Milano

Genovese, il gip: "18enne usata come una bambola di pezza"

Il provvedimento di arresto del manager Alberto Genovese: "18enne drogata e violentata, corpo privo di vita rivoltato per 24 ore"

Genovese, il gip: "18enne usata come una bambola di pezza"

"Genovese ha agito prescindendo dal consenso della vittima, palesemente non cosciente per circa la meta' delle 24 ore trascorse con lui, tanto da sembrare in alcuni frangenti un corpo privo di vita, spostato rimosso, posizionato, adagiato, rivoltato, abusato, come se fosse quello di una bambola di pezza". Sono le parole del gip, Tommaso Perna, nel provvedimento in cui convalida il fermo per Alberto Maria Genovese, il top manager 43enne accusato di violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona e spaccio, dopo un'indagine della Mobile di Milano, coordinata dalla pm Rosaria Stagnaro e Maria Letizia Mannella. Nella sua "Terrazza sentimento" le feste a base di sesso e droga a fiumi si susseguivano con cadenza quasi settimanale, recando disturbo ai vicini: al termine di una di queste l'uomo ha violentato ripetutamente una ragazza di 18 anni, che ha poi denunciato, dando avvio alle indagini. Secondo il gip, quando la vittima "ha ripreso un barlume di lucidita', iniziando ad opporsi e a manifestare esplicitamente il suo dissenso, fino ad implorare il suo aguzzino di fermarsi, non e' stata ascoltata dal carnefice che, imperterrito, ha proseguito nella sua azione violenta, continuando a drogarla e a violentarla". Il giudice cita poi una sentenza della Corte di Cassazione in cui si spiega che per contestare l'aggravante della 'narcotizzazione della vittima, e' necessario che l'assunzione, da parte della vittima, di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti sia stata provocata o agevolata dall'autore', come in questo caso. Con parole piene di sensibilita', inoltre viene ricordato che la diciottenne era a un certo punto "totalmente inerme" e non "mostrare alcuna resistenza, e soprattutto, alcuna compartecipazione" agli atti sessuali violenti a cui veniva costretta

Il manager: "La mia vita è sana all'80%"

"Spero di non aver fatto cose illegali e spero di non farle. La mia vita per l'80% e' sana, sono una persona a posto che non farebbe mai nulla di male". E' cosi' che ha cercato di giustificarsi davanti al gip Geonvese.

"Genovese pensava di aver trascorso una bella serata con la sua amata"

La versione per cui Alberto Genovese, in preda alla droga non si rendesse conto di quello che stava facendo, fornita nel corso di dichiarazioni spontanee, non convince il gip Tommaso Perna. Lo si evince dal provvedimento con cui ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare in carcere. Nelle 27 pagine dell'ordinanza si legge infatti: "Nonostante Genovese abbia fatto uso di sostanza stupefacente, e' rimasto sempre lucidissimo, disponendo del corpo della vittima come meglio credeva, somministrandole nuova sostanza stupefacente tutte le volte che comprendeva che si stava destando". Il gip conclude: "Appare pertanto inverosimile sostenere che egli non avesse percezione della realta' o che, nella sua immaginazione, avesse trascorso una serata bellissima con la sua amata". A seguito del provvedimento Genovese resta in carcere a San Vittore.

"Assoluto disprezzo della vita umana"

Genovese è una personalita' "altamente pericolosa". La considerazione e' del gip di Milano. La misura in carcere e' proporzionale alla gravita' dei fatti, secondo il giudice, che evidenzia come l'indagato abbia mostrato un "assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne".

Genovese voleva fuggire in sud Africa

Il 43enne sarebbe "del tutto incapace di controllare i propri impulsi violenti e la propria aggressivita' sessuale", ed e' quindi elevato "il pericolo che la propensione a delinquere possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravita' di quelli contestati". Queste le motivazioni per cui viene contestata la possibilita' di reiterazione del reato, che fanno presumere che "se rimesso in liberta', o comunque in una situazione tale da dover volontariamente osservare le prescrizioni imposte, compirebbe certamente reati della stessa indole". Concreto anche il pericolo di fuga: "Il fermato aveva intenzione di recarsi in Sudafrica, cosi' come da lui comunicato alla madre nel corso di una conversazione telefonica", sottolinea il giudicante, che avverte: "Date le notevoli disponibilita' economiche dell'indagato, che dispone di un jet privato e' presumibile che, se venisse lasciato libero, si allontanerebbe senz'altro dall'Italia". C'e' di piu': "Viste le disponibilita' economiche pressoche' illimitate, sarebbe per lui facile tentare di esercitare la sua pressione sulle persone che devono essere ascoltate" in un ipotetico prosieguo delle indagini o come testimoni in un processo, "al fine di indurle a ritrattare le dichiarazioni rese".

Violenza sessuale: ricerca altre telecamere e complici Genovese

Vanno avanti le indagini sulle feste a base di sesso e droga a casa di Alberto Maria Genovese, l'imprenditore 43enne, fondatore di Facile.it (poi venduta per 100 milioni), arrestato l'altra notte per violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e spaccio di droga, dopo la denuncia di una vittima 18enne. In base a quanto appreso, al momento l'attenzione degli inquirenti si sta concentrando sul cristallizzare i fatti della notte del 10 ottobre, quando l'imprenditore porto' la ragazza in camera sua, mise un bodyguard a sorvegliare la porta e la sevizio' per 24 ore. Una notte che sarebbe potuta finire 'anche peggio' visto lo stato di alterazione in cui si trovavano sia lui sia la giovane. 

