Milano

Gabriele Blei (Azimut Holding): i mercati anticipano le buone notizie

Intervista a Gabriele Blei, CEO di Azimut Holding, azienda milanese che amministra masse di capitali per quasi 70 miliardi di euro

Gabriele Blei (Azimut Holding): i mercati anticipano le buone notizie

Grazie all’accelerazione impressa al piano vaccinale in Europa e al concomitante arrivo del caldo, l’economia europea può cominciare a tirare il fiato. Sembrano quindi confermate le previsioni dell’edizione primaverile del IMF’s World Economic Outlook, dove l’economia globale era stata prevista crescere nel corso dell’anno di almeno il 6%. 

E mentre i mercati finanziari hanno raggiunto e superato i livelli pre-2020, stupisce che, dando uno sguardo d’insieme alle diverse realtà che sui mercati mondiali si sono distinte in questa prima parte dell’anno, un ruolo di assoluto rilievo sia quello ricoperto dall’italiana Azimut Holding, azienda milanese tra i leader nel settore del risparmio privato, che amministra masse di capitali per quasi 70 miliardi di euro. Ne abbiamo parlato con il CEO Gabriele Blei.

Il primo trimestre 2021 ha fatto registrare, per Azimut, risultati estremamente positivi. 

Da un punto di vista della raccolta netta il Gruppo Azimut ha registrato nel primo trimestre del 2021 9,4 miliardi di euro di raccolta (includendo l’acquisizione di Sanctuary Wealth) portando il patrimonio gestito ad oltre € 72 miliardi, nuovo record per la nostra società. In particolare, nel primo trimestre, il Gruppo ha raccolto 2,5 miliardi di euro al netto dell’acquisizione di Sanctuary Wealth, pari a 2.6x la raccolta netta registrata nello stesso periodo del 2020. 

Abbiamo continuato anche l’attività nei Private Markets, in particolare negli Stati Uniti, dove nel mese di marzo abbiamo firmato un accordo con i family office delle famiglie Bezos e Moross, per sviluppare HighPost, società di private equity focalizzata nel settore consumer.  Tutto questo ci fa essere fiduciosi di iniziare il primo trimestre dell’anno nel modo giusto per raggiungere il target di utile netto nel 2021 di 350 milioni di euro. 

Azimut ha cominciato l’anno in modo estremamente dinamico: ricordiamo, tra le tante, le operazioni KAAN capital e la partecipazione di minoranza in HighPost Capital di cui si è molto parlato anche per la presenza di Mark Bezos, fratello del fondatore di Amazon Jeff.  Che significato hanno, a livello strategico, queste operazioni? Si tratta di operazioni diverse tra loro o si delinea una strategia nel lungo termine? 

La strategia è chiara e la strada è stata tracciata tanti anni fa: vogliamo continuare ad essere una boutique, preservando l’indipendenza, la flessibilità e la velocità di esecuzione. Questo ci permette di essere gli unici a lavorare in 17 paesi, sviluppando ovunque sia possibile l’integrazione tra gestione e distribuzione, senza conflitti d’interesse. A ciò abbiamo aggiunto la volontà di democratizzare i prodotti alternativi per permettere agli investitori retail di aver accesso a delle asset class che storicamente hanno generato ritorni superiori (7-10% nel credito alternativo e 12-16% nel private equity) alle asset class tradizionali. In un contesto di tassi bassi e di mercati finanziari che potrebbero invertire il trend positivo, stiamo dando una concreta possibilità ai nostri clienti e alle nostre reti distributive di continuare ad offrire un servizio innovativo e con rendimenti positivi nel medio-lungo periodo.  

Da qui alla fine dell’anno, quali sono gli obiettivi? E come vede l’evolversi nel mercato nell’anno della ripartenza?

Abbiamo l’obbiettivo di raggiungere 350 milioni di euro di utile netto in condizioni di mercato normali. L’anno è ancora lungo, ma siamo fiduciosi che centreremo anche questo sfidante obbiettivo. 

I mercati finanziari tendono ad anticipare le buone notizie e, anche in questo caso, complice l’accelerazione della campagna vaccinale in tanti paesi, hanno ripreso a correre, seppur in presenza di alcuni fattori da non sottovalutare, tra cui l’aumento dei tassi a lunga scadenza e il ritorno dell’inflazione, così come multipli e valutazioni che cominciano ad essere elevati, che potrebbero accentuare la volatilità sui mercati.

Per quanto riguarda l’Italia, come vede un settore strategico come quello delle start up italiane in un mondo post-Covid 19?

Le startup italiane, come qualsiasi azienda, si sono dovute reinventare per superare il lungo periodo di lockdown. Questo ha permesso di ripensare modelli aziendali, sistemi distributivi e tipologie di prodotto. Quelle startup già votate al digitale e allo sviluppo di tecnologie innovative hanno resistito meglio di altre e grazie all’innovazione continua e agli investimenti che riusciranno ad attrarre, avranno la possibilità di svilupparsi ulteriormente e permettere a sistemi produttivi e distributivi di riconvertirsi in un mondo che avrà profonde trasformazioni negli anni futuri rispetto al periodo pre-Covid. 

Cosa si aspetta dal recovery fund? Che effetto avranno secondo lei i fondi europei, sia sulla finanza che nell’economia reale?

Con il recovery fund abbiamo un’opportunità enorme di fare investimenti utili allo sviluppo del paese. Tutto ciò dovrà essere accompagnato dalle riforme ed un governo forte, credibile e lungimirante. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti, dobbiamo evitare di perdere questo treno. 







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