Gori e il progetto post-Renzi: l'exit strategy che piace a Salvini - Affaritaliani.it

Milano

Gori e il progetto post-Renzi: l'exit strategy che piace a Salvini

Giorgio Gori sempre più convinto di colmare il vuoto di leadership nel Pd lombardo. Una strategia che potrebbe non dispiacere neanche a... Matteo Salvini

di Paola Bacchiddu

La politica nazionale sembra intrecciarsi sempre più a stretto giro con quella lombarda. In vista del voto alle politiche della prossima primavera, infatti, in Lombardia si scaldano i motori pensando (da sinistra) a uno scenario più ambizioso e più largo di quello regionale. L'interprete di un progetto post-Renzi sarebbe proprio Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo e candidato alla guida della Regione. E' noto che l'ex manager televisivo ha vissuto con Renzi stagioni alterne di amore, odio e riconciliazione. Ma lo scenario politico, ora, sembra profondamente cambiato.

L'attuale segretario, dopo il disastro del referendum e la Caporetto delle amministrative, è sempre più in crisi nella sua leadership e con una base elettorale e di militanza in subbuglio. E anche Milano, suo ultimo fortino di potere, dopo la vittoria di un sindaco di sua espressione (anche se Beppe Sala si è sempre più allontanato nel tempo al punto da essere considerato nell'inner circle più acceso un "traditore") e il prevalere del "sì" al referendum, sembra essersi stancata delle bizze del capo.

Un capo che non l'ha mai premiata in termini di incarichi nazionali. E questo ha pesato parecchio. Gori starebbe proprio pensando, quindi, di sostituire questo vuoto di leadership prima in Lombardia, con la conquista della regione, e poi nel partito democratico, in vista di una candidatura nazionale nel dopo Renzi. Un'altra carta a favore del sindaco di Bergamo sarebbe la profonda frattura che vive il centrodestra. C'è addirittura chi mormora, nelle segrete stanze, di un tacito patto stretto dal segretario della Lega Matteo Salvini se non per ostacolare, quantomeno per non aiutare la rielezione di Maroni. Insomma, che si arrangi. Se questo fosse vero e se quindi Salvini dovesse incrociare le braccia in campagna elettorale, potrebbe influenzare pesantemente il voto, proprio come fece durante le amministrative con Parisi. E si sa come è andato a finire il ballottaggio. Non solo. Il tentativo di Maroni di sfuggire al processo in corso su Expo, anticipando il voto lombardo al referendum di autonomia di ottobre, non sembra aver entusiasmato i suoi. L'ipotesi di dimissioni prima della naturale scadenza non sembra piacere a nessuno. Se il centrosinistra si mostrasse, al contrario, compatto potrebbe davvero segnare l'inizio di un nuovo laboratorio politico. In ottica ovviamente post-renziana.








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