L'intenzione della procura - indagano la pm Rosaria Stagnaro e l'Aggiunto Maria Letizia Mannella - e' quella di risentire vittima e indagato. Ma il particolare su cui si vuole vedere chiaro e' quel passaggio in cui la vittima denuncia che all'inizio in quella stanza forse "c'erano anche anche altri uomini". E per questo la prima mossa sara' riguardare le immagini che le telecamere sparse in tutta la casa (una decina) hanno registrato prima dei fatti, durante il resto del party e anche in altre stanze. Gli stessi occhi elettronici potrebbero aver ripreso altri momenti e altre feste, che avvalorerebbero le dichiarazioni di alcune testimoni: "Ci avevano messo in guardia sul comportamento di Alberto, dicendo che faceva cose strane, mentre un altro nostro amico aveva saputo a sua volta da un'altra ragazza che girava voce che lo stesso mettesse 'roba nei bicchieri. Posso aggiungere inoltre, che sulle voci strane che circolano tra i conoscenti e' che metta droga, come cocaina o chetamina, alle ragazze, in modo da stordirle immediatamente". Quindi si procedera' ad un'ulteriore perizia nel superattico a due passi dal Duomo, quella 'Terrazza Sentimento' diventata il fulcro del 'jet-set' che ruotava attorno a Genovese: i locali sono ancora sequestrati e bisognera' cercare altre tracce biologiche e di stupefacente. Infine si allarghera' ai testimoni: l'amica della modella, il 'braccio destro' di Genovese, presente anche a Ibiza quando un'altra giovanissima dichiaro' di essere stata stuprata.

Proprio su questa testimonianza (che non e' ancora, per quanto si sa, stata formalizzata in una denuncia) si concentrera' una seconda fase delle indagini, quando l'occhio degli inquirenti si ampliera' su eventuali altri episodi e sull'entourage di Genovese. La ragazza infatti si e' presentata spontaneamente alla polizia solo quando ha saputo che il party del 10 ottobre era sfociato un una denuncia atroce. Il suo racconto pero' risale al 20 luglio, a Ibiza, quando e' stata invitata personalmente dallo startupper in una delle "case affittate da Alberto" sull'isola, "a Villa Lolita: il biglietto aereo ci e' stato regalato da lui, che ce lo ha fatto pervenire tramite la sua segretaria; i suoi autisti ci hanno accompagnato all'aeroporto di Malpensa. Dovevamo anche portare un'altra valigia a testa per conto di Alberto Genovese. Non ho idea di cosa potessero contenere. I primi giorni di vacanza li abbiamo trascorsi normalmente, facendo feste, bagni in piscina, e consumando droghe (cocaina, 2cb e pasticche di vario genere) che Alberto metteva liberamente e gratuitamente a disposizione di tutti gli ospiti, poste in dei piatti in sala. Ad un certo punto della serata io, Alberto, e altre ragazze siamo andate in camera ed abbiamo assunto della cocaina. Successivamente, non so indicare quanto tempo dopo, mi hanno invitata ad andare a fare un'altra striscia di cocaina, io li ho seguiti, ed avevo chiesto se io potevo farmi di 2cb. Loro hanno acconsentito e sono andata. Da quando sono entrata in camera ed ho tirato una striscia di stupefacente di colore rosa che io pensavo fosse 2cb, non ricordo piu' nulla, ero in una sorta di stato allucinogeno, in cui tentavo di alzarmi da un divano o altro, ma ricadevo sempre in posizione seduta, in posti diversi, tra cui ad esempio un divano in mezzo al mare, o un divano in una stanza tutta verde, poi vedevo la faccia di Alberto che cambiava in continuazione e diventava a volte la faccia di un gatto. Successivamente sono venuta a sapere che a portarmi fuori dalla stanza, dopo circa sei ore, sono stati Alberto e un'altra ragazza a braccia. Quando ero in bagno mi sono accorta che il mio top era strappato, ma non avevo piu' ne' il reggiseno, ne' le scarpe. Avevo un sacco di lividi sulle gambe e un forte dolore ai polsi, non riuscivo neanche a ruotarli. Avevo la sensazione di aver subito un rapporto sessuale".

Un racconto di sballo, consapevole per una parte della serata, degenerato nella seconda, e tragicamente analogo a quello riguardante la 18enne che ha denunciato. A Ibiza pero' emerge anche la figura degli amici, e 'fedelissimi' del genio del business sul web, preoccupati "non solo per le ragazze ma anche per Alberto perche' lo sanno che lui esagera e glielo dicono e cercano di aiutarlo ma non possono fare molto". Alla ragazza, che sospetta di essere stata stuprata invece gli amici si rivolgono cosi': "Mi dissero che non ero una bambinetta sprovveduta e pertanto non mi sarei dovuta mettere in una situazione nella quale non volevo stare". La ragazza infine si e' sentita minacciata: "Ho avuto paura della reazione che avrebbe potuto avere Alberto, in considerazione del fatto che mi era giunta voce, non so bene da chi, che in una occasione lui aveva mandato sotto casa delle persone di una ragazza che voleva denunciarlo per una cosa simile. Quindi ho avuto ed ho tuttora il timore che Alberto possa, anche in via trasversale, fare del male non tanto a me, quanto ai miei genitori con i quali io vivo ancora. Preciso che non ho detto nulla fino ad ora anche per tutelare loro, poiche' non sanno nulla di tutta questa storia e voglio che ne restino fuori, e che nessuno dica loro niente". Anche sul tema delle ipotetiche minacce bisognera' vederci chiaro. La pista potrebbe allargarsi ulteriormente sul versante droga: gli investigatori - prima fra tutti la Mobile guidata da Marco Cali' - dovranno cercare di risalire a chi fornisse all'imprenditore i fiumi di droga che offriva ai suoi invitati, in particolare la 'coca rosa' che viaggia su circuiti di approvvigionamento esclusivi ed e' molto presente nel mondo della moda.







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