Milano

“Giornalista ladro, devi morire”. Ma per il pm è “lessico normale”

C’era una volta un Paese dove si potevano minacciare di morte i giornalisti, e non essere puniti. Anzi, dove tutto questo era normale. Questo Paese è Seregno, ed è un paese ricco e prospero nell’operosa Monza e Brianza. Ovviamente, a minacciare di morte i giornalisti è stato un politico, tal Giacinto Mariani, sindaco uscente e vero capobastone della politica locale. L’obiettivo è un sito internet, infonodo.org, che nel tempo ha dato non poco fastidio a Mariani, il quale, il 14 giugno, si sfoga: “E’ un sito gestito da animali, da ladri e da schifosi. Perché queste persone devono morire”.

Il caso finisce sui giornali e soprattutto arriva anche una querela da parte del giornalista, che giustamente, supponiamo, avrà detto: non sono un animale, non sono un ladro, tanto schifo non faccio e soprattutto non vorrei morire, quindi querelo. Il pm però ha proposto l’archiviazione. La motivazione? Lessico normale. Beh, qui siamo davvero impazziti. Capiamoci: anche per colpa nostra, oltre che dei politici. Perché loro, i politici, esagerano spesso e volentieri. Noi, invece, abbiamo nel nostro ordine di tutto: ex politici con il dente avvelenato che diffamano a gratis, gente che non sa neppure scrivere, gente che non ha neppure una vaga idea di che cosa è un ordine. Per un motivo semplice: soprattutto tra i pubblicisti (ma non solo) c’è gente che non ha neppure mai letto una carta deontologica. E dall’altra parte ci sono giudici che invece di capire che le parole sono come le pietre, le derubricano a non reati, ad espressioni della vita comune. Che sia un giornalista nei confronti di un politico, o viceversa, laddove c’è l’insulto e la minaccia, questo va sanzionato. Altrimenti prepariamoci al peggio.

E indovinate tra giudici, giornalisti e politici chi si può inventare l’insulto migliore? (E soprattutto che ha gli strumenti tecnici per veicolarlo al massimo?). Davvero conviene ignorare la violenza verbale?







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