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Milano
Genovese interrogato da pm: "Se l'ho fatto è perché ero drogato"
Alberto Genovese

Genovese interrogato da pm: "Se l'ho fatto è perché ero drogato"

Ha ribadito i suoi problemi di tossicodipendenza Alberto Genovese, l'imprenditore 43enne arrestato il 6 novembre con l'accusa di aver violentato una ragazza di 18 anni a casa sua dopo un festino a base di sesso e droga. Durante le quasi 5 ore di interrogatorio, svolto ieri in Procura, Genovese - secondo quanto si e' appreso - ha premesso di "avere problemi con la droga da anni", e di essere dipendente da diverse sostanze. All'inizio del colloquio, intorno alle 10, l'imprenditore aveva chiesto un rinvio dell'interrogatorio, ma e' stata la pm Rosaria Stagnaro a prospettargli la possibilita' di avvalersi della facolta' di non rispondere o, in alternativa, quella di replica e alle domande. E' quindi iniziato il colloquio, interrotto almeno una decina di volte, in cui l'imprenditore avrebbe riferito: "Se ho fatto quello che mi si contesta, non ho fatto una bella cosa", imputando sempre alla droga la sua mancanza di controllo.

"Quando la assumo non capisco il disvalore delle mie azioni", avrebbe aggiunto, sulla falsariga di quanto gia' detto davanti al gip Tommaso Perna, in sede di interrogatorio di garanzia. Presente oggi durante il colloquio anche il capo della Mobile, Marco Cali', che ha condotto le indagini, sequestrando le immagini delle telecamere presenti nella camera dove sono, secondo l'accusa, avvenute le sevizie per oltre 10 ore, e anticipando la loro cancellazione, che lo stesso Genovese avrebbe ordinato ad un suo collaboratore. Filmati che ora costituiscono la 'prova regina' dell'indagine. L'interrogatorio di ieri e' solo il primo confronto con gli inquirenti: gia' fra una decina di giorni chi indaga potrebbe volerlo risentire. Nel frattempo, dal carcere di San Vittore dove e' recluso (per lui anche le accuse di spaccio, lesioni e sequestro di persona), l'indagato avra' modo di parlare con i suoi avvocati.

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