Giallo in Questura di Milano: indaga la Boccassini. Il caso
Per ora è un modello 45, esplorativo e senza ipotesi di reato. La dirigente dell'epoca non risulta indagata.
Milano, soldi scomparsi in Questura: ora indaga la Boccassini
Soldi scomparsi in Questura. Soldi destinati donati dai privati e destinati a uso pubblico, per sostenere l'attività della polizia milanese. Spariti nel nulla, trafugati forse, usati a scopo personale. Il caso, sulle pagine del Fatto Quotidiano, aveva già portato a una procedura disciplinare interna dopo essere stato scoperto dagli ispettori del Viminale, ma ora rischia di finire in tribunale, con il pm Ilda Boccassini che ha aperto un fascicolo d'inchiesta.
Per ora, spiega il quotidiano diretto da Peter Gomez, si tratta solo di un modello 45, un fascicolo aperto a livello esplorativo e senza ipotesi di reato. Il caso, coi riflettori puntati sull'Ufficio di prevenzione generale (quello che gestisce la maggior parte delle volanti della città), prende in esame fatti che cominciano nel 2014, quando a Milano arrivò il primo dirigente Josè Maria Falcicchia, che al momento non risulta indagata e che per ora non ha voluto rispondere alle domande del Fatto. Tutto scaturisce da una donazione di otto biciclette, nel 2015, fatta all'Upg dall'ex presidente di Confindustria Sicilia Angelo Montante. Qualche tempo dopo Montante sarebbe stato indagato a Caltanisetta per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, una pratica portata avanti attraverso donazioni di biciclette a enti e personaggi di rilievo, come la Questura di Milano.
Da lì gli accertamenti, con gli ispettori che piano piano aprono nuovi filoni, prima sul denaro utilizzato per l'acquisto di motociclette per il reparto Nibbio, poi su una mostra di beneficenza. In uno degli interrogatori condotti dagli ispettori del Viminale sarebbe emersa appunto l'ipotesi che parte delle donazioni arrivate da privati siano state usate a scopo personale, con spese annotate in un file Excell cancellato ma recuperato dopo che ne sono state fornite le password d'accesso. Documenti e indizi che ora passano nelle mani della procura milanese.
Intanto, a livello disciplinare, sono già state condotte due perquisizioni, una nell'abitazione del primo dirigente, l'altra nel suo ufficio. Si scopre, tra le altre cose, che qualcuno ha forzato il cassetto della scrivania del dirigente, incidente spiegato con una dimenticanza delle chiavi a casa. Dentro al cassetto viene ritrovata una busta contenente dei soldi che al momento non risultano sotto la lente d'ingrandimento della Procura. Lente di ingrandimento sotto la quale, invece, potrebbero finire dei bonifici già sotto esame da parte degli ispettori del Viminale.
Luigi Savini, questore all'epoca dei fatti e direttore generale di pubblica sicurezza con funzioni vicarie dal 16 febbraio del 2016, è stato raggiunto dal Fatto Quotidiano per un commento. Ai cronisti del quotidiano diretto da Gomez si è limitato a dire che se si tratta di modello 45 non è un'indagine, ma si tratta di atti relativi.
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