accensione. Ciononostante si è perso molto tempo...

A che punto è il dibattito sul nucleare in Italia?
L'idea di riprendere il discorso dell'energia nucleare è ottima, ma si tratta soprattutto di recuperare le competenze e i cervelli, tra cui molti all'estero. Adesso le persone che vengono consultate sull'energia nucleare non so se sarebbero in grado di passare un esame...

Nonostante le posizioni favorevoli di numerosi leader politici, tra cui il vice premier Salvini e il ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin, ce ne sono altrettante contrarie…
Le intenzioni di Salvini sono pure, ma non si capisce perché il ministro Fratin non abbia cercato, magari anche all’estero, persone di altissima competenza e di grande valore nel campo del nucleare. Fratin non ha pianificato un gruppo di affidamento a livello tecnico.

Quale sarà, a suo avviso, il futuro dell'atomo?
Se l'Italia vuole veramente entrare nell'energia nucleare deve trovare al suo interno delle persone capaci e poi va restituita un'area di competenza che è andata distrutta. Il Covid è stato sconfitto dalla scoperta del vaccino, ma perché non è stato adottato lo stesso principio di ricerca nel nucleare? Nella fusione questa fiducia nella scienza non c'è.


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