Milano

Gori: "Formigoni? Idee forti". Laforgia attacca. E sbaglia (al solito)

L'ignoranza di Laforgia sull'idea forte di Formigoni

di Fabio Massa

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e possibile candidato per il Pd alla carica di presidente della Regione Lombardia, durante la Festa dell'Unità di Treviglio ha spiegato di non aver mai votato  per il centrodestra in Lombardia. Ma ha anche affermato che "Formigoni era portatore di una visione chiara e di un pensiero forte". Apriti cielo. Chi è intervenuto, oggi su Facebook (come suo solito: Facebook non consente il contraddittorio, e sia mai che risponda a qualche domanda), è stato Francesco Laforgia, che sul punto è stato netto: "Pare che Giorgio Gori, qualche giorno fa, parlando di Formigoni e della sua guida alla Regione Lombardia, abbia detto: "Era portatore di una visione chiara e di un pensiero forte". Ora, io non so che cosa esattamente intendesse e in che contesto abbia espresso questo giudizio, tra l'altro su un protagonista della pagina più opaca della stagione del centrodestra - scrive il Laforgia - Quello che so è che in Lombardia si perde da 20 anni perché spesso il centrosinistra ha subito persino la fascinazione del governo (io dico del potere) della destra. Una subalternità che si è tradotta in una opposizione fiacca e nella mancanza di un progetto alternativo per una regione che non è fatta solo di eccellenze ma anche di una questione sociale drammatica. Un riflesso difficile a morire ma che se non lo si abbandona, in favore di una radicale discontinuità, segnerà l'ennesima, disastrosa, sconfitta".

Che cosa sia stata Comunione e Liberazione, forse dovrebbe spiegarlo Pierluigi Bersani, al giovane Francesco Laforgia. In fondo, sono compagni di partito, tra gli esuli del Pd che un po' sognano Pisapia e un po' ci fanno a cazzotti. Bersani dovrebbe spiegare a Laforgia che cosa era l'idea (e - perché no - anche l'ideologia) di Comunione e Liberazione, ovviamente sul lato politico e non su quello ecclesiale. Per la parte di fede, se vuole il buon Laforgia, un tempo ricercatore alla Bocconi, può farsi dare il cellulare di Carròn. Per la parte politica, invece, Bersani va benissimo. Sarà perché Bersani è sempre stato un interlocutore privilegiato per Cl, perché non ha mai mancato a un Meeting di Rimini, unico vero luogo di confronto, fatte salve le Feste dell'Unità. Luoghi di confronto che si sono rarefatti fino a sparire, oggigiorno, stretti tra piccole convention di partito e toccate e fughe di pensieri deboli.

Che cosa sia stata la degenerazione dell'ultimo Formigoni, la "follia del Celeste", può invece tranquillamente apprenderlo da noi: unici e soli abbiamo pubblicato su Affaritaliani.it Milano, integrale, la sentenza in un ebook che Laforgia può comodamente scaricare da QUI.   Questo (al netto dello spazio promozionale generosamente autoconcessoci) significa che al Celeste non abbiamo mai fatto sconti di nessun tipo.

Tuttavia quando si parla di Lombardia, e di pensiero forte, e dunque di Formigoni, bisognerebbe aver studiato qualcosina. La parte amministrativa ovviamente è opinabile, come da logica politica. Allora limitiamoci ai risultati delle elezioni alle quali ha partecipato Formigoni. Tutte. Anche quelle che vedevano competitor di grande spessore e di grandissima levatura morale e personale. Come Riccardo Sarfatti. Ma andiamo per ordine (inverso). Il 28 marzo 2010 Filippo Luigi Penati prende 23 punti (un milione e 100mila voti) di distacco da Formigoni, che arriva agevole al 56,11 per cento. E' un Formigoni calante, il cui pensiero forte ha già trovato attuazione e quando la degenerazione è già in atto. Cinque anni prima, il 3 aprile 2005, Formigoni vince di 600mila voti contro Riccardo Sarfatti, fermo a 10 punti di distacco: il miglior risultato mai ottenuto da uno sfidante del Celeste. E nel 2000? Formigoni arriva alla cifra record di 3 milioni e 300mila voti (62,37%). Mino Martinazzoli ha 31 punti di svantaggio, praticamente viene doppiato. E nel 1995, tanto per dire, Formigoni prende il 41,07 dei voti contro i 27,39 di Diego Masi. Senza considerare che la Lega Nord ballava da sola, e gli levò il 18 per cento. Insomma, quella di Formigoni, almeno a livello elettorale, è stata una epopea difficilmente eguagliabile. Ora, le cose sono due: o i due milioni e mezzo di lombardi che lo hanno praticamente sempre votato dal 1995 al 2013 sono pazzi, rincretiniti, renziani ante litteram, pericolosi fascisti. Oppure Formigoni aveva eccome un pensiero forte. Oppure Formigoni interpretava davvero quello che i lombardi volevano sentirsi dire.

Quindi, Giorgio Gori ha talmente tanta ragione, a dire che Formigoni ha un pensiero forte, che dovrebbe riaffermarlo con forza. E se è furbo opporrà quel Formigoni a questo Maroni. Al massimo, se proprio si vuole muovere un appunto al sindaco di Bergamo è per il fatto di essere in vacanza e non a battere piazze e piazzette delle valli cercando di racimolare voto su voto. Ma ci rendiamo conto che l'aver rimandato la scelta su primarie sì primarie no a settembre non è che invogli propriamente l'attivismo agostano, che tuttavia dovrebbe essere prescritto.

fabio.massa@affaritaliani.it







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