Gelmini: Cittadinanza Digitale strumento per l’integrazione. Intervista
Mariastella Gelmini, capogruppo di FI alla Camera: tra potenzialità e insidie della rete i giovani devono poter trovare un supporto dal mondo della scuola
Il tema dell’integrazione dei giovani, figli di immigrati, a partire dalla scuola, è tornato d’attualità. La scuola spesso non riesce a dare le risposte più opportune. Ne parliamo con Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, già ministro dell’Istruzione nel governo Berlusconi.
Onorevole Gelmini l’educazione civica sembra tornare d’attualità?
A dire il vero già nel 2008, da ministro all’Istruzione, avevo lavorato intensamente per fare dell’educazione civica un elemento di forza del ciclo scolastico. Ora ho avanzato una proposta di legge perché è cambiato il contesto ma anche gli strumenti di apprendimento. Parlerei di educazione alla cittadinanza digitale. Perché tra le tante potenzialità e le insidie della rete i giovani devono poter trovare un supporto valido dal mondo della scuola e delle istituzioni locali. L’educazione digitale deve permeare l’insegnamento scolastico, partendo dagli strumenti che offre la rete, dai social. Abbiamo anche inserito un capito, nella nostra proposta di legge, che indica Cittadinanza Digitale e Costituzione.
Pensa che anche i comuni possano fare la loro parte?
Sicuramente. L’Anci è impegnata su questo terreno e trovo la scelta particolarmente felice perché c’è bisogno di un rinnovato spirito solidale, a partire dai giovani. I giovani sono troppo spesso abbandonati a se stessi e la rete non sempre offre le risposte giuste. Credo fortemente nel ruolo della scuola e dei sindaci.
Non c’è il rischio di portare nella scuola un tema difficile, noioso e troppo lontano dai giovani di oggi?
Penso che l’educazione alla cittadinanza sia uno dei pilastri dell’insegnamento e della civile convivenza. I ragazzi, i giovani, grazie anche alle semplificazioni dei social, possono restare vittime degli stereotipi o di valutazioni superficiali che rasentano il razzismo. Questo strumento può aiutare sia i ragazzi che non sono di origini italiane a conoscere i nostri valori e la nostra cultura, verso una vera integrazione, ma viene in soccorso anche di chi, vivendo magari in un ambiente difficile, rischia di sposare valori che con la solidarietà e la conoscenza hanno poco a che fare. Credo che i cittadini, a partire dai ragazzi, abbiano diritti e doveri da rispettare e per rispettarli devono conoscere bene la realtà nella quale vivono. E credo anche che una conoscenza più seria della nostra Costituzione – anche l’arcivescovo Delpini ieri ha invitato a “leggere la Costituzione” - possa dare molte risposte. Ora mi auguro che il governo faccia propria la nostra proposta di legge. Al più presto.
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