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Milano
Galli: "Ecco il lombardismo . Come essere autonomisti sovranisti"
Stefano Bruno Galli

di Fabio Massa

Si può essere sovranisti e autonomisti? "Sì, e sto scrivendo un libro per dimostrarlo". Stefano Bruno Galli, assessore alla Cultura con delega all'Autonomia di Regione Lombardia parte da qui per una ricognizione ampia con Affaritaliani.it Milano. "Per la Regione penso a percorsi tematici che possano offrire il motivo a uno di Sondrio di visitare Mantova, e a uno di Varese di scendere a Pavia..." L'INTERVISTA DI AFFARITALIANI.IT MILANO

Assessore Stefano Bruno Galli, iniziamo dallo status quo. Che cosa state facendo?
Per ora sto gestendo anche dal punto di vista del bilancio quello che era stato impostato da chi mi ha preceduto, Cristina Cappellini. Non è il mio bilancio e non sono le mie priorità. Salvo interventi in conto capitale, come quello con il Vittoriale, o con il Franco Parenti per fargli completare i Bagni Misteriosi, non ho fatto variazioni. Il mio primo vero bilancio sarà quello di previsione 2019.

E quindi che cosa farà?
Iniziamo a dire che affrontiamo un problema grande, dal punto di vista culturale.

Quale?
Un cittadino di Sondrio magari muore senza aver mai visto Pavia. Uno di Varese a Mantova non ci va, perché sono tre ore di odissea. Quindi la questione è: come si tiene insieme Pavia e Varese, Mantova e Sondrio?

Bella domanda. La risposta?
La risposta che mi sono dato è questa: dobbiamo ragionare in termini di reti. Faccio qualche esempio. Realizziamo una guida dei siti archeologici della presenza longobarda in Lombardia. Dove si mettono insieme Leno, Brescia, Milano, Castelseprio. Tutta la parte centrale dove ci sono dei resti di questa antica tribù germanica che tra l'altro dà il nome alla nostra regione. Altra ipotesi: realizziamo una guida dei musei dell'industria, dall'Alfa Romeo per arrivare fino alle grandi industrie che hanno reso grande questa Regione. La mia idea è costruire queste reti attraverso dei percorsi. A me piacerebbe realizzare una serie di guide, ma il discorso è più profondo, ovviamente. Un altro esempio? Teniamo insieme Solferino e Magenta, con le grandi battaglie del Risorgimento, ad esempio. Così che quello che va alla torre di Solferino e la trova affascinante e bellissima, magari poi va a visitare Magenta il sabato successivo. E non c'è solo questo: abbiamo dato dei soldi per finire Palazzo Verbania a Luino. E a Palazzo Verbania a me piacerebbe esporre l'archivio di Vittorio Sereni, già direttore editoriale della Mondadori. Palazzo Verbania potrebbe entrare in un circuito con casa Testori a Novate, con la casa Manzoni a Milano, con il Vittoriale a Gardone: le case dei grandi scrittori e letterati.

Per fare questo ci vogliono i soldi.
Scherzando un suo collega del Corriere mi chiamava l'assessore 007. Perché la cultura ha lo 0,07 per cento del bilancio della Regione. Nel passaggio di legislatura il governo ha fatto dei tagli alle regioni e la cultura è stata particolarmente colpita, insieme allo sport. Chi mi ha preceduto gestiva lo 0,22 per cento. Che vuol dire tre volte tanto. Io ho avuto la promessa dal presidente Fontana che il capitolo cultura sarà aumentato, anche perché le evidenze scientifiche più recenti dimostrano che la cultura è un fattore di sviluppo: un euro investito in cultura ne generano cinque. E non parliamo solo di elevazione dello spirito, ma di economia. Quindi, ho avuto sia dal presidente Fontana che dall'assessore Caparini la massima disponibilità: sono molto fiducioso.

Altri progetti?
Uno molto impegnativo riguarda Palazzo Terragni a Como. Palazzo Terragni è una delle massime espressioni del razionalismo. La mia idea è quella di fare un accordo di programma con Gdf e Ats, che hanno loro sedi all'interno, per trasferirli e portare al loro posto un archivio della Svizzera Italiana e fare un grande archivio del razionalismo. Ci sto lavorando.

Ci sono molte realtà musicali che sono in sofferenza e chiedono fondi alla Regione. Una è l'Orchestra Verdi, ma non solo.
Fin da subito, con queste realtà ho intrecciato un rapporto molto positivo. Ci sono delle realtà importanti, come i Pomeriggio Musicali, che sono una sorta di orchestra regionale, perché siamo Ente Fondatore. E ci sono realtà di altissimo profilo come la Verdi. Ho ingaggiato una polemica con il sindaco Sala che ha pensato bene di trovare l'accordo con la famiglia Cabassi per trovare una soluzione per il Leoncavallo e non ha pensato alla Verdi che è una eccellenza. Interverremo per dare una mano. Già nella scorsa legislatura sono stato io a proporre un emendamento per sostenere la Verdi con oltre 200mila euro di contributo.

Parliamo di editoria. Tempo di Libri è una manifestazione culturale non del comune di Milano che ha BookCity. E' degli editori e di Fiera Milano, che è controllata dalla Regione. Ora ha delle difficoltà non da poco. La Regione pensa che si debba mantenere un festival dell'editoria separato da Torino?
Qui lei tocca un nervo scoperto. Io ho scritto 18 libri quindi nei confronti dell'editoria ho particolare sensibilità. Ci metteremo la testa. Ma quel che è certo è che bisogna andare oltre quella che viene percepita come una sfida a Torino. Mi piacerebbe fosse qualcosa di più da un punto di vista culturale.

Lei ha coniato il termine "lombardismo".
La prendo larga: per me è riduttivo declinare l'autonomia solo in un campo economico. Dobbiamo lavorare invece sull'identità culturale lombarda. Il lombardismo, come lo chiamo io. Perché se tu metti la partita dell'autonomia su un piano ragionieristico, non fai altro che giocare al ribasso.

Come si accorda il lombardismo, con il sovranismo e il populismo di Salvini?
Se essere populisti significa intercettare il disagio del ceto medio impoverito allora sono fiero di essere populista. Se si tratta di rivendicare l'autonomia dell'Italia dalle sovrastrutture tipo l'Europa, nella quale però i territori hanno libertà di governo, allora sono sovranista. Anzi, vorrei anche dire che sto giusto scrivendo un nuovo saggio: il "Manifesto per un sovranismo autonomista". Potrebbe essere la volta buona che con la Lega e Salvini riusciamo ad attuarlo.

fabio.massa@affaritaliani.it

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stefano bruno galli

